La rabbia di Cutro

In deficit di conoscenza della legislatura vaticana è consapevolmente un azzardo avanzare l’idea di annettere alla giustizia clericale l’ipotesi di una scomunica collettiva del governo per disumanità, ma non è idealmente illegittima se connessa al ‘caso’ Cutro. Prima destinataria del provvedimento sarebbe la protagonista del famigerato “Yo soy cristiana” in Spagna urlato ai comizianti fascisti di Vox. La signora che comanda l’esecutivo di destra-destra (lo avrebbe imposto il suo ruolo istituzionale) non ha avvertito per dodici giorni il dovere di esprimere sul posto il cordoglio dell’Italia e non lo ha fatto neppure dopo  la sceneggiata del consiglio dei ministri in trasferta a Cutro, dove il governo, protetto uno spropositato contingente di carabinieri, soldati, polizia, dalla Digos e guarda spalle, è stato accolto con qualche tiepido applauso di calabresi destrorsi e da una rumorosa, partecipata protesta, da un  sit-in di comitati e realtà sociali calabresi contro quella la ‘passerella del governo’. Auto blu del governo bersagliati da peluche dedicati ai tanti bambini morti nel terribile naufragio.  Fischi e “Non in mio nome” e “assassini”, “Potevano essere salvati” “Il governo arriva i morti rimangono”. gli slogan urlati al Governo Meloni, al ministro Piantedosi. La contestazione è stata solo in parte contenuta dalla polizia, che ha bloccato con transenne presidiate ogni accesso alla zona ‘calda’ dell’arrivo dei ministri. La Meloni, che ha disertato il palasport, provvisorio cimitero per le  vittime del naufragio, ha evitato ogni contatto con i parenti, indignati per l’’ordine’ di trasferire le salme a Bologna, ma è stata costretta dalla protesta dei familiari delle vittime a cancellare la decisione di Piantedosi. Indignato anche il sindaco di Cutro, ignorato dal governo: “Non mi hanno invitato neppure per un saluto istituzionale”. Sedici chilometri separano il municipio di Cutro dal Palazzetto dello sport di Crotone. Hanno segnato la distanza invalicabile tra il governo e le famiglie delle vittime del naufragio del 26 febbraio, che hanno atteso invano un segnale di pietà. L’incredibile difesa del ministro dell’Interno della Meloni: “Piantedosi non poteva fare di più”. Secondo il Pd dovrebbe essere indagato per strage colposa. Alta tensione tra governo e giornalisti che chiedono ragione del mancato soccorso. La Meloni “Non accetto l’idea che ci siamo voltati dall’altra parte”, ma evita di rispondere alle accuse di non aver giustificato tempi e modi del mancato soccorso. Dalla “Yo soy cristiana” neppure una parola di distanza dal raduno di domani a Milano, della ‘convention’ fascista  che vede in piazza l’’estrema destra di Lealtà Azione, Fortezza Europa, Casa Pound, Rete dei patrioti, Veneto Fronte Skinheads. Solidarietà alla segretaria del Pd, ma nessun provvedimento per individuare i responsabili (di non difficile identificazione), della scritta apparsa su un muro di Viterbo “SCHLEIN LA TUA FACCIA È GIA’ UN MACABRO DESTINO”, che sovrasta una svastica. Non una parola sulla lettera di minacce inviata a Boccia, sostenitore della candidatura della Schlein.


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