Tucker Carlson, l’anchorman più seguito degli Stati Uniti, ha iniziato a rendere di pubblico dominio le riprese delle telecamere relative all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, che gli sono state consegnate dal presidente della Camera, il repubblicano McCarthy. Filmanti che secondo diversi media alternativi confermerebbero le loro ricostruzioni dei fatti, definite complottiste dai media mainstream.
Lo sciamano e la sua scorta
Interessante, in particolare la parte del video di cui è protagonista Jake Angeli, il famoso Sciamano QAnon che durante l’assalto si assise sullo scranno più alto del Campidoglio, assurgendo a simbolo della ribellione.
Una ribellione, ricordiamo, che decretò la fine del tentativo di Trump di costringere il Parlamento a ricontare i voti che lo davano sconfitto (l’assalto avvenne mentre i repubblicani si accingevano a leggere in aula la documentazione dell’asserita frode elettorale).
Il filmato che segue le gesta di Angeli in quel fatidico 6 gennaio lascia basiti. Entrato nel palazzo agghindato da sciamano indiano, con tanto di copricapo cornuto, viene scortato da due agenti della polizia lungo i corridoi dell’augusto edificio istituzionale.
I corridoi che attraversano sono deserti, nonostante lo sciamano sia penetrato nell’edificio con altri (si vede nel video). L’assenza di altri infiltrati nei corridoi percorsi dal trio lascia pensare che i due agenti lo stanno accompagnando lungo percorsi ignoti ai più, quanto riservati.
Lo si vede camminare sicuro e tranquillo, nulla a che vedere con la performance che successivamente fece il giro del mondo, che lo vide agitarsi e ululare in modalità bestiale in mezzo alla folla che aveva preso il palazzo.
Il filmato segue lo strano trio fino a una una saletta secondaria (minuto 3.50 del video) che dà su una porta a vetri. Gli agenti tentano di aprire la porta, ma non riescono, così il bizzarro terzetto torna a percorrere i corridoi deserti di Capitol Hill, evidentemente alla ricerca di un altro ingresso.
Al minuto 4.08 la scena più inquietante: gli agenti e lo strano sciamano raggiungono un corridoio presidiato da otto agenti in tenuta anti-sommossa, con tanto di caschi protettivi (il più prossimo alla telecamera sembra un superiore), ma all’arrivo del cornuto e dell’agente che lo accompagna (l’altro segue dietro), lo sbarramento si apre, lascandoli passare.
Il particolare dei caschi protettivi non è secondario, perché indica che gli agenti in questione erano ben consci dei disordini, eppure… Va notato anche che gli agenti che presidiano il corridoio non fanno domande né si interrogano tra loro sullo strano personaggio che gli sfila davanti. Il suo arrivo è accolto con un’indifferenza che interpella ulteriormente.
Al minuto 4.30 il cornuto interloquisce con i suoi accompagnatori, sembra chiedere spiegazioni. La scena viene spezzata da immagini successive, mentre il seguito dell’interlocuzione si può vedere al minuto 5.00, quando gli agenti gli aprono una porta dalla quale si accede all’aula sacra di Capitol Hill, la Camera.
L’ingresso dentro l’aula è immortalato al minuto 4.50, che vede il cornuto entrare nel luogo più alto del Campidoglio da un ingresso laterale, seguito dal suo accompagnatore in divisa. L’aula, almeno la parte inquadrata dal filmato, sembra ancora vuota, ma l’impressione che sia arrivato prima di tutti gli altri non dovrebbe essere sbagliata, data la tranquillità con cui l’agente che lo scorta incede tra i banchi vuoti.
Domande di allora e di oggi
Quando avvenne l’assalto a Capitol Hill, avevamo titolato la nota relativa: “Washington DC come piazza Maidan“, accennando alla possibilità che l’assalto ricalcasse gli schemi propri delle rivoluzioni colorate, quelle di cui son maestri gli apparati americani. Il filmato sullo sciamano aggiunge ulteriori domande a quelle di allora.
