RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI / UN INTERVENTO DI GIULIO TARRO PER IL ‘BMJ’

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“Antibiotico-resistenza”. Una drammatica realtà o una bufala ingigantita dai soliti catastrofisti?

Cerchiamo di capirlo attraverso questa inchiesta, che avrà il suo punto forte in uno studio realizzato dal virologo Giulio Tarro: la ‘Voce’ è in grado di anticiparlo e verrà pubblicato ad aprile dal prestigioso ‘British Medical Journal’ con il titolo “Priorities and Threats of antibiotic resistance”.

 

IL PIANO NAZIONALE DI CONTRASTO DEL 2022

Partiamo dal nostro recente ‘Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza’, approvato il 30 novembre 2022 dalla Conferenza Stato-Regioni.

Ecco cosa dice: “Il documento fa seguito al precedente PNCAR 2017-2020, prorogato fino al dicembre 2021, e nasce con l’obiettivo di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza (ABR) nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione One Health, promuovendo un costante confronto a livello internazionale e facendo al contempo tesoro dei successi e delle criticità del precedente piano nazionale”.

Il logo del Piano nazionale. Sopra, il professor Giulio Tarro

Eccoci al nodo: “La resistenza agli antimicrobici (AMR), di cui l’antibiotico-resistenza rappresenta certamente il fattore di maggiore rilevanza, è un fenomeno che avviene naturalmente nei microrganismi, come forma di adattamento all’ambiente, ed è dovuto alla capacità di questi ultimi di mutare e acquisire la capacità di resistere a molecole potenzialmente in grado di ucciderli o arrestarne la crescita. A causa dell’enorme pressione selettiva esercitata da un uso eccessivo e spesso improprio degli antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico, nel tempo questo fenomeno ha assunto i caratteri di una delle principali emergenze sanitarie globali”.

Vengono poi snocciolate alcune cifre, relative al “numero di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici”: 685.433 nel 2016; 865.767 nel 2019; 801.517 nel 2020.

Continua il rapporto: “Queste infezioni hanno determinato un numero annuo di decessi attribuibili, che è aumentato da 30.730 nel 2016 a 38.710 nel 2019, con una lieve diminuzione nel 2020 (35.813 decessi). Ma l’impatto dell’ABR non si limita solo alla mortalità, includendo anche ricoveri prolungati, ritardi nella somministrazione di terapie o nell’effettuazione di interventi, un aumento delle infezioni post-chirurgiche e/o post-chemioterapia, a causa dell’inefficacia dei protocolli di profilassi comunemente impiegati. Inoltre nel settore veterinario, l’ABR, oltre a comportare un aumento del potenziale rischio sanitario per i professionisti e proprietari degli animali, può essere responsabile della riduzione sia dell’efficienza degli allevamenti sia delle produzioni”.

E così conclude: “Per preservare il valore degli antibiotici e tutelare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, è fondamentale che, non solo gli operatori sanitari e le istituzioni, ma anche i cittadini prendano piena coscienza della portata di questo fenomeno: solo collaborando si può sperare di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici”.

 

IL DRAMMATICO ‘RAPPORTO O’NEILL’

Ma vediamo, più in dettaglio, di cosa realmente stiamo parlando.

Jim O’Neill

Tutto nasce (o meglio, la consapevolezza del problema emerge) grazie ad uno studio multidisciplinare commissionato dal governo britannico sette anni fa, nel 2016, passato alle cronache come ‘Rapporto O’Neill’, perché prendeva il nome dallo scienziato che lo ha coordinato, Lord Jim O’Neill.

Il quale era profondamente convinto che l’abuso di antibiotici in tutto il mondo stava provocando una resistenza sempre più forte dei batteri alle terapie, tale da renderli progressivamente più pericolosi e anche letali per l’uomo, in grado di infettare e ammazzare milioni di esseri umani.

Lo studio si concludeva con previsioni a dir poco catastrofiche: veniva infatti stimato che, senza allestire un’adeguata politica sanitaria di contrasto, l’antibiotico-resistenza avrebbe potuto provocare almeno 10 milioni di morti in tutto il mondo entro il 2050. Un numero – se paragonato alle cifre del Covid-19 – in proporzione ben superiore.

All’epoca il rapporto O’Neill venne criticato da molti ricercatori e bollato come catastrofista.

