Giosuè Carducci mette in versi il transitare in altri mondi di Jaufré Rudel, poeta e trovatore franceseperdutamente innamorato di Melisenda che Muore tra le braccia dell’amata: “…che è mai la vita? È l’ombra di un sogno fuggente, la favola breve è finita…” Scusate l’azzardo, ma la struggente poesia, addossata agli indecenti effetti collaterali del calcio malato, evoca con una forzatura, forse azzardata, l’agonia e forse la prossima morte del gioco, almeno di quello nato nel 1800, per iniziativa di bravi guaglioni britannici, dilettanti puri che hanno tirato calci per diletto, pagando di tasca loro i primi rettangoli di gioco, lo scarno abbigliamento dell’epoca, i palloni di cuoio bitorzoluti cuciti a mano. Ne ha fatta di strada il calcio e in questi penultimi vent’anni del 2023 opera in sincrono con il peggio della mala società mondiale. Le patologie che accompagnano un deludente precoma: il cosiddetto mercato è nei fatti una succursale sfrenata della Borsa e muove cifre che altrimenti investite aiuterebbero le fragilità di bambini, donne e uomini in povertà, ma non solo, crea i presupposti per infettare l’inguaribile piaga della corruzione. I fatti: società di tutto rispetto, per i loro nobili trascorsi, falsificano i bilanci, corrompono gli arbitri, colludono con fronde estremiste degli ultra, tollerano il razzismo, mandano nel buio di polverosi archivi la correttezza in campo e fuori, stringono patti non gratuiti con i media, truccano le partite per arricchire i siti delle scommesse con esiti ‘a sorpresa’ di alcune partite. Un tempo giocatori seriali di lotto, roulette, poker, si sono suicidati per aver perso soldi, beni, affetti familiari e perfino case di proprietà: tragedie ricorrenti? Raccontano educatori, psicologi, che per moltissimi ragazzi, giovani, adulti, le scommesse legate allo sport e specialmente al calcio sono droga, dipendenza, ferale ludopatia e in non pochi casi inducono a commettere reati, anche gravi, per procurarsi il denaro delle scommesse. (Accade nel salotto televisivo Sky, che una leggiadra, avvenente fanciulla, interrompa le chiacchiere pre partita e degli intervalli fra un tempo e l’altro, per sollecitare gli scommettitori). L’investimento di somme anche ingenti consentirebbe, tra l’altro, di eludere ogni controllo fiscale. Non sorprende che in tempi del passato prossimo e remoto calciatori (ben retribuiti) hanno fatto i conti con la giustizia per aver falsato i risultati di partite, se ora, l’immagine del calcio al più alto livello, della nazionale, è infangata da tre giovani azzurri, Zanoli, Tonali, Fagioli, da un’altra decina di giocatori già ricchi e in vista di accrescere l’opulenta situazione finanziaria, finiti nella rete delle ‘scommesse illegali’. È di nuovo ‘totonero’ come negli anni ’80, nuovo ma molto più ‘ricco’: inchieste attendibili raccontano che il giro di puntate illegali, ammonta a 18 miliardi all’anno, cifra che, ovvio, ‘appassiona’ la criminalità.
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