Vergognosa sceneggiata poche ore fa all’Assemblea generale dell’ONU.
Il rappresentante permanente di Israele, Gilad Erdan, si è appuntata al petto la Stelle di David esclamando: “Quelli di Hamas sono i nazisti dei nostri giorni”.
E poi ha proseguito nell’invettiva: “Molti di voi non hanno imparato niente degli ultimi 80 anni. Come i miei nonni e le mie nonne, e le nonne e i nonni di milioni di ebrei, d’ora in poi io e la mia squadra indosseremo la stella gialla”, con sopra scritto ‘Never again’.
Non ha detto che, in realtà, non solo in queste tre settimane, ma da oltre 70 anni proprio lo Stato, i governi di Israele si sono comportati – e continuano a comportarsi atrocemente adesso – pari pari come i nazisti si comportarono con gli ebrei.
Quell’Olocausto, quella Shoah, perpetrati per decenni e anche ora sulla pelle dei palestinesi, trucidati in modo continuo, scientifico, da tutti gli esecutivi che si sono succeduti a Tel Aviv: con un Bibi Netanyahu, oggi, nelle vesti del Fuhrer. Come un tempo, per fare un altro esempio, lo fu Ariel Sharon.
Farebbe meglio, il guitto (e smemorato) rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, di andare su altri palchi e palchetti a raccontare le sue menzogne e ad aizzare il mondo verso un conflitto globale che non lascerà scampo a nessuno. Muoia Sansone con tutti i Filistei, sembra dire l’invasato Erdan.
Ai confini della realtà.
Le sue parole sono state riprese con grandissima enfasi, ad esempio, dal Tg1, che addirittura ha aperto ieri sera (lunedì) e replicato, non soddisfatto, martedì mattina.
Dedicando le briciole (pochi secondi) alle parole, dense di dolore autentico e di realismo storico, pronunciate dal rappresentante palestinese, Riyad Mansour: “Gaza è oggi l’inferno in Terra”. E ha aggiunto: “Salvare l’umanità dall’inferno oggi significa per le Nazioni Unite salvare i palestinesi a Gaza. A Gaza oltre la metà delle case sono distrutte, oltre 1 milione 400 mila gli sfollati. Praticamente tutta la nostra gente a Gaza è sfollata, dorme nelle auto, per la strada e continua a essere uccisa ovunque vada”.
Ma chissenefrega!
Come nessuno, a livello internazionale, se ne è mai fottuto dei 15 mila morti nel Donbass dal 2014 al 2022, ammazzati dalle autorità di Kiev.
Come nessuno, a livello internazionale, se ne è mai fregato di altrettanti morti (circa 15 mila) nel martoriato Yemen dal 2015 ad oggi, per mano dell’Arabia Saudita con l’ok (e qualcosa di più…) da parte degli Stati Uniti.
Ma sono morti di seconda o terza classe, oppure cosa, uomini, donne, bambini e anziani dello Yemen o del Donbass?
Mentre il mondo (occidentale) s’è svegliato e ha armato le truppe di Volodymyr Zelensky quando è cominciata l’Operazione Speciale del Cremlino. Cancellando con un colpo di spugna tutte le vittime del Donbass: totalmente dimenticate, quindi uccise due volte.
Così come oggi lo stesso Occidente giustamente inorridisce di fronte ai crimini di Hamas (per anni e anni foraggiata dai governi di Tel Aviv, tanto per affossare ogni possibile negoziato di pace con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e di fronte ai 220 ostaggi: ma se ne è totalmente lavato le mani delle montagne di palestinesi trucidati in questi decenni, così come degli oltre 8.000 morti in queste tre settimane e passa di conflitto a Gaza.
Ma restiamo a Tel Aviv e vediamo cosa ha fatto sapere agli israeliani in queste ore l’emittente pubblica ‘KAN’. “Il governo è pronto a consentire alla polizia di aprire il fuoco contro i cittadini(israeliani, ndr) che protestano e bloccano le strade o gli ingressi alle città durante la guerra condotta su più fronti dal Paese”.
Tutto ciò, evidentemente, per scoraggiare le proteste popolari, in forte aumento, contro il governo Netanyahu, con un paese letteralmente spaccato a metà.
Secondo le nuove regole che stanno per ricevere disco verde dall’esecutivo, la polizia avrà bisogno solo del permesso di un alto ufficiale prima di sparare.
Il procuratore generale israeliano Gali Bahrau Miara – riferisce sempre KAN – ha già accettato di accelerare la legislazione ad hoc, che potrebbe bruciare le tappe ed entrare in vigore addirittura fin da domenica prossima.
Le nuove regole erano già tra le proposte più ‘care’ al Ministro per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, prima del 7 ottobre. Proprio nel corso di un’intervista rilasciata alla stessa KAN ai primi del mese, infatti, Gvir aveva affermato: “non bisogna vergognarsi di agire, per fare in mondo che possa essere più facile, per i nostri agenti della polizia, sparare contro coloro che li minacciano”.
