ISRAELE / Il ‘JERUSALEM POST’ INVOCA UN GOLPE ANTI NETANJAHU

Forse l’inossidabile Benjamin Netanyahu sta arrivando al capolinea e sta per scoccare l’ora x.

Il segnale, da non poco, arriva da una delle più autorevoli testate israeliane, il ‘Jerusalem Post’ che in editoriale di fuoco appena pubblicato arriva ad auspicare un colpo di Stato contro il primo ministro, chiedendo a tutti i cittadini di scendere in piazza e “insorgere contro Netanyahu e costringerlo a lasciare il potere, risparmiando ad Israele il suo minacciosamente atroce comportamento”.

Parole che si commentano da sole e preannunciano un autentico tsunami politico.

Ecco tutte le frecce lanciate dal ‘Jerusalem Post’ contro il fino ad oggi inamovibile premier.

“E’ ora che gli israeliani si sollevino, sì, si sollevino. Netanyahu è semplicemente inadatto ad essere il primo ministro di Israele. E’ un bugiardo, un cospiratore e un imbroglioneed ha tentato “de facto un colpo di Stato con il pretesto di riforme giudiziarie”.

Alcuni giorni fa, comunque, il premier aveva sospeso la iper contestata riforma giudiziaria, che aveva fatto scendere centinaia di migliaia di israeliani in piazza. Ma l’opposizione non ha mollato la presa e addirittura è stato invaso un ‘think tank’ che aveva collaborato con l’ormai odiato Bibi per elaborare la riforma golpista.

E’ invece tenero con gli americani, il ‘Jerusalem Post’, perché nell’editoriale viene elogiato il presidente Joe Biden, per aver esercitato pressioni sul premier e negandogli un invito alla Casa Bianca.

Incalza il quotidiano: “E’ giunto il momento che il governo Netanyahu si renda conto che il suo approccio alle politiche interne che hanno dilaniato il Paese e la sua discordia con il più stretto alleato di Israele, gli Stati Uniti, è esattamente ciò che i nemici di Israele sperano e desiderano”.

E continua: “D’ora in poi, gli Stati Uniti non dovrebbero porre il veto a nessuna futura risoluzione delle Nazioni Unite che condanni Israele per una serie di trasgressioni. Gli Stati Uniti non dovrebbero impedire ai palestinesi di citare in giudizio Israele presso la Corte penale internazionale per le sue eclatanti violazioni dei diritti umani dei palestinesi”.

Una vera ‘rivoluzione’, un cambio di rotta totale, un pieno riconoscimento di tutte le violazioni di diritto internazionale e di tutte le atrocità commesse negli anni dall’esecutivo israeliano sulla pelle dei palestinesi!

Prosegue il j’accuse: “Gli Stati Uniti non dovrebbero continuare a fornire aiuti militari a Israele per la somma di 5,8 miliardi di dollari all’anno. Non dovrebbero garantire la sicurezza nazionale di Israele e scoraggiare qualsiasi minaccia rappresentata dai nemici di Israele. Sì, gli Stati Uniti dovrebbero semplicemente lasciare Israele a se stesso: lasciarlo nuotare o affondare”.

Più duri di così, davvero, si muore.

In questi giorni, pur avendo sospeso l’iter della ‘controriforma’ ad personamsulla giustizia (visto che il premier è sotto inchiesta per vari episodi di corruzione), l’esecutivo ha varato la costituzione di una ‘Guardia nazionale israeliana’. Non si va bene quali scopi e funzioni avrà: una sorta di polizia parallela? Secondo alcune fonti, “solo nei prossimi due-tre mesi (sempre che il governo non cada prima, ndr) verrà deciso quali saranno le sue prerogative e se obbedirà al capo della polizia o ad un altro organismo”.

Per ora, viene precisato in una nota governativa, si sa solo che la  Guardia nazionale “fungerà da forza dedicata, qualificata e addestrata per gestire, tra le altre cose, varie situazioni di emergenza, criminalità nazionalista e terrorismo”. Si evince, quindi, che avrà poteri ‘speciali’, ‘eccezionali’, adatti alla situazione odierna: una sorta di Super Polizia alle dirette dipendenze del premier. E come non definire, questo, un Golpe bianco?

Ehud Barak

E nonostante tutti i giganteschi problemi interni, continuano gli attacchi delle milizie israeliane in Siria: bombardamenti su Damasco hanno causato alcune vittime tra i civili, è stata attaccata con violenza la città di Homs.

 

Passiamo ad un’altra notizia davvero bomba – è proprio il caso di dire – e sempre in arrivo dal fronte israeliano. Un paio di giorni fa l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak ha ammesso, in un tweet poi subito rimosso, che Israele è in possesso di armi nucleari.

Ecco le testuali parole di Barak: “Nelle conversazioni telefoniche tra israeliani e funzionari diplomatici occidentali, sono state sollevate profonde preoccupazioni circa la possibilità che, se il colpo di Stato in Israele avrà successo, una dittatura messianica – che possiede armi nucleari e desidera fanaticamente un confronto con l’Islam centrato sul Monte del Tempio – sarà stabilito nel cuore del Medio Oriente”.

Parole da brividi.

Scrive il reporter Dave DeCamp: “L’arsenale nucleare israeliano è un segreto di Pulcinella, ma i funzionari israeliani e le loro controparti statunitensi non ne riconoscono l’esistenza. Poiché Israele non dichiara il suo arsenale, non è chiaro quante testate possiedano. Le stime attuali collocano l’arsenale tra le 90 e le 300 testate, ma il numero reale potrebbe essere più alto”.

Continua nella sua analisi, DeCamp: “Gli Stati Uniti e Israele hanno da tempo un’intesa riguardo alle armi nucleari israeliane, sviluppate per la prima volta alla fine degli anni ’60. Ogni presidente degli Stati Uniti, da Richard Nixon in poi, ha accettato di non fare pressioni su Israele affinchè firmasse il ‘Trattato di non proliferazione’ (TNP), in cambio della mancata dichiarazione da parte di Israele delle sue scorte. L’accordo consente agli Usa di continuare a fornire aiuti ad Israele anche se farlo è tecnicamente illegale. In base ad un emendamento alla legge sul controllo delle esportazioni di armi, gli Stati Uniti non possono fornire aiuti agli Stati dotati di armi nucleari che rifiutano di firmare il TNP”.

Così conclude la sua nota DeCamp: “Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, è stato recentemente interrogato sulla questione dal giornalista Sam Husseini. Quando è stato pressato su potenziali violazioni dell’Arms Contro Export Act e sul rifiuto del Dipartimento di Stato di riconoscere il programma di armi nucleari israeliano, Price ha deferito Husseini al governo israeliano”.

 

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