Ma oggi il coordinatore di quello studio torna alla carica e afferma: “Il numero di persone che stanno già morendo è due volte superiore a quello da noi ipotizzato nel 2016, ovvero 1,7 milioni contro 700 mila”. Uno scenario confermato dal microbiologo spagnolo Bruno Gonzales-Zorn, secondo cui il Covid-19 ha creato una “tempesta perfetta”, con la conseguenza che “i 10 milioni di morti l’anno potrebbero verificarsi non più nel 2050, ma nel 2040 o nel 2030”.

Bruno Gonzales-Zorn

Torniamo a Lord Jim O’Neill. Non solo un medico, ma anche un parlamentare Tory (ossia i conservatori) e soprattutto un’intelligenza poliedrica: ha lavorato ai livelli alti di ‘Goldman Sachs’ (il tempio del turbo capitalismo), ma è anche l’inventore del sistema ‘BRICS’ di cui la ‘Voce’ ha spesso parlato (l’asse di cooperazione economica e commerciale tra Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica, in fase di forte espansione); non basta, perché O’Neill è un anche fiero oppositore delle logiche di Big Pharma che punta solo sui profitti e se ne frega della salute dei cittadini.

A suo parere, infatti, le multinazionali del farmaco non intendono fare investimenti nelle ricerche che servono per sviluppare e produrre nuovi antibiotici più efficaci e capaci di debellare i batteri resistenti agli antibiotici oggi utilizzati. La grande lobby di Big Pharma – chiarisce O’Neill – così come è successo con il Covid-19 ha fiutato il business e tenta di realizzare i massimi profitti, facendo in modo che siano i governi (proprio come abbiamo documentato in una NEWS di ieri) a sborsare i miliardi di dollari o euro fondamentali per la ricerca.

E quindi suggerisce ai governi, O’Neill, di imporre la regola ‘tax or play’: ossia costringere le aziende farmaceutiche a finanziare le proprie ricerche; altrimenti verranno penalizzate attraverso il pagamento di una tassa del 2 per cento sulle vendite, finalizzata a supportare la ricerca dei nuovi antibiotici in gradi di sconfiggere i batteri più resistenti.

Vedremo, a questo punto, cosa decideranno i singoli governi e come si comporterà la UE. Su cui, però, non c’è molto da sperare, visto il clamoroso precedente del ‘Pfizergate’ che coinvolge in pieno il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il Ceo di ‘Pfizer’, Albert Bourla, e quanto sta emergendo dalla ‘Commissione d’inchiesta sui vaccini’ varata a settembre proprio dal Parlamento europeo dalla quale ne stanno venendo fuori di tutti i colori, non solo sulle connection affaristiche tra von der Leyen e Bourla, ma anche sulla totale ‘inefficacia’ e ‘insicurezza’ di quei vaccini pagati a peso d’oro (da ben 71 miliardi di euro il contratto con la sola ‘Pfizer’!).

 

ECCOCI ALLO STUDIO DI TARRO PER IL ‘BMJ’

Tutto ciò detto, passiamo all’intervento di Giulio Tarro che tra  pochi giorni, ad aprile, apparirà sul ‘British Medical Journal’.
Va ricordato che il ‘BMJ’ ne ha già pubblicati 5, sempre firmati dal virologo partenopeo, negli ultimi mesi: un vero record, vista l’autorevolezza della rivista, difficilmente eguagliabile dai tanti virologi di casa nostra che preferiscono i talk televisivi ai laboratori o alle ‘sudate carte’. Se andate alla casella CERCA in alto a destra nella home page della ‘Voce’ (che porta al nostro archivio) e digitate ‘British Medical Journal’ oppure ‘Giulio Tarro’ li potrete leggere.

Da rammentare, inoltre, tre fondamentali volumi firmati dallo stesso Tarro in tema di vaccini.

Il primo è del 2018, ben prima del Covid-19, si intitola ’10 cose da sapere sui vaccini’ e riguarda quelli ‘tradizionali’: da inoculare nei bimbi – scrive Tarro – sempre seguendo il principio di massima cautela e precauzione. Un libro da consigliare a tutti i genitori, perché i vaccini sono un farmaco che non può essere preso a cuor leggero, visto che presenta i suoi ‘effetti collaterali’.

Effetti collaterali che si stanno manifestando, in misura drammatica, con quelli anti-covid a RNA messaggero, come ‘Pfizer’ e ‘Moderna’: lo documentano gli ultimi dati diffusi dai sistemi di vigilanza statunitensi, europei e ora anche quello italiano: i ‘CDC’ Usa, l’EudraVigilanza Ue e la nostra AIFA, infatti, finalmente si sono decisi a tirar fuori le cifre dai cassetti. E sono cifre agghiaccianti, che mettono nero su bianco milioni e milioni di ‘effetti avversi’, di cui la metà ‘di grave entità’, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (pericarditi, miocarditi, trombosi, ictus e infarti).

