Una previsione più che catastrofica viene lanciata dal grande giornalista d’inchiesta americano e reporter di guerra Seymour Hersh sull’esplosiva situazione in Palestina.
Ha infatti appena scritto sul suo blog che “Gaza City sta per diventare una nuova Hiroshima senza l’uso di armi nucleari”.
In tale contesto, stando a fonti dell’intelligence Usa sentite da Hersh, “secondo i piani di Israele non ci sarà bisogno di una massiccia invasione di terra”, perché l’esercito israeliano effettuerà un’operazione a tappeto sui territori, casa per casa, quartiere per quartiere, isolato per isolato, ammazzando coloro che sono sospettati di far capo ad Hamas.
“Spareranno senza alcun preavviso – scrive Hersh – arrendersi non sarà un’opzione”.
Così il premio Pulitzer dettaglia – sempre stando alla sua fonte dell’intelligence a stelle e strisce – il piano operativo studiato dallo staff del premier Bibi Netanyahu: “Prevede che l’esercito israeliano uccida tutti i membri di Hamas che riesce a trovare, distruggendo il sistema di tunnel, magari usando bombe di fabbricazione americana che possono penetrare per decine di metri sottoterra prima di esplodere: e tutto per bloccare quella che una volta era Gaza City all’estremità meridionale”.
Sempre stando alle sue fonti, secondo i servizi segreti Usa l’incursione di Hamas, pur pianificata da molto tempo, “è fallita in ogni modo”, non essendo finora riuscita a unire il ‘modo arabo’ dalla sua parte né a ricevere, sempre fino a questo momento, il sostegno sperato dal gruppo sciita Hezbollah e dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. “Mi è stato detto – osserva ancora Hersh – che non c’era alcun segno che la rivolta di Hamas fosse servita da ispirazione per i nemici di Israele”.
A questo punto, i sospetti di ‘infiltrazioni’ dentro Hamas da parte di elementi ostili alla ultradecennale causa palestinese prendono maggior corpo, come cercheremo di analizzare nei prossimi giorni.
Rammentiamo che Hersh, il quale vinse il Pulitzer per aver denunciato il massacro statunitense di My Lai in Vietnam, è autore di inchieste al calor bianco sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream: dopo alcuni mesi, infatti, rivelò che la regia era griffata CIA e che quindi quell’attentato non poteva essere attribuito a Mosca, come propagandato dalmainstream, ma direttamente alle ‘raffinatissime menti’ della CIA e del ‘Dipartimento di Stato’ Usa, guidato dai falchi Anthony Blinken e Victoria Nuland.
Intanto il Congresso Usa è in forte fibrillazione.
Da un lato per il prossimo varo del super pacchetto di aiuti militari (e soprattutto ‘nucleari’) a favore di Ucraina, Israele e Taiwan, un bel tris, da addirittura 100 miliardi di dollari. Una cifra monstre se paragonata alla vergognosa ‘mancia’ destinata per gli aiuti umanitari a Gaza e alla Cisgiordania, la bazzecola da 100 milioni di euro, neanche il costo di un calciatore, pur di buon livello.
E dall’altro perché, stando alle news, “centinaia di membri dello staff del Congresso americano firmano una lettera aperta chiedendo il cessate il fuoco a Gaza”. Lo riferisce, in un significativo reportage pubblicato dall’ottimo sito ‘Common Dreams’, Brett Wilkins, che così apre il suo servizio: “Citando la ‘sofferenza catastrofica’ inflitta al popolo di Gaza dall’incessante bombardamento israeliano del territorio palestinese, centinaia di membri del Congresso americano, musulmani ed ebrei, hanno firmato giovedì una lettera aperta che invita i legislatori a chiedere il cessate il fuoco. ‘Ci sentiamo obbligati ad alzare la voce in questo momento. Milioni di vite sono in gioco, compresi i 2,3 milioni di civili – metà dei quali sono bambini – a Gaza, i civili di Israele e gli ebrei e i musulmani di tutto il mondo’. (…) I palestinesi a Gaza si trovano ad affrontare gravi carenze di medicine, cibo, acqua potabile ed elettricità a seguito del brutale blocco imposto dal governo israeliano. Siamo stanchi di rivivere – continuano i membri dello staff – le paure generazionali di genocidio. Siamo stanchi di leader che ci spingono ad incolparci a vicenda, sfruttando il nostro dolare e le nostre storie per razionalizzare le agende politiche e giustificare la violenza. Chiediamo tutti ai nostri funzionari eletti di trovare insieme una nuova via da seguire, attraverso una solidarietà indistruttibile motivata dalla nostra umanità”.
