Penso che un sogno così non ritorni mai più

“Per cantare”, suggeriva Enzo Iannacci, “ci vuole orecchio”. “Per fare un albero ci vuole un fiore”, ha scritto in musica Sergio Endrigo e in tema di solidarietà pacifista, ha inventato che “Se tutta la gente si desse la mano si farebbe un girotondo intorno al mondo”.

Per bonificare il Pd, se la sinistra ancora ha qualche chance di competere con il letale mix di destradestra-centro, ci vuole coraggio, autorevole determinazione, rappresentanza senza infingimenti dell’Italia democratica e antifascista, della società del disagio, della classe operaia, dei giovani senza futuro, del lavoro e della sanità pubblica, di totale trasparenza della politica. Elly Schlein rappresenta in tutto o in gran parte questo requisito da leader della sinistra? Il paradosso: non lo è a pieno titolo per chi vuole che il Pd dica e faccia cose di sinistra, ad esempio sulla mobilitazione generale, permanente, contro la spinta in corso a privatizzare la sanità, sull’impegno a sanare il vulnus dell’evasione fiscale, che penalizza chi paga le tasse e sottrae ingenti risorse alla tutela sociale, l’urgente mobilitazione bilaterale, l’incontro tra imprese e sindacati per disegnare le ricadute della tecnologia imminente sul mondo del lavoro, il rigore nell’imporre concretamente e rapidamente la green economy, la salvezza del pianeta dagli sconvolgimenti del clima. Non lo è per il fuoco amico-nemico di chi si è intrufolato nel partito democratico proveniente da partiti estinti, da Dc, Pli, Psdi e da gran parte del Psi, per non scomparire dalla galassia del potere e dei suoi privilegi. Alle prese con il contradittorio arcipelago delle correnti, la battagliera, ma non abbastanza  Schlein, appena eletta, ma anche prima dell’‘incoronazione’ avrebbe dovuto rischiare la leadership del Pd con una chiara, inequivocabile dichiarazione d’intenti: “Niente fuoco amico e bye – bye a chi si identifica in un moderato riformismo”.  Non lo ha fatto e ha dato fiato all’opposizione mascherata di Bonaccini, incavolato per la sconfitta nella corsa al leader del Pd, ai voltagabbana pronti da tempo a trasferirsi in lidi politici prossimi alla maggioranza imperante, alla destra, per essere ripagati della scelta. Da ultimo la diserzione di 30 militanti liguri, attratti dall’equilibrismo di Azione, accolti a braccia aperte da Calenda e non casuale la presenza del filoputiniano Orsini alla Festa del “Fatto quotidiano”, per alimentare le critiche alla Schlein, favorevole all’invio di armi in Ucraina.


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