Il forfeit di “Yo soy Giorgia”, donna, madre, italiana e per di più cattolica”, ricorda le nostre marachelle di studenti scapestrati. Impreparati in greco rifiutavamo l’interrogazione con la bugia “Non ho potuto studiare, è morta mia nonna”, che ovviamente godeva di ottima salute. Somiglia molto a una ‘marachella’, tradotta in volgare a una bugia, la motivazione addotta dalla Meloni per rinviare a martedì la seduta del consiglio dei ministri prevista per oggi alle 17 (nei giorni del week end, di sabato, domenica e lunedì, gli ‘onorevoli’ membri dell’esecutivo sono al mare). Il perché del rinvio? “Impegni personali”. Ma guarda un po’, le faccende private non impediscono alla premier di fiondarsi a Palazzo Chigi per incontrare nel pomeriggio di oggi la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola. È facile indagare sul vero motivo del rinvio: l’esecutivo doveva finalmente nominare il commissario per l’alluvione a due mesi dal tragico evento, ma è rissa interna alla maggioranza per il protervo veto di Salvini sulla scelta ovvia di Bonaccini. E c’è altro. Salta anche il decreto sulla sicurezza stradale proposto da Salvini, ma più rilevante e divisiva è la decisione che stupisce gli stessi parlamentari della maggioranza, perché arriva dopo giorni ad alta tensione per lo scontro interno al governo sul rifiuto di aderire al Mes (sì di Giorgetti, no di altri leghisti, sì di Forza Italia) ma anche per la lite in Senato sul decreto lavoro. Si cuciono la bocca i portavoce della maggioranza che interrogati sullo stato di salute dell’esecutivo, indottrinati dalla Meloni, ripetono all’unisono la favola della compattezza. Il rifugio nel gioco del nascondino della premier rivela altri motivi di grave ‘imbarazzo’. La Santanchè, ministra del Turismo, già contestata per essere in accertato conflitto di interessi, è sotto accusa come imprenditrice per comportamenti scorretti nei confronti di azionisti, dipendenti e fornitori, non pagati. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni, la ministra, secondo copione minaccia querele. ‘Report’ di Ranucci ha documentato i ‘guai’ della Santanché, proposta al governo dalla Meloni che pure aveva chiesto informazioni sulle sue società. Dunque sapeva. E scoppia il caso della corruzione nell’assegnazione dell’appalto milionario per le mascherine anti Covid, con certificati di accompagnamento falsi. In arresto il leghista Pini che vantava l’amicizia di Giorgetti. A lui ascriveva il merito di aver nominato alla direzione delle Dogane Minenna, legato ai 5Stelle, arrestato per corruzione (per di più consegnava ai ministri auto di lusso sequestrate). Fatti oltre che parole: è guerra senza esclusione di colpi Salvini-Meloni e la premier, galvanizzata dall’esito favorevole dei sondaggi, si spinge fino a minacciare elezioni anticipate. L’Italia resta l’unico Paese a non aver ratificato il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) che ha la funzione di assistere finanziariamente gli Stati in difficoltà.
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