La giustizia che uccide – Parola alle vittime mercoledì prossimo a Napoli

Una autentica chiamata alle armi, con la presenza viva, vibrante e sofferta delle vittime lasciate sul campo, da Aosta alla Sicilia, tutte faticosamente rialzatesi dalla montagna di fango che le aveva ingiustamente travolte.

Si terrà – forse non per caso – a Napoli l’incontro pubblico “Delle élite e delle pene, storie di antipolitica giudiziaria” che vedrà in campo mercoledì prossimo 14 giugno, all’Istituto Italiano Studi Filosofici, il presidente d’onore di “Nessuno tocchi Caino” Vincenzo Maiello, docente ordinario di Diritto penale alla Federico II. Con lui ci saranno i vertici dei Radicali Rita Bernardini, il segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio d’Elia, infaticabile difensore dei diritti negati, ma anche Francesca Scopelliti, storica compagna di Enzo Tortora che da anni gira in lungo e in largo il Paese per far sì che la barbarie toccata al suo compagno non avvenga mai più, e ancora il penalista partenopeo Riccardo Polidoro, responsabile dell’Osservatorio carcere.

Ma il cuore dell’incontro, che è organizzato dagli avvocati Alessandro Gargiulo, Manuela Palombi e Vincenzo Improta, sono loro, le vittime, che coi loro nomi e le loro storie scolpiscono le pagine più nere della giustizia italiana: l’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, Vito Gamberale, l’ex sindaco di Gioiosa Ionica Rocco Femia, il già deputato Amedeo Laboccetta, Ferdinando Mach di Palmenstein, nonché l’ex assessore del Comune di Aosta Marco Sorbara. Tutti innocenti ai quali la macchina giudiziaria nostrana aveva cercato di togliere reputazioni, famiglia, carriere, la vita.

Ed è di oggi la notizia che un altro simbolo delle torture giudiziarie di Stato, Bruno Contrada, abbia ottenuto dalla Cassazione, a 91 anni, il diritto di essere risarcito per l’ingiusto massacro subito.

Era da una decina d’anni che Napoli non ospitava un incontro di questa forza emotiva, capace di smuovere anche le coscienze più assopite. Almeno da quando, una decina di anni fa, ad organizzare questo “raduno di reduci della malagiustizia” con lo scopo di un’ampia, sofferta e condivisa riflessione, era stato il sempre battagliero avvocato Nicola Cioffi con la sua Camera Europea di Giustizia.

In quella occasione il convegno fu aperto dalla lettura di un brano tratto dalla lettera di Gabriele Cagliari dal carcere prima di togliersi la vita: questa.

«Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima. […] siamo cani in un canile dal quale ogni Procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima o alcune ore prima».

E’ prevedibile che anche stavolta gli artefici di quelle “esercitazioni” che, allora come oggi, segnano quotidianamente le cronache, cerchino di mettere la sordina mediatica all’incontro di mercoledì prossimo.

Noi faremo in modo che se ne parli, quanto più è possibile. Rita Pennarola, per anni condirettore della Voce, con l’avvocato Angelo Pisani firma un volume shock di prossima uscita che non solo ripercorre queste vie crucis, ma per la prima volta colpisce al centro quel grumo di potere che tuttora consente di commettere impunemente simili atti, con una proposta di riforma costituzionale semplice, reale, possibile.

Perché non dobbiamo smettere di credere che tutto questo scempio possa essere fermato.

 

In basso, la locandina.

 

Lascia un commento