Ci siamo. Alla corte del neofascismo, in fase della sua impunita estrinsecazione, accede uno dopo l’altro chi naviga senza meta nella palude della mediocrità. In natura, il fenomeno concede ai parassiti di sopravvivere a spese altrui. Inn politica è largamente diffuso. Lo praticano ‘mezze tacche’, mestieranti, parassiti appunto, che altrimenti farebbero compagnia notturna ai clochard. La sola dote di spregiudicati trasformisti è il perfetto tempismo di di-onorevoli allenati da stabile frequentazione con il jamping, per saltare lesti sul carro del vincitore, che sia di sinistra, centro o destra. Non solo i politicanti che usurpano il titolo di onorevole: ai globetrotters del girotondo intorno al potere si accodano giornalisti, scrittori, showman e show woman, cantanti, scienziati, tizi senz’arte né parte, buoni per tutte le stagioni. Agevolano il compito dei ‘vincitori’ di epurare i refrattari al pensiero unico. Diventa corale l’interessato servilismo, è capillarmente diffuso il vocio di endorsement per chi brandisce la bacchetta e dirige l’orchestra che sostiene la voce tenorile impegnata a interpretare “All’alba vincerò…” Ultimo a cantarla, sguardo in estasi al balcone di Palazzo Chigi, di dove se la spassa “Yo soy Giorgia”, è Matteo. No, non il valpadano leghista, ma il Matteo che a suo tempo, abile imbonitore, usò il Pd per scardinarlo. In crescendo di animosità destrorsa, Renzi prova ora a picconarlo, sbava con ingiurie e laida ironia sulla Schlein e compagni. Con il fine oramai palese di sodalizzare con i fratelli d’Italia, s’impadronisce del quotidiano “Riformista” e sforna editoriali per convincere i suoi pochi seguaci italiani che la Meloni, per carità non è fascista, che non alimenta la sua leadership prendendo a modello Orban. Contro di lei, proclama l’ex dem, è complotto, ordito dal Pd, in particolare da Elly Schlein.
Il Matteo dell’1,5 di gradimento degli italiani, è in sintonia con la narrazione ‘erotica’ di giornali e tv ‘amici’ di Giorgia, che pur se attorniata da super attenti portavoce, finge disinformazione, ignora la moltiplicazione di rigurgiti mussoliniani, le violenze quotidiane di gruppi eversivi della destra e desume, dalla prossimità con un nuovo caso di regime dittatoriale, la malefica idea di appropriazione del sistema informativo della Rai privata del suo meglio, della Tv pubblica che sarebbe sul punto di esiliare chi non la pensa come Fratelli d’Italia, che sarebbe pronta a ‘piazzare’ i suoi cortigiani ai vertici di enti pubblici e privati, delle forze armate, di musei, banche, della Rai. Ma Giorgia non è fascista. Lo giurano i suoi fedelissimi, lo dice chi ha in testa l’obiettivo non lontano di farsi adottare da una famiglia allargata della destra. Non è fascista…non è lei a intrufolarsi nei comizi in Spagna, acclamata dai fascisti di Vox, non sbava lei per l’adozione di modelli di dittatura condivisi da Le Pen, Orban, Erdogan. I suoi prezzolati adulatori dicono che chi la definisce nostalgica per nulla pentita del Ventennio è ossessionato da faziosa ostilità.
Resistere è continuare a contrastare il processo di fascistizzazione del Bel Paese, prima che sia troppo tardi.
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