Sempre più teso il clima tra Cina e Stati Uniti.
Pochi giorni fa è stato uno dei più ‘autorevoli’ quotidiani americani a suonare il campanello d’allarme, pubblicando un editoriale che parla già dal suo titolo, ‘Chinese Money Flees the Western World’, ossia ‘I soldi cinesi volano via dal mondo occidentale’. Nel fondo viene dettagliato come i capitali ‘gialli’ stanno progressivamente e inesorabilmente lasciando Usa ed Europa per trovar sempre più agevole impiego in aziende del Sud Est asiatico, oppure attraverso giganteschi investimenti in progetti energetici, minerari & simili in Medio Oriente, Sud America, Asia oltre che nella già ‘super investita’ Africa.
Il fenomeno, secondo molti analisti, subirà un’impennata nei prossimi mesi e finirà per avere un impatto devastante sull’economia e la finanza a stelle e strisce. Se a tutto ciò si aggiunge il possibile tracollo negli acquisti cinesi di obbligazioni Usa, che fino ad oggi hanno tenuto in piedi il colosso statunitense dai piedi d’argilla, il menù è completo.
E, tradotto in soldoni, significa ‘default’, un crac in piena regola per la prima volta nella storia degli Usa. Evitato per un pelo a fine giugno: anzi, solo ‘rimandato’, come hanno preconizzato i più grossi economisti a livello internazionale.
A questo punto, la penosa genuflessione della nostra premier Giorgia Meloni davanti al sempre più traballante capo della Casa Bianca, Joe Biden (investito anche dal caso, sempre più pronto ad esplodere, del figlio Hunter, super inquisito dalle procure federali Usa per i ‘dirty business’ in Ucraina e – guarda caso – proprio in Cina!), assume toni sempre più goffi e ridicoli. Immaginate le salve di fischi e pernacchie ‘gialle’ che accoglieranno la nostra prima ministra per la sua visita autunnale a Pechino, dove intende volare per far la voce grossa sulla ‘Via della Seta’…
Ma c’è altro ‘esplosivo’ lungo la rotta Washington-Pechino.

Taiwan
Si tratta della fresca fornitura Usa di armi a Taiwan, un pacchetto da 345 milioni di dollari per attrezzature di intelligence, sorveglianza e ricognizione, più munizioni per armi leggere. Fa seguito ad una precedente, di qualche mese fa, da 333 milioni di dollari, più 108 per supporti logistici.
La fornitura assume una rilevanza particolare perché non ha seguito i normali protocolli, ma è stata attivata facendo ricorso alla ‘Presidential Drawndown Authority’, che serve per poter inviare armi ed equipaggiamenti militari direttamente dalle ‘scorte’ Usa, attraverso uno speciale ok attivato dal Dipartimento della Difesa.
Tutto ciò significa – secondo alcuni analisti – che gli Usa intendono mettere forte pressione alle autorità di Pechino.
Che però rispondono a stretto giro, attraverso le dichiarazioni dell’ambasciatore cinese a Washington, Liu Pengy: “La Cina si oppone fermamente ai legami militari degli Stati Uniti e alla vendita di armi a Taiwan. Gli Usa devono smettere di vendere armi a Taiwan, smettere di creare nuovi fattori che potrebbero portare a tensioni nello Stretto di Taiwan e smettere di rappresentare rischi per la pace e la stabilità nell’area”. Più chiari di così.
Di seguito potete leggere, cliccando sui link in basso, due interessanti interventi pubblicati dall’Antidiplomatico. Il primo, firmato da Giuseppe Masala, si intitola ‘La Cina ritira i soldi dall’Occidente’. Il secondo, titolato ‘Lo scontro tra Cina e Usa e il futuro della globalizzazione’, è firmato da Domenico Moro.
Per leggerne di più sui ‘dirty business’ dei Biden, basta andare alla casella CERCA in alto a destra della nostra home page, e quindi cliccare i nomi JOE BIDEN e HUNTER BIDEN. Ne ritroverete delle belle.
LINK
La Cina ritira i soldi dall’Occidente
Lo scontro tra Cina e Usa e il futuro della globalizzazione
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