TAIWAN / SEMPRE PIU’ ROVENTI I RAPPORTI CINA-USA

Continuano a farsi sempre più bollenti i vari fronti di guerra alimentati dagli Stati Uniti.

Il fresco blitz del falco Antony Blinken, il numero uno del sempre più guerrafondaio (ben più del ‘Pentagono’) ‘Dipartimento di Stato’, a Kiev getta altra benzina sul fuoco, con l’assegno da 1 miliardo di dollari subito firmato dalla Casa Bianca a favore della controffensiva, che dovrà essere di tutta evidenza portata avanti fino alla pelle dell’ultimo ucraino, come recitano da mesi e mesi in un sinistro coretto il guitto presidente Volodymyr Zelensky e l’ormai rincoglionito (e quindi più pericoloso, soprattutto in vista del voto presidenziale 2014) Joe Biden.

D’altra parte, suscita non poche riflessioni il duplice incontro che vedrà in prima fila Vladimir Putin ad ottobre: un altro summit con il protagonista della primissima fase delle trattative Mosca-Kiev, ossia il presidente ‘a vita’ della Turchia Recep Erdogan; e il faccia a faccia con il monarca nordcoreano Kim Jong-un, che per la prima volta dopo anni di ‘autoesilio’ farà un viaggio all’estero, meta Mosca.

Ma un altro elemento contribuisce ad alzare la pressione a livello internazionale e a gettare ulteriore benzina sul fuoco che già divampa: il clima sempre più teso – ormai ai limiti della rottura – fra Usa e Cina per l’eterno caso-Taiwan.

Ad accrescere la tensione è la recentissima decisione della Casa Bianca di stanziare altre milionate di dollari per ‘armare’ l’isola storicamente ‘cinese’, ossia Taiwan, che invece gli yankee continuano a considerare un loro avamposto di fondamentale importanza strategica, militare ed economica, per via della gigantesca industria locale che produce i ‘chip’ in grado di alimentare i computer e gli apparecchi elettronici di mezzo mondo.

La fresca promessa di altri fondi pro-Taiwan sta facendo andare su tutte le furie i vertici di Pechino non tanto per l’esborso, appena 64 milioni di dollari, ma perché tali stanziamenti arrivano da un Fondo particolare – come precisa l’autorevole quotidiano Express – tipicamente riservato a ‘stati sovrani e indipendenti’. Quale non è nel modo più assoluto Taiwan, che i vertici di Pechino considerano una loro naturale provincia che prima o poi dovrà fisiologicamente tornare tra le braccia – e sotto il controllo politico – della madre patria.

Ecco come ‘Global Times’, la testata vicinissima ai vertici di Pechino, commenta con acrimonia la vicenda, lanciando, in sostanza, un vero e proprio ‘avvertimento’ agli Usa: “La forte insoddisfazione e la ferma opposizione della Cina sono evidenti, ma la risposta della Cina alle continue provocazioni degli Stati Uniti sulla questione di Taiwan non si limiterà a semplici dichiarazioni”.

Tanto per far intendere la musica.

 

Wang Wenbin. Sopra, Taiwan

E poi: “Con il numero crescente e l’intensità dei suoi metodi di intervento, l’imminente tempesta di conseguenze letali per Taiwan non può essere ignorata”.

Più chiari di così, è davvero difficile esserlo: e quindi si annuncia, a breve, un vero e proprio tsunami.

Come del resto avevano già annunciato, mesi fa, alcuni generali a stelle e strisce, cercando di preconizzare gli scenari alla Casa Bianca in vista delle prossime presidenziali. Uno, in particolare, fece una previsione temporalmente ben precisa: prima del voto – e proprio puntando su un possibile successo – gli Usa faranno capire alla Cina che Taiwan non si tocca. Costi quel che costi.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, a botta calda (dopo l’annuncio dei nuovi aiuti militari attraverso quel Fondo ad hoc) critica con asprezza Washington e ribadisce la ferma e ferrea convinzione di Pechino che Taiwan sia “una parte inalienabile della Cina”.

E continua, con piglio deciso: “La decisione degli Stati Uniti di fornire armi alla regione cinese di Taiwan, nell’ambito del cosiddetto finanziamento militare straniero utilizzato per stati sovrani, viola gravemente il principio di una sola Cina”.

Kiev

Pechino – aggiunge – deplora con forza la mossa americana e afferma che rappresenta un vulnus del diritto internazionale, danneggia la pace e dà – sono le precise parole di Wang Wenbin – “segnali sbagliati alle forze separatiste e indipendentiste di Taiwan. C’è una sola Cina nel mondo – sottolinea – e Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese. La questione di Taiwan è interamente una questione interna della Cina che non ammette interferenze straniere”.

 

A proposito di fronti bollenti, e tornando all’Ucraina, vi proponiamo una serie di pezzi pubblicati dal più stimolante sito nostrano di contro-informazione sul conflitto, ossia ‘Piccole Note’. Li potete leggere cliccando sui link in basso.

 

LINK    

Il ministero della Difesa ucraino, il negoziatore          

 

 

Il sacrificio rituale che si consuma in Ucraina              

 

NYT: parlare di pace in Ucraina è diventato un tabù 

 

LINK Voce

TAIWAN / I “DEVASTANTI” PIANI DEGLI USA  

 

USA / VARATO UN COLOSSALE PIANO DI AIUTI MILITARI PER TAIWAN. A QUANDO IL   CONFLITTO CON LA CINA?    


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