Ci sarebbe da divertirsi se non denunciasse di plagiare una tragicommedia degli immensi Eschilo, Sofocle, Euripide.
Lui prova a sorpassare Lei a destra: flirta con la fascista Le Pen, vieta di discriminarla, di escluderla dalla coalizione in vista della prossima tornata elettorale europea. Lui prosegue praticamente isolato nella caccia al migrante, che vorrebbe fosse respinto, cioè condannato a morte nel viaggio della speranza verso il Vecchio Continente. Lui vorrebbe che la Svezia conferisse il Nobel per la letteratura a Vannacci, generale omofobo, sessista, antisemita, killer verbale con disprezzo dei ‘marxisti’. Lui, il valpadano della val Brembana Salvini, inveisce contro Crosetto, (vicinissimo alla Meloni) per essersi associato alle contestazioni sul ‘saggio’ scritto dal generale Vannacci, e annuncia con enfasi di mussoliniano “Comprerò il libro”. Non potrà farlo a Castelfranco Veneto. La titolare ha esposto in vetrina il cartello “Non chiedeteci il libro di Vannacci” E spiega: “Anche se lo avessi, non lo venderei. Non potrei mai chiedere a una mia dipendente di colore, al mio collega omosessuale, di servire un cliente che chiede un libro in cui si dice che loro sono persone contro natura”. A Roma la titolare della libreria Le Torri, ispirata da Michela Murgia, rifiuta di vendere l’autobiografia della Meloni: “Bisogna disobbedire, urlando con gentilezza”. Ha ricevuto insulti e minacce. Di rimando ha annunciato che non venderà neppure ‘La versione di Giorgia”, scritto da Sallusti. “Come libraia indipendente di sinistra, scelgo di non vendere libri di destra”.
Lei, la nota “Yo soy Giorgia, diventa afona se deve rispondere delle ‘intemperanze’ dei neofascisti tirati dentro l’esecutivo, se deve rimediare alle promesse elettorali clamorosamente disattese. Tira fuori la voce a elevati decibel se si tratta di contrastare senza freno Lui, il ‘carrocciaro’, che intento a ingaggiare un’aspra competizione con la premier per la leadership della destra, tifa spudoratamente per Vannacci. Lei, per non perdere terreno e alienarsi il consenso della destra eversiva si affida agli ultra di destra Donzelli e Foti per solidarizzare con il generale e condannare Crosetto. E c’è altro ad accendere la miccia di ordigni esplosivi. È il dell’esplicito allarme lanciato dal leghista Giorgetti sul futuro a rischio del sistema pensionistico italiano “per lo stato di crisi della natalità”. Una mina posta sotto la poltrona della premier per minare la sua credibilità? Lei potrebbe controbattere così, ma esponendosi al fuoco amico: “L’intero sistema produttivo italiano, è cosa nota, certificata, denuncia il bisogno di almeno un milione di lavoratori. Altrettanto vero è che i migranti, figli ne fanno e pagano le tasse se assunti con contratti a tempo indeterminato, o divenuti imprenditori. Ecco, il loro contributo al fisco libererebbe risorse per le pensioni, la sanità pubblica, le tutele sociali, il salario minio garantito, come accade in molti Paesi europei. Toccando ferro, lisciando corni e gobbe delle statuine di San Gregorio Armeno, c’è da ipotizarde (con ottimismo) che la sfida per ora sommersa tra FdI e Lega salga di tono, fino a diventare cruenta. Ci sarà davvero di che divertirsi, tra virgolette.
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