Quanto al cornuto, oltre a ricordare che sua fu l’immagine virale che fece il giro del mondo, assurgendo a simbolo dell’asserito colpo di Stato di Trump, val la pena ricordare le sue mosse prima e dopo il suo ingresso a Capitol Hill.
Anzitutto prima. Infatti, al tempo ci interpellammo a lungo sulla foto che immortalava il cornuto in mezzo alla folla che manifestava sul prato antistante al Campidoglio. Una fotografia rubata che lo vedeva vicinissimo a Michiel Vos, giornalista olandese genero di Nancy Pelosi, allora speacker della Camera per i democratici.
Michiel Vos, genero di Nancy Pelosi, in “compagnia” dello sciamano Jack Angeli prima dell’”Assalto” a Capitol Hill
Una foto che ci aveva comunicato suggestioni, ma soprattutto domande sullo strano destino che di lì a poco avrebbe visto il cornuto in questione posare il suo deretano proprio sul seggio della Pelosi, il più prestigioso del Campidoglio e il terzo per importanza degli Stati Uniti d’America.
Quindi ci siamo interpellati anche sul dopo, notando come lo strano sciamano, nonostante il suo volto fosse ormai noto a tutto il mondo, non fu arrestato che molto dopo l’accaduto. Nonostante fosse ricercato da Fbi, Cia, Nsa, Dea, polizia e quanto altro, passarono giorni prima che riuscissero ad acciuffarlo.
Peraltro, il cornuto, nonostante in teoria fosse braccato in ogni dove, ebbe anche modo di rilasciare interviste ai media. A ViceNews, ad esempio, ebbe a dire di non essere preoccupato per l’eventuale arresto e di aver “contattato l’Fbi”, con l’investigatore interessato solo a un non meglio precisato “scoop”.
Sull’assalto abbiamo scritto altre note, come quella dell’inspiegabile defaillance degli apparati di intelligence, i quali non avevano notato il messaggio virale Operation Occupy Capitol Hill circolante sui social nei giorni precedenti l’assalto. Messaggio che avrebbe dovuto far scattare l’allarme con conseguente rafforzamento delle misure di protezione. Ma si tratta solo di uno dei tanti segnali ignorati in quei giorni.
Inoltre, in altre note, abbiamo dato conto di un’inchiesta di Revolver News che evidenziava le dinamiche dell’assalto, mettendo a fuoco alcune figure chiave dell’operazione ancora stranamente a piede libero nonostante il ruolo guida che ebbero nell’occasione (vedi Piccolenote 1 e Piccolenote 2).
Probabile che la storia dei filmati non sia finita qui e che Carlson riservi ulteriori sorprese. Resta la domanda sul perché i media mainstream non stiano dando il dovuto risalto allo scoop, sia per la sua importanza sia perché evidenzia in maniera inconfutabile quantomeno delle complicità interne nell’operazione.
Un silenzio che stride con la copertura che gli stessi hanno dato all’assalto, sul quale hanno versato ettolitri di inchiostro (digitale) per accusare Trump e i suoi fan del fattaccio. Evidentemente il video suscita domande scomode.
Infine, il filmato suscita qualche dubbio anche sulla magistratura che ha indagato e ha istruito i processi contro i rei, veri o asseriti tali, del misfatto. Essi hanno avuto accesso a questi e altri filmati. Eppure non sembra che abbiano allargato il campo delle indagini (i due agenti che hanno scortato lo strano sciamano e gli altri otto del presidio che l’hanno lasciato passare avrebbero dovuto essere quantomeno convocati come testimoni).
Non sta a noi dare risposte, ma si può affermare con certezza che il filmato ha una rilevanza straordinaria, forse addirittura storica (ma la storia è scritta dai vincenti…). Vedremo.
FONTE
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6 gennaio, la polizia aveva «guidato» lo ‘sciamano di QAnon’ nel Senato
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