Nell’ultimo libro, ‘Covid 19 – La fine di un incubo’, Tarro minimizza sulla pandemia (pur rammentando i clamorosi errori commessi da politici e scienziati) e punta l’indice sui vaccini sperimentali, inefficaci e insicuri, capaci di produrre ‘effetti avversi’ a breve, medo e lungo termine. E si chiede: come mai lo Stato che ha reso obbligatori quei vaccini, non ha almeno reso altrettanto obbligatori test genetici ad hoc che avrebbero potuto prevenire moltissimi effetti avversi a livello cardiaco? C’è da chiedersi: come mai – resisi conto dei gravissimi errori fatti – politici e scienziati non fanno niente per frenare la tragedia, ad esempio rendendo obbligatori quei test genetici?

Due recenti libri del professor Tarro

Nel profetico libro scritto invece a pochi mesi dallo scoppio della  pandemia, ossia a giugno 2020, Tarro anticipava quanto poi si sarebbe drammaticamente verificato in quei bollenti mesi: con un governo capace solo di coniare il diktat ‘Tachipirina e Vigile attesa’ che ha provocato decine di migliaia di morti innocenti, invece di prescrivere CURE domiciliari e FARMACI che pure esistevano già in commercio, costavano poco (ecco il tallone d’Achille) e, se presi al primo insorgere dei sintomi, servivano a frenare l’infezione da Covid-19 ed evitare la tragica, scontata trafila del ricovero in ospedale, poi la rianimazione, la ventilazione, l’intubazione e la morte.

 

E quel libro del 2020 significativamente s’intitolava ‘Covid 19 – Il virus della paura’, perché la strategia del nostro governo – come di quasi tutti i governi occidentali, dagli Usa all’Inghilterra – si è basata tutta sull’instillar paura, terrore nei cittadini, affinchè senza fiatare fossero obbligati a quei vaccini, sopportassero senza   aprire bocca lockdown e mascherine, venissero in sostanza privati di ogni libertà senza che fosse loro assicurata la salute, anzi!

Non ci resta, a questo punto, che passare alla lettura dell’intervento firmato da Tarro per il BMJ sulla ‘antibiotic resistance’.

 

 

 

Priorità e minacce della resistenza

agli antibiotici

 

di Giulio Tarro
Presidente della T.&L. de Beaumont Fondazione Bonelli per il Cancro, Ricerca, Napoli, Italia

 

ASTRATTO
La storia degli antibiotici sarebbe ormai troppo lunga per essere riportata in dettaglio. Tuttavia, a partire dalla metà del secolo scorso, dopo un primo tentativo compiuto dai sulfamidici, prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, furono proprio i loro scopritori a porre le basi per le modalità di un trattamento terapeutico che indubbiamente cambiò radicalmente la vita aspettativa della maggior parte delle malattie infettive conosciute, soprattutto per quanto riguarda il mondo dei batteri. Riportiamo quindi le loro formule insieme ai grandi studiosi che le scoprirono.

 

 

 

 

INTRODUZIONE
L’ex presidente dell’American Society of Microbiology (ASM) Susan Sharp, Ph.D., si è unita ai leader mondiali all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York (2016-9-21) in uno storico incontro che ha concentrato gli sforzi per combattere la resistenza antimicrobica ( AMR). Questa è la quarta volta nella storia delle Nazioni Unite che un tema sanitario viene discusso nell’Assemblea Generale. (HIV, malattie non trasmissibili, Ebola).
La resistenza antimicrobica è diventata una delle ovvie minacce alla salute globale e una crescente preoccupazione per gli specialisti sanitari. In tutto il mondo, molte infezioni comuni stanno diventando resistenti ai farmaci antimicrobici usati per curarle, con conseguente aumento della mortalità. Inoltre, non ci sono abbastanza nuovi antibiotici in fase di sviluppo per sostituire quelli più vecchi e inefficaci (1).
L’ASM ha stabilito che la resistenza antimicrobica è una priorità assoluta e sostiene un approccio multisettoriale concertato per combattere questo problema. Lettera dell’ASM rilasciata all’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite con la raccomandazione chiave per sostenere il piano d’azione delle Nazioni Unite più forte possibile contro la resistenza antimicrobica.