Detto fatto, quel progetto, che si può tranquillamente definire ‘criminale’, sta per tradursi, a brevissimo, forse fra poche ore, in tragica realtà.
Tanto perché Israele – come del resto l’Occidente, Usa in pole position – sventola sempre la bandiera della democrazia & della libertà…
Altre news, sempre in arrivo da Tel Aviv. Stavolta a parlare in modo minaccioso è il ministro delle Comunicazioni, Shlomo Kahri, il quale se la prende con Elon Musk, proprio via X (l’ex Twitter che ora fa capo al fondatore di Tesla). “Israele utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione – le sue parole – per combattere la prevista fornitura dell’accesso internet Starlink a Gaza da parte del Ceo di Space X, Elon Musk”.
Cosa aveva osato proporre, il mostro-Musk? Semplicemente di fornire il suo contributo per ripristinare un minimo di comunicazioni tra le organizzazioni umanitarie che operano a Gaza (Unicef, OMS, Croce Rossa Internazionale, Medici Senza Frontiere ad esempio) e il resto del mondo, visto che bombe e missili israeliani hanno fatta piazza pulita di tutto quel che vuol dire ‘comunicazione’ nella Striscia.
Ha subito replicato Musk: “Non sono così ingenuo. Prima di accendere anche un solo terminale farò un controllo di sicurezza sia con il governo statunitense che con quello israeliano. I terminali verranno utilizzati solo per scopi umanitari”.
E a quanto pare di aiuti umanitari c’è un enorme bisogno, nella sempre più agonizzante Striscia di Gaza…
Ulteriore notizia in arrivo dagli Usa. Stavolta è griffata ‘New York Times’. Che, in un reportage, documenta sulla base di ‘sue’ fonti, come Netanyahu abbia scientemente ignorato tutti gli avvertimenti che da molti mesi gli giungevano dai Servizi di sicurezza israeliani circa i progetti di Hamas. “Lo hanno avvertito – scrive – che le sue politiche interne stavano alimentando pericolose tensioni”. Secondo il quotidiano a stelle e strisce, “le discordie interne stanno indebolendo la sicurezza del Paese e rafforzando i suoi nemici”.
E il N.Y.T. fa riferimento ad un preciso rapporto dell’Intelligence di Tel Aviv, in cui un paragrafo è dedicato ad una vicenda inquietante. A luglio scorso, infatti, Netanyahu avrebbe addirittura rifiutato di incontrare un ex generale israeliano di lungo corso che voleva dare una mano, sulla base di “avvertimenti di minaccia basati su informazioni riservate”. Rispedito al mittente.
Ma il quotidiano riflette anche su alcune gravi responsabilità degli stessi Servizi israeliani. Riferisce infatti che “l’Intelligence credeva da maggio 2021 che il gruppo militante (Hamas, ndr) non fosse interessato ad attacchi su larga scala a Gaza, ma stesse invece pianificando un attacco in Cisgiordania, dove il controllo è detenuto dall’Autorità Palestinese. Anche perché ritenevano che Iran e Hezbollah rappresentassero un pericolo maggiore”.
Infine, come stiamo facendo da diversi giorni di conflitto continuo e sempre più cruento (per i palestinesi), vi proponiamo, attraverso i link che trovate in basso, la lettura di articoli e reportage in grado di far più chiarezza, vista la disinformazione sempre più invasiva del mainstream e dei media di casa nostra.
Ecco quindi, a seguire, un paio di pezzi tratti dal sempre illuminante sito ‘Piccole Note’.
E poi un paio di inchieste pubblicate dall’ottimo ‘Antiwar’. Le trovate in lingua originale, quindi dovrete attivare il traduttore automatico.
La prima è firmata dall’animatore del sito, Dave DeCamp, e già il titolo vi fa subito capire di cosa si tratta: “Leaked Israeli Intelligence Ministry Document Proposes Complet Ethnic Cleansing of Gaza”, circa il farneticante progetto di vera e propria ‘pulizia etnica’ di tutta la Striscia di Gaza vagheggiato dalle autorità (criminali) di Tel Aviv. Del ‘documento’ di cui si parla nel pezzo ha scritto giorni fa anche ‘The Times of Israel’.
Un altro noto quotidiano di Tel Aviv, il progressista ‘Haaretz’, pubblica dal canto suo (e viene ripreso appunto da ‘Antiwar’) un più che stimolante intervento di uno dei migliori reporter e analisti israeliani, Gydeon Levy. Così si intitola, in modo altrettanto significativo:
“It is forbidden to even emphatize with innocent Gazans”.
Da leggere d’un fiato per riflettere: siamo arrivati al punto che le autorità israeliane impediscono perfino di ‘provare emozione’ per i destini dei cittadini ormai senza vita né diritti a Gaza.
Sempre ai confini della realtà…
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