SALARIO MINIMO / LE BUFFONATE DI CASA NOSTRA. MENTRE NEGLI USA…

Una battaglia di civiltà ‘minima’, quella per i ‘salari minimi’.

Eppure perfino su questo terreno la destra fascistoide che ci sgoverna da otto mesi fa muro. Un muro di gomma. E adesso parlano di rimandare il tutto a settembre, per gli esami di riparazione come si faceva un tempo con i ciucci di scuola.

Ai confini della realtà.

Nel frattempo il sindacato continua a sonnecchiare. Non fa neanche una barricata di plastica, non prende uno straccio di esempio da quanto succede in Francia e anche in Spagna, reduce dal voto che restituisce fiato a una sinistra europea fino a quel momento esanime.

Il signor Enrico Landini a quanto pare se ne strafotte dei destini degli ultimi, di chi non ha più un salvagente al quale aggrapparsi, dei senza diritti, dei senza casa, dei pensionati con minime ormai da fame (e la truffatrice seriale Giorgia Melonisostiene di averle aumentate ben due volte: 35 euro la prima e 8 e mezzo la seconda, via Istat!).

Perché allora non prendere qualche dritta perfino dagli Stati Uniti, dove finalmente il sindacato sembra cominciare a vincere qualche già storica battaglia per la difesa – vera, non taroccata – dei diritti dei lavoratori?

E’ istruttivo leggere, a questo punto, un interessante reportage pubblicato da ‘Contropiano’, firmato da Giacomo Marchetti e titolato “‘We’ve changed the game’: una vittoria storica per il nuovo movimento operaio negli USA”.

 

 

“We’ve changed the game”: una vittoria storica per il nuovo movimento operaio negli USA

di Giacomo Marchetti 

 

Ieri, i teamsters hanno raggiunto il migliore pre-accordo della loro storia per i 340.000 lavoratori statunitensi dell’UPS.

Fondato più di 100 fa, precisamente nel 1903, il sindacato rappresenta un milione e 200 mila lavoratori tra Stati Uniti, Canada e Puerto Rico.

Questo pre-accordo incrementa i salari di tutti i lavoratori, crea più lavoratori a tempo pieno, e include dozzine tra maggiori tutele sui posti di lavoro e diversi migliorie in genere.

Il Comitato Nazionale di Contrattazione dei teamsters dell’UPS ha sostenuto in maniera unanime l’ipotesi di accordo, con il contratto che era in scadenza a fine luglio ed avrebbe visto i lavoratori del gigante della logistica scioperare compatti dal 1 agosto.

Un’azione collettiva che avrebbe portato alla “rottura” della catena logistica – considerando che ottimisticamente solo un quinto del flusso gestito dall’UPS sarebbe stato riassorbibile dai competitor, ed avrebbe un impatto rilevante su tutta l’economia.

Bloomberg aveva calcolato che uno sciopero sarebbe costato 170 milioni di dollari al giorno ad un’azienda che ha avuto un operating profit di 13,1 miliardi di dollari nel 2022.

Sarebbe stato il più grande sciopero di tutti i tempi in una azienda privata Usa.

L’entusiasmo del Presidente Generale dei Teamsters, Sean M. O’Brien, per l’obiettivo raggiunto è palpabile: «Abbiamo chiesto il miglior contratto nella storia dell’UPS, e l’abbiamo ottenuto».

E non si è trattato per niente di una gentile concessione.

Questa vittoria è il risultato di una lunga battaglia condotta all’interno dell’organizzazione sindacale stessa contro la precedente leadership di James P. Hoffa e le regole stesse di funzionamento del sindacato.

Una lotta iniziata con la bocciatura “a maggioranza” della precedente ipotesi del contratto, i cui contenuti sono stati “ribaltati” da questo pre-accordo; un sonoro rifiuto non ratificato dalla dirigenza a causa di un cavillo per cui alle votazioni avevano partecipato meno dei 3/4 degli aventi diritto.

Da allora, grazie alla creazione alla “corrente organizzata” (caucus in inglese) Teamsters for a Democratic Union, vi è stato un “assalto alla dirigenza” che ha portato al cambio della guida nel 2021 con, tra l’altro l’elezione, di O’Brien, le capillari azioni di sensibilizzazione e la creazione di ambiti collettivi in un ambiente fortemente individualizzato già prima dell’inizio delle trattative ufficiali.

Come affermano Alexandra Bradbury e Luis Feliz Leon in una bella inchiesta – UPS Teamsters ‘just Practising’ – pubblicata su Labor Notes e ripresa da Jacobin Magazine: «la forza dei lavoratori è stata costruita in decina di migliaia di dialoghi negli hub della UPS, nei parcheggi, nei café durante l’ultimo anno»

Questo lavoro ha portato i teamsters dell’UPS a votare a favore dello sciopero con una percentuale del 97%, e a fare le “prove generali” dello sciopero con rally locali e simulazioni a tappeto dei picchetti dal momento in cui il tavolo negoziale era saltato, ad inizio luglio.

webinar informativi aperti agli iscritti per scambiarsi informazioni ed idee hanno aumentato la partecipazione da 500 a 1.500 fino a 5.000, sintomo di uno “zoccolo” duro di attivisti sul pezzo.

teamsters hanno insegnato ai teamsters stessi, per così dire, tra l’altro facendo sentire i  singoli lavoratori combattivi parte di una più generale disposizione alla lotta, dentro una cornice organizzata.

