Altro che idillio, altro che endorsement per la Meloni di Landini: “Il sindacato (così avvenne nel ‘Ventennio’) escluso dalle trattative dell’esecutivo”. Parla il ‘sindacato del fare’ del rieletto segretario della CGIL e apre il fronte delle ostilità alla Meloni, ai suoi ministri. Annuncia un prossimo sciopero unitario, anche in risposta alla provocazione della Meloni, che di sicuro non sta dalla parte dei poveri, dei lavoratori, dei disoccupati e ha osato dire a Landini “Tu rappresenti una parte, io il Paese”.
Tra un ‘Mojto’ e l’altro, un Karaoke e una coppa di champagne, esauriti gli abbracci augurali, i selfies con Piantedosi, Valditara e Rauti, per il rito dei suoi ’50 anni, Salvini firmato un patto di sangue con la Meloni. In cambio riceve il folle ‘go’ preliminare al progetto faraonico del ponte sullo stretto di Messina. La furbacchiona “Yo soy Giorgia” finge di accontentarlo. Sa che al peggio il bilancio del suo governo si ritroverà con meno 50 milioni in cassa, quanti nel 2023 arricchiranno la società Stretto di Messina, che si è ‘mangiato’ il finanziamento precedente di 300 milioni, divorato dagli amici degli amici, senza aver prodotto nulla. Peccato! Al decreto mancano le risorse finanziarie, tutte a carico dello Stato e mancano le autorizzazioni ambientali. Per il momento, per far contento un amico, Salvini ha previsto la deroga al tetto di 240 mila euro per il prossimo amministratore delegato. Il ponte, si farà? La Meloni ne dubita.
Scherzare fa buon sangue e allora grazie signora Francesca. Ci ha divertito assai l’intervista rilasciata a un giornalista, che lei deve aver giudicato un po’ bevuto. Gli ha detto: “Il suo alito dice già tutto”. Botta del giornalista che provoca così: “Era già lesbica quando era la fidanzata di Berlusconi?” Risposta: “Se mi chiama lesbica non è un insulto. Comunque la mia bisessualità non l’ho mai negata, neanche a Berlusconi”. Poi la Pascale si fa seria, e richiesta di parlare della Schlein: “Nessun dubbio, difende i diritti civili”. Poi un nuovo esempio di vocazione per la satira: “Votare a destra, per come sono, è come se un tenero capretto, chiamato alle urne, votasse per la Pasqua.
Quel mattacchione di Trump, perfino a livello più basso, rispetto alle accuse relative alle signorine pagate da Berlusconi per non testimoniare ‘contro’. Il tycoon Usa rischia la galera (bravi, in America finiscono anche i potenti della politica) con l’accusa di aver pagato con un regalo di 130mila dollari il silenzio della pornostar Stormy Daniels, ‘alternativa’ al femminile della moglie Melania impegnata a partorire un loro figlio.
Napoli bislacca: vive il momento magico del tutto esaurito di musei, alberghi, ristoranti, ma accoglie lo straripante turismo con il trasporto urbano in tilt: Metro a singhiozzo, Funicolare di Chiaia out per un anno e più, Circumvesuviana da quarto mondo.
Fonte il benemerito Paolo Berizzi (la Repubblica): Guido Gheri, dj e patron della radio privata Studio 54 di Firenze, condannato a 5 anni e 6 mesi, interdetto per sempre dai pubblici uffici. In diretta aveva definito i migranti “cannibali, mostri, stupratori, picchiatori, violentatori e spacciatori” e la Kyenge, ministra di colore, un ‘mostriciattolo’. Dalla ‘muta’ di Palazzo Chigi, al secolo la Meloni, come sempre, non una parola, forse per averne dette troppe e ritrite al congresso della CGIL
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