 

METODI
Altre iniziative per combattere la resistenza antimicrobica
Nuovi test diagnostici per evitare inutili somministrazioni di antibiotici
UN. Diagnosi tempestiva per risolvere il tipo di infezione virale o batterica evitando inutili prescrizioni di antibiotici.
B. Individuazione degli antibiotici più idonei a debellare un’infezione batterica, limitando così la comparsa di ceppi resistenti.
C. La ciprofloxacina o levofloxacina sono i farmaci più coinvolti nelle infezioni urinarie, respiratorie e ossee resistenti ad altri antibiotici.

 

Importanza dei vaccini
I vaccini riducono il numero di casi di infezione e di conseguenza la necessità di antibiotici. Riportiamo ad esempio quanto affermato da Lord O’Neill che guida la Review on AMR (maggio 2016) <Un vaccino coniugato antipneumococcico, già utilizzato in varie parti del mondo, potrebbe in gran parte prevenire le 800.000 morti annuali di bambini sotto i cinque anni causati da Streptococcus pneumoniae e potrebbe anche prevenire oltre 11 milioni di giorni di uso di antibiotici da parte di questi bambini, riducendo la probabilità che si sviluppi resistenza>.

Stafilococchi resistenti alla meticillina (infezioni nosocomiali)
Questi batteri hanno una proteina con scarsa affinità per gli antibiotici (beta-lattamasi, come la penicillina e la cefalosporina).

Resistenza alla vancomicina degli enterococchi
L’AMR si ottiene con la produzione di altre proteine che sostituiscono il bersaglio (il peptidoglicano della parete batterica) della Vancomicina, per l’esposizione di un trasposone che codifica una proteina che si trova all’esterno della cellula batterica e si lega alla Vancomicina inattivandola.

Procalcitonina
È stato dimostrato che l’utilizzo di algoritmi per la diagnosi delle infezioni batteriche e la somministrazione di terapia antibiotica (Antibiotic Stewardship) guidata dalla procalcitonina (PCT) può ridurre significativamente l’esposizione agli antibiotici. È quindi possibile ipotizzare un beneficiario indiretto in termini di riduzione dell’antibiotico resistenza derivante dall’uso della PCT

Uso di antibiotici negli animali da produzione alimentare come promotori della crescita
Più del 70% degli antibiotici usati negli USA sono utilizzati per nutrire gli animali (polli, suini, bovini) in assenza di malattia.
L’uso di antibiotici negli animali da produzione alimentare è stato associato alla comparsa di ceppi resistenti agli antibiotici (batteri Escherichia coli, Salmonella, Campylobacter, Enterococcus).
Sia gli studi americani che quelli europei suggeriscono che questi batteri resistenti possono causare infezioni negli esseri umani che non rispondono agli antibiotici comunemente prescritti.
Nel settore agricolo è ora necessario porre restrizioni all’uso di antibiotici che non hanno uno scopo terapeutico.

Limiti e divieti degli antibiotici nella produzione alimentare
Dal rapporto Swann (1969) l’uso di antibiotici negli animali è stato limitato in Gran Bretagna come causa di AMR (1970).
L’Unione Europea ha vietato l’uso di antibiotici come agenti promotori della crescita dal 2003.

Sono stati proposti due progetti di legge statunitensi per eliminare gli antibiotici non terapeutici dalla produzione alimentare animale.

RISULTATI
Non dobbiamo aspettare fino al 2050 per saperne di più sulle infezioni batteriche come causa di mortalità ed essere consapevoli che il sistema idraulico ospedaliero deve essere considerato come una riserva per l’AMR. Esistono ricerche sul ruolo delle tubazioni ospedaliere nell’evoluzione e nello scambio genico della resistenza ai farmaci, in particolare dei batteri gram-negativi, e su come questi microrganismi si evolvono rapidamente attraverso la condivisione del DNA. È comprensibile come un gene di resistenza agli antibiotici possa essere scambiato tra specie batteriche nel nostro sistema ospedaliero dove non è coinvolta l’acqua del rubinetto o dell’acqua potabile, ma la cosiddetta acqua usa e getta, quella delle sentine e dei wc. Sfortunatamente, i microrganismi gram-negativi sono di casa nell’acqua ambiente, in particolare nell’acqua usa e getta, che è un buon posto per scambiare la resistenza agli antibiotici ed evolversi. La recente ricerca sul genoma e il riconoscimento dell’ambiente acquatico hanno rappresentato il modo in cui i pazienti raccolgono germi resistenti agli antibiotici dagli schizzi d’acqua e dai bagni. D’altra parte, l’intervento preventivo per queste dispersioni idriche ha già dimezzato l’acquisizione di infezioni da microrganismi resistenti agli antibiotici (2,3).

