Ha provato e riprovato, con pazienza, mai scoraggiato dall’insuccesso: X,Y, internauta di lungo corso, si è poi dichiarato sconfitto e si è chiesto: “Dov’è finita l’Open to Meraviglia, campagna di promozione costata 9 milioni di euro, dono del governo Meloni alla sua ministra di settore, la simpatica Daniela Santanchè, eternamente sorridente a favore di paparazzi?”. Lei sorride (perché beata incosciente, o consapevole dell’impunità presente e futura in quanto esponente della casta?) Snobba, felicemente in vacanza, la condizione di pluri indagata per reati anche gravi, conseguenza della sua carriera fallimentare di imprenditrice. Inutile stupirsene, ella sa di essere nella botte di ferro di cui godono mestieranti e professionisti della politica. Non mostra pentimento per la scellerata campagna promozionale che ha snaturato la Venere del Botticelli, in veste di campagnola influencer e ha indignato la cultura italiana. Non risponde della patologia collaterale del video incriminato, della sparizione da mesi, probabilmente in soffitta per distogliere opinione pubblica e i medi suoi detrattori dall’accusa di nepotismo e subcultura. Lo sport, costato 138 mila euro, è stato autorizzato dal governo Meloni con la ‘furbata’ di contenere il costo al di sotto di 140 mila euro, cifra che avrebbe richiesto una gara di appalto. Se n’è persa la traccia e la Corte dei Conti ha aperto un’istruttoria sul ‘caso’. La ‘simpatica’ Santanché giura che la Venere riapparirà, ma chi paga un’estate senza la promozione del suo contestatissimo spot? Nessuno, ovvio.
In generale, basta aver pazienza. Finiranno nell’oblio anche i reati di conflitto d’interessi, i guai fiscali. E “Yo soy Giorgia”? La Meloni prosegue la sua furba navigazione nel mare del silenzio, ma lavora alacremente per proiettare sulla sponda europea la sorella Arianna, da candidare per il Parlamento di Bruxelles.
Per chi l’avesse dimenticato: sullo sfondo della Venere di Botticelli, malamente plagiata, ci sarebbe l’invito a scoprire l’Italia: celebri monumenti, ma anche pedalate in bici e degustazione della pizza. Ma come pretendere che la signora negata per l’imprenditorialità e collaudata fruitrice di protezioni della politica, si dimetta o sia dimessa?
Polemica chiama polemica: la ministra ha provato a giustificare il folle costo della campagna Open to Meraviglia e ha spacciato un’osteria della Slovenia (riprese a costo zero) per una cantina italiana (che avrebbe chiesto un rimborso). Pungenti e unanimi le contestazioni. Una ironica, esemplare: “Questa Venere mi piace perché è falsa come la più brava delle influencer. È un po’ ciclista al Colosseo, ma senza pista ciclabile, è mangiatrice di pizza, ma magrissima perché ritoccata, è turista impegnata, ma Piazza San Marco fa solo da sfondo al suo selfie, ovviamente ripreso con filtro bellezza. Mi piace quando fa la ventriloqua con i capelli al vento” APRILE
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