Ucraina, Medio Oriente: tempo di guerre, rischio mondiale

Certo, sostenere l’equidistanza Israele-Palestina è una missione politica impossibile. Lo gridano i morti, i dispersi di Israele, le vittime della rappresaglia di Netanyahu, la pioggia di missili sullo Stato ebraico, i bombardamenti sulla striscia di Gaza, le opposte solidarietà, degli emirati per Tel Aviv e dell’Iran per Hamas, l’incursione navale degli Stati Uniti nel Mediterraneo, i venti di guerra che soffiano in Medio Oriente, lo sdegno del mondo occidentale che si schiera compatto con Israele, ma silente per decenni sul martirio permanente del popolo palestinese violentato dall’espansionismo sanguinoso del Paese che lo ha espropriato e ridotto a una lingua di terra sempre più compressa ed emarginata. Il raid ha procurato ad Hamas un’arma micidiale di ricatto, un formidabile strumento di trattativa, il blitz ha sorpreso non solo il sofisticato, efficientissimo sistema di difesa dei servizi segreti, la diga difensiva di Israele, ma il mondo intero. La cattura di ostaggi, vittime incolpevoli, bilancia (termine improprio, da par condicio), la prigionia di migliaia di palestinesi nelle carceri israeliane. È presto per dire se avverrà uno scambio di tra i due paesi in guerra, ma è prevedibile che l’impari potenza bellica dei due Paesi (non è il caso di parlare di Stati perché quello palestinese non è universalmente riconosciuto e tanto meno da Tel Aviv) farà pendere l’esito del conflitto a favore di Israele, ma Netanyahu sarà comunque costretto a cedere qualcosa per salvare la vita dei sequestrati. Il mondo deve obbligatoriamente schierarsi: o condanna la Palestina alla definitiva estinzione o impone a Israele di riconoscere il diritto del popolo palestinese a difendere la propria esistenza, la propria storia, il ruolo di Stato, quel che resta del proprio territorio. Come si comporterà l’Onu, che non ha mai imposto il rispetto dei trattati per la convivenza pacifica tra i due Paesi? L’Italia ha condannato immediatamente la Palestina, le vittime dell’incursione subita da Israele. La risposta all’aggressione ordinata da Hamas era facilmente prevedibile, ma finora nessun cenno alle storiche motivazioni dei palestinesi, neppure sul pericolo che i sostenitori opposti dei belligeranti possano accendere la miccia di un conflitto mondiale. Descrizione geopolitica del conflitto: si fronteggiano uno Stato moderno, economicamente evoluto, militarmente iperdotato, tecnologicamente avanzato, dotato di armi atomiche, definito democratico, nonostante subisca di essere governato da Netanyahu e da ministri di ultra destra; e un Paese povero, rapinato di gran parte del proprio territorio, privato dei diritti all’indipendenza, semplicemente di esistere, esasperato per la colonizzazione subìta in decenni. All’insormontabile ostacolo della loro evidente incompatibilità il mondo risponde con più ampi e pericolosi contrasti, che i commenti dei media titolano “Guerra mondiale”.


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