La Rai a pezzi, in caduta libera, scalcagnata, è svenduta e non a
caso: i meloniani, che hanno fatto man bassa di Tg e talkshow
parapolitici, si godono gran parte del cosiddetto intrattenimento.
Fingono di ignorare l’autolesionismo della loro televisione trash,
esemplarmente rappresentata da “Tango” di Luisella Costamagna che
perde la ‘bellezza’ del 77% rispetto al suo precedente Restart o
“Avanti popolo” della De Girolamo, con il suo meno 40% rispetto al
programma che ha sostituito. Ma queste sono solo le pecore nere della
Rai occupata dalla destra. Non si salvano neppure i Tg regionali,
sudditi di una linea editoriale imposta dalla direzione leghista. Non
ne è esente neppure il notiziario della Campania, portavoce appena
mascherato della destra. Non è lontano il gorgo vertiginoso in cui
affonderà la Rai e non è estranea l’idea balorda di diminuire il
canone (ora costa l’inezia di 0,30 centesimi al giorno) a scapito
delle risorse della Tv pubblica e a vantaggio di Mediaset, che è già
in fase di sorpasso. Direttori e conduttori insediati dalla destra si
prostrano al volere della Meloni e dei berlusconiani, che ignorano
platealmente la par condicio e avallano scelte indecenti di
fallimentari programmi traino traino, per esempio del Tg2, qualè ‘Il
mercante in fiera’ (ottiene un misero 3% di share), condotto da
Insegno, fraterno amico della Meloni. In fascia preserale perde il
24%. Un altro ’caso’ è Agorà, dono della premier a Inciocchi, altro
fedelissimo della premier. Perde ascolti. Di che meravigliarsi se
Mediaset vince la gara dell’audience, nonostante il trash del ‘Grande
Fratello’, se l’unico antidoto è ’Che tempo che fa’ di Fazio, emigrato
su canale 9? Ai posti di comando della Rai, ecco i portavoce
radiotelevisivi del governo: Gian Marco Chiocci (sponsorizzato dalla
Meloi) , Francesco Pionati, Giuseppe Carboni, Jacopo Volpi, Marcello
Ciannamea, Angelo Mellone, Paolo Corsini, Adriano De Maio, Simona
Sala, Monica Maggioni e Stefano Coletta. Sconcerto per la nomina del
berlusconiano Preziosi (Forza Italia) a direttore del derelitto Tg2,
cioè di un berlusconiano, di una ‘quinta colonna’ pro Mediaset. È
Rai meloniana, il ‘nuovo’ volto della tv pubblica. Esulta Mulè,
vicepresidente forzaitaliota della Camera: “Scelti professionisti di
altissimo profilo. Sapranno fondare sull’esperienza e la competenza
la garanzia del pluralismo fondamentale per il servizio pubblico” (no,
credeteci, non è la battuta di una farsa, l’ha proprio detto!)
Fratelli d’Italia: “La Rai riparte dopo anni di immobilismo” (ovvero
ripartenza uguale a fallimento, ndr) Gasparri: “Nuova stagione
all’insegna del pluralismo” (sì, lo ha detto, ndr)”. Un dettaglio da
non trascurare: Chiocci, direttore del TG1, quando dirigeva il
quotidiano ‘Tempo’, mise in prima pagina: “Mussolini uomo dell’anno”.
Tale Simona Agnes, consigliera di maggioranza: “Le nomine che abbiamo
approvato delineano una Rai, equilibrata, dinamica e pluralista”
Applausi per questo passo di una sceneggiata tragicomica che avrebbero
firmato di corsa Petrolini, Totò o Paolo Villaggio. Il commento di un
lettore in calce alla notizia delle nomine Rai: “È un tassello del
programma di governo “Smantelliamo anche la tv di Stato”.
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