Come ha detto una lavoratrice con alle spalle 27 anni nella UPS: «Cercavo di combattere il management, ma non avevo i mezzi su come farlo».

Il sindacato, lasciatosi alle spalle l’era degli Hoffa (padre e figlio), glieli ha dati.

L’azienda è stata piegata e, vista la minaccia reale dello sciopero, dopo quello storico del 1997 – che aveva come slogan proprio part-time america won’t work – ha dovuto mettere 30 miliardi di dollari aggiuntivi sul tavolo delle trattative per venire incontro alle richieste dei teamsters.

Una vittoria, non solo per i teamsters ma per tutto il “nuovo movimento operaio” americano, come riconosce di fatto O’Brien stesso: «Questo contratto costituisce un nuovo standard nel movimento operaio e alza l’asticella per tutti i lavoratori».

Sarebbe miope non riconoscerne le conseguenze che avrà direttamente per settori storici che hanno ritrovato uno slancio militante, come i lavoratori dell’UAW nel settore automobilistico, anch’essi impegnati nella vertenza per il rinnovo del contratto di categoria; nonché per i lavoratori dello spettacolo in lotta contro i giganti di Hollywood, così come quelli della ristorazione di Starbucks o della logistica, come Amazon.

La compattezza tra le file dei lavoratori dell’UPS – sia che si trattasse degli autisti, generalmente più tutelati dei lavoratori dei magazzini -, la virtuosa divisione dei compiti tra un Comitato Negoziale per la prima volta nella storia dell’organizzazione sindacale integrato da membri provenienti dalla “base” (Rank-and-file in inglese), e la capillare preparazione dello sciopero, hanno piegato la controparte padronale con la sola minaccia dell’azione collettiva che sarebbe costata tremendamente cara all’azienda e all’economia nord-americana.

Diamo una panoramica dei risultati:

I lavoratori full-time e part-time avranno lo stesso aumento dello stipendio: subito 2,75 dollari di più all’ora e 7,50 in più over the lenght of the contract.

I lavoratori part-time – che sono il 60% della forza-lavoro all’UPS e lavorano prevalentemente nei magazzini – non riceveranno per ora meno di 21 dollari l’ora, ed i lavoratori a tempo, che già guadagnano quella cifra riceveranno aumenti proporzionati. In media i part-time ricevevano all’oggi 15,5 dollari l’ora, poco meno del doppio rispetto agli 8 che ricevevano nel 1982.

L’aumento dello stipendio sarà il doppio di quello ottenuto nel contratto precedente: nei prossimi cinque anni riceveranno complessivamente  un aumento del 48%.

teamsters dell’UPS saranno gli autisti più pagati negli Stati Uniti, incrementando la media della paga a 49 dollari l’ora.

I lavoratori part-time matureranno un miglioramento dell’anzianità retributiva di 1,5 dollari l’ora.

I lavoratori part-time neo-assunti guadagneranno 21 dollari l’ora, per poi passare a 23.

Verrà abolito l’odiato sistema del two-tier, che differenziava i lavoratori più anziani dai neo-assunti rispetto al trattamento retributivo. Chi ha fino ad ora subito questo sistema diventerà Regular Package Car Driver e gli verrà riconosciuta l’anzianità retributiva.

Tutti i mezzi dei driver saranno muniti di aria condizionata/ventilazione sia nell’abitacolo che nell’area di carico, a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo.

I lavoratori riceveranno una giornata di festività piena durante il Martin Luther King Day.

I lavoratori non saranno più costretti a straordinari nel giorno di riposo che verranno pianificati di fatto settimanalmente.

Ai lavoratori part-time verrà garantito di svolgere il proprio lavoro per otto ore, in maniera prioritaria rispetto al supporto degli “stagionali” (che verrà ristretto a 5 settimane tra novembre e dicembre).

Finora gli venivano garantite non più di 3/4 ore a turno, ed erano prevalentemente costretti a svolgere un secondo lavoro.

Verranno create 7.500 nuove posizioni full-time all’UPS e verranno “riempite” le 22.500 già aperte, creando maggiori opportunità di passaggio dal part-time al full-time durante la carriera lavorativa.

Il contratto che verrà firmato contiene più di settanta migliorie, e nessuna concessione da parte della base: un primato assoluto, nella storia contrattuale dei Teamsters.

Il 31 luglio, 131 rappresentanti delle sezioni locali statunitensi e di Puerto Rico si incontreranno per prendere visione dell’ipotesi di contratto, mentre tutti gli iscritti del sindacato riceveranno una lista dei miglioramenti del pre-accordo.

Si terranno poi incontri locali ed i teamsters avranno diverse settimane per esprimere la propria approvazione o la bocciatura attraverso il voto digitale, dal 3 al 22 agosto.

Questa vittoria è una pietra miliare per lo sviluppo del nuovo movimento operaio statunitense, e la palese dimostrazione di come i lavoratori che operano in un settore chiave come “la catena del valore” possono piegare alle proprie richieste anche un’azienda multinazionale espressione dell’oligarchia finanziaria, se organizzati da un sindacato militante che incentiva e non annichilisce il protagonismo dei lavoratori.

teamsters hanno veramente cambiato il gioco, e pensiamo, non solo negli USA.


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