 

DISCUSSIONE
I patogeni Enterococcus faecium, Staphylococus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas areuginosa e le specie Enterobacter rappresentano la minaccia più grave di sviluppare infezioni resistenti agli antibiotici senza trattamento, in particolare i membri gram- negativi di questo gruppo (Escherichia coli, K pneumoniae, P. auriginosa e A. baumannii) che rappresentano una minaccia particolare a causa della loro doppia membrana che impedisce a molti antibiotici di accedere al loro bersaglio. Per 50 anni non sono stati approvati nuovi antibiotici per questi agenti patogeni.
Le arilomicine sono una classe di lipopeptidi macrociclici che inibiscono la peptidasi di segnalazione batterica di tipo 1 (SPasi), una proteasi essenziale legata alla membrana che utilizza una coppia serina-lisina atipica per ottenere sequenze segnale dalle pre-proteine prima della traslocazione attraverso la membrana citoplasmatica (4). Da 20 anni si studiano antibiotici che prendono di mira queste proteasi per cercare di sviluppare farmaci con attività contro i batteri gram-positivi in cui il sito attivo dell’enzima è esposto sulla superficie della cellula. Nei batteri gram negativi la sede di questo enzima si trova nello spazio periplasmatico tra la membrana vera e propria e la membrana esterna ritenuti inaccessibili alle arilomicine perché il loro peso molecolare e la tendenza alla lipofilia precludevano la penetrazione della membrana esterna. Nel corso del tempo è iniziato lo studio sistematico degli analoghi dell’arilomicina con maggiore affinità per il bersaglio e migliore penetrazione della membrana esterna. È stata così finalmente scoperta la molecola G0775, un derivato sintetico dell’arilomicina, con potente attività antibatterica in vitro contro i patogeni gram negativi sopra menzionati (5).

 

CONCLUSIONE
I microbi patogeni altamente resistenti a tutti gli antibiotici conosciuti sono suscettibili alla molecola G0775 con resistenza de novo trascurabile. La potente attività in vitro di questa molecola si traduce in una forte efficacia in vivo in diversi modelli di infezione, dimostrando il potenziale di questi prodotti naturali come bersaglio contro il crescente pericolo di batteri gram-negativi resistenti agli antibiotici.
Infine, l’ampio spettro e la potente attività di G0775 insieme alla bassa capacità di resistenza spontanea agli antibiotici e all’eccellente efficacia preclinica suggeriscono che gli analoghi dell’arilomicina potrebbero rappresentare una nuova classe di antibiotici contro i gram-negativi, molto necessaria. Tale nuovo meccanismo di questa classe di antibiotici ha il potenziale per riportare indietro l’orologio delle attuali armi contro i batteri patogeni e quindi aiutare a posticipare le prospettive di un ritorno all’era pre-antibiotica almeno al 2050 (6,7).

 

RINGRAZIAMENTI
L’autore ringrazia per il sostegno: Fondazione T. & L. De Beaumont Bonelli per la Ricerca sul Cancro. Napoli, Italia.

 

 

Riferimenti

  1. Tarro G. Infezioni nosocomiali e resistenza agli antibiotici. Messina Medica 2.0. 17 agosto 2020.
  2. Tarro G e Altucci P. Medicina e prospettive di vita. MEDIC vol 24(2):51-57, 2016.
  3. Altucci P e Tarro G. Ruolo dell’eziopatogenesi in Medicina Interna. Il Policlinico Sez. Med. volume 121: 61-81, 2014.
  1. Smith PA, Koehler MFT, Girgis HS e altri. Le arilomicine ottimizzate sono una nuova classe di antibiotici Gram-negativi. NATURE vol 561: 189-194, 13 settembre 2018.
  1. Progressi sulla resistenza agli antibiotici. NATURE vol 562: 307-308, 18 ottobre 2018.
  1. Li Guanjin, Yu Mingcan, Lee Won-Woo, Tsang Michael, Krishnan Eswar, Weyand MC, Goronzy J J. Decline in miR-181 un’espressione con l’età altera la sensibilità del recettore delle cellule T aumentando l’attività DUSP6. Medicina della Natura. 18, 1518-1524, 2012
  1. Tarro G e Altucci P. Micoplasmi e micoplasmosi: 20 anni dopo. Il Policlinico Sez. prot. volume 121: 229-245, 2014

 

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 ARTICOLO ORIGINALE SU BMJ

 

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