E a quanto pare anche i cittadini stanno aprendo finalmente gli occhi, come testimonia un fresco sondaggio secondo cui il 51 per cento degli americani sta dalla parte delle ragioni dei palestinesi e quindi contro il governo Netanyahu.
Lo testimonia anche un lungo intervento firmato da Connor O’Keefe, pubblicato dall’autorevole ‘Mises Institute’ e titolato, in modo significativo “No, non possiamo permetterci di finanziare un’altra guerra”. Trovate, insieme ad altri, il link in basso. Ma ecco, di seguito, un paio di passaggi.
“Gli appelli di Biden e Yellen a finanziare le guerre sia a Gaza che in Ucraina porrebbero un pesante fardello finanziario sul popolo americano, costringendoci a pagare per campagne militari che quasi certamente falliranno. Ho chiesto a Jonathan Newman, collega del Mises, quale fosse la capacità del pubblico americano di sopportare questo peso finanziario. Egli ha detto: ‘In questo momento, i consumatori statunitensi si trovano in una situazione molto difficile. I loro risparmi sono diminuiti e i loro budget sono messi a dura prova dall’inflazione dei prezzi più pesante degli ultimi decenni. Sia il debito immobiliare che quello non immobiliare sono ai massimi storici, e tutto questo mentre i tassi di interesse salgono’”.
Conclude O’Keefe: “I cittadini americani, affamati di risparmi, oppressi dai debiti e alle prese con l’inflazione, hanno bisogno di guarire. Costringerci a finanziare una situazione di stallo mortale in Ucraina è stato un disastro. E impiegare ancora di più per finanziare l’imminente devastazione a Gaza non fa altro che peggiorare le cose”.
E poi c’è il fronte ‘giallo’, con la bomba Taiwan…
Come stiamo facendo da diversi giorni, vi proponiamo – attraverso i link che trovate in basso – la lettura in lingua originale di alcuni servizi ed inchieste che servono a chiarire il drammatico contesto.
Ecco quindi, a seguire, l’intervento appunto di Connor O’Keefe.
Poi, una pregevole ricostruzione storica effettuata da Branko Marketic per l’ottimo sito ‘Responsible Statecraft’, e titolata (ma il pezzo è in inglese) “Dimenticate la ‘pace’, gli accordi di Abraham hanno creato le basi per il conflitto Israele-Gaza? – Quasi tutti i presupposti alla base degli accordi di normalizzazione arabo-israeliani erano disastrosamente sbagliati, e ora ne stiamo pagando le conseguenze”.
Quindi un pezzo pubblicato da un altro sito sempre ben informato, ‘The Intercept’, dal titolo non poco significativo: “Going all-in for Israel may make Biden complicit in Genocide”, di tutta evidenza sulle complicità della presidenza Usa nel genocidio dei palestinesi ad opera dell’esercito israeliano.
Infine, una riflessione che arriva proprio ai ‘crimini’ di questo nostro Occidente, sempre più guerrafondaio, Usa in testa of course. La firma, per un altro ottimo sito, ‘La Fionda’, Alberto Bradanini e si intitola “Il ritorno di Gaza al Medioevo, Israele e il sostegno dell’Occidente ai crimini contro l’umanità”.
LINK
No, we cannot afford to Fund yet another War
Forget ‘peace’, did the Abrahan Accords set stage for Israel-Gaza conflict?
Going all-in for Israel may make Biden complict in Genocide
Il ritorno di Gaza al Medioevo, Israele e il sostegno dell’Occidente ai crimini contro l’umanità
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