Troppo bravo, cacciatelo

In premessa è bene mettere i puntini sulle ‘i’: che il mondo della cultura esente da dichiarata promiscuità con la sinistra giudichi come becera ignoranza, faziosità ottusa, l’ignobile attacco al direttore dell’eccellenza culturale di Torino, del Museo egizio, è insieme scontato e del tutto condiviso da chi ha visto il museo rinascere da una fase di trascuratezza e diventare un polo di assoluto valore a dimensione internazionale. La questione denuncia il caso di folle idiozia subculturale se a condannare gli screanzati denigratori di Christian Greco, direttore di fama internazionale, sono personaggi di area filo governativa, insospettabili. Per citarne uno, Vittorio Sgarbi, affiliato al melonismo, e un altro, il presidente della regione Piemonte Cirio, di centrodestra, che riconoscono a Greco di essere un ottimo direttore. Sgarbi va oltre, ricorda a Crippa, vice segretario della Lega la gaffe di rivolgersi al ministro Sangiuliano, che non ha competenza in merito, perché ‘cacci’ il direttore, che avrebbe gestito il Museo con intento ideologico e razzista nei confronti degli italiani. Avrebbe favorito le visite a coppie di arabi, scelta ovvia per ragioni di affinità culturale, e non religiose come vorrebbero far credere definendo in chiave razzista ‘musulmani’ gli arabi, in realtà praticanti molteplici religioni, cristianesimo incluso.  La stessa Meloni, a suo tempo tentò di mettere in discussione la direzione di Greco e il perché è chiarissimo: la destra, occupato alla bulgara il potere, si è resa colto di soffrire un gigantesco gap culturale e prova con mezzi al limite e oltre del lecito di far fuori il ‘nemico’. Sgarbi, per dire quanto sia vero il motivo di questa aggressione, tra la’altro ha spiegato al vice segretario della Lega che non spetta al ministro della cultura, nella fattispecie, a Sangiuliano, chiamato in causa da Crippa, la nomina dei direttori di musei.

Ecco un’altra occasione per riflettere su situazioni analoghe del passato, quando per occupare ruoli istituzionali in ambito culturale era obbligatorio giurare fedeltà al regime fascista. Un altro caso: l’affidamento a Foa di una rubrica radiofonica Rai, che ha ospitato un dichiarato No Vax. Non è il solo episodio e, si teme, non l’ultimo del servizio pubblico totalmente asservito alla destra.


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