ELLY SCHLEIN ALLA GUIDA DEL PD / SAPRA’ RESTITUIRE L’IDENTITA’ PERDUTA DOPO 30 ANNI DI MACERIE?

Rivoluzione sì, rivoluzione no?

Sarà finalmente un PD liberato dal cancro delle correnti, dell’occupazione del Potere, delle smanie liberiste che lo hanno affiancato negli ultimi decenni alle elite, alle banche, alla finta ‘democrazia’ a stelle e strisce?

E invece impegnato realmente al fianco degli ‘ultimi’, dei ‘migranti, dei senzatetto, dei senzalavoro, per realizzare le utopie ‘storiche’ che portano inevitabilmente alla ‘giustizia sociale’, il vero, immenso obiettivo della sinistra che fu e morì con Enrico Berlinguer?

Questo il dilemma che si apre all’indomani dell’incoronazione via gazebo della prima donna segretario del PD, Elly Schlein. Capace di ribaltare il risultato fornito dagli iscritti al partito, favorevole al suo ‘avversario, Stefano Bonaccini, con un suffragio che è arrivato proprio da chi, come lei stessa fino a qualche mese fa, non aveva neanche la tessera.

Enrico Berlinguer. Sopra, Elly Schlein e, sullo sfondo, Romano Prodi

Un milione tondo di partecipanti all’elezione del segretario non è cifra da poco, soprattutto in tempi di vacche che più magre non si può, con un astensionismo costantemente in crescita, come dimostrato in modo clamoroso dall’ultimo voto per le regionali di Lazio e Lombardia, con appena il 40 per cento alle urne, e a Roma addirittura 1 solo su 3.

 

Va anche detto che il voto dei gazebo pro Schlein arriva quasi tutto dalle grandi città, perché quelle più piccole e soprattutto    le periferie, le aree più disagiate li hanno praticamente disertati, del tutto ignorati.

 

 

 

GIUSTIZIA SOCIALE, ECCO L’OBIETTIVO

E qui si pone il primo grande problema davanti alla neo Segretario e al team che la affiancherà nella titanica impresa di ricostruire un PD dalle macerie: in che mondo riconquistare quel voto perso anno dopo anno, andato ad ingrossare la marea crescente – ora largamente prevalente – del non voto?

In che modo ritrovare quel popolo delle periferie, degli ultimi, appunto, strada facendo totalmente dimenticato dai vertici di un partito che ha perso altrettanto totalmente identità politica?

In che modo costruire da zero un linguaggio per parlare a quel popolo perduto?

In che modo, soprattutto, costruire man mano proposte politiche reali, concrete, che toccano i bisogni effettivi, dal lavoro alle pensioni, per dire solo due temi, proprio per dar corpo e gambe a quella ‘giustizia sociale’ che deve rappresentare la vera bussola identitaria?

Un lavoro immane, una costruzione dalle fondamenta, dall’abc: perché in questi ultimi trent’anni i vertici che si sono alternati alla guida del partito, tra molteplici e acrobatici cambi di nome, hanno fatto piazza pulita di una ‘storia’ invece da salvaguardare, tramandare e far inorgoglire.

Diciamone solo una: perché mai un comunista dovrebbe vergognarsi di proclamarsi tale? Le utopie comuniste (purtroppo rimaste tali perché mai realmente inverate e rese concrete da burocrati a autocrati) sono state calpestate in modo vergognoso. Tanto che gli storici da quattro soldi hanno finito per fare di tutta erba un fascio: fascismo uguale comunismo, due dittature identiche, stessa violenza nel dna, pari sono.

Un discorso supinamente accettato da tutti i leader che si sono succeduti dopo Berlinguer: per questo abbiamo più volte sostenuto che in Italia il comunismo, l’ideale comunista è morto con Berlinguer. Il discorso comunismo uguale fascismo è solo servito ai meloniani di turno per pareggiare il conto.

Sarà capace, Schlein, di tornare al passato, riguadagnare quel passato di utopie & ideali comunisti (sì, diciamolo con forza, comunisti), per farlo tornare vivo e attuale e proiettarlo, soprattutto, nel futuro?

Sarà capace di tracciare una linea di demarcazione netta, decisa, invalicabile, tra le due ‘ideologie’ (perché è sano e giusto tornare a mettere in campo le ideologie), le due ‘visioni del mondo’ tra quella di destra e quella di sinistra? Di far vedere a tutti, ai cittadini, ai futuri elettori che esiste un abisso tra una visione comunista, di sinistra, o se preferite edulcorare ‘progressista’; e una visione fascista o fascistoide (come giustamente la etichetta uno dei nostri più lucidi pensatori, Luciano Canfora), di destra, conservatrice?

Entrambe pienamente legittime, con eguale diritto di cittadinanza e quindi di rappresentanza parlamentare; ma del tutto opposte, antitetiche, inconciliabili sotto tutti i profili.

Solo stabilendo quel confine netto tra due mentalità, due modi opposti di concepire il mondo e il suo futuro, è possibile ricominciare da capo.

Mentre negli ultimi trent’anni s’è man mano creato un minestrone indistinto, un vomitevole mix nel quale sono tutti praticamente uguali, e al livello peggiore: tutti caratterizzati da pulsioni predatorie, per acquisire Potere, l’unica bussola per quei cascami di destra e di sinistra – vero pattume politico – che ci ha portati allo sfascio odierno. Dove nessuno va più a votare e quella gran massa di cittadini ‘sani’, che cercano solo i loro diritti calpestati ogni giorno, non ha più alcun punto di riferimento politico e vagano come ‘anime morte’ di gogoliana memoria.

Saprà, Elly Schlein con la sua squadra, dare punti di riferimento precisi, attraverso un programma vero, autentico, e non una sommatoria di problemi buttati lì a caso?

E su questa base cercare le convergenze con le altre forze, creare un campo largo non ‘come viene viene’ – stile Enrico Letta – vagolando tra i centristi di Renzi & Calenda da un lato e i 5 Stelle più cespugli di ‘sinistra’ dall’altro?

 

PRODI & PANDEMIA, DUE ‘NEI’

Sull’agire politico della neo Segretario Pd pesano, a mio parere, due ‘macchie’. Cito solo questi due esempi, uno piuttosto lontano nel tempo, l’altro molto ravvicinato.

Il primo riguarda il rapporto politico tra Schlein e Romano Prodi, bolognesi entrambi (lei comunque ha tre passaporti: italiano,  americano e israeliano). La sua ‘formazione politica’ – come dettaglia in mondo minuzioso il pezzo di Giuseppe Russo che potete leggere cliccando sul link in basso – nasce all’ombra dell’uomo che ha svenduto l’Italia, facendone uno spezzatino, quando ricopriva la carica di presidente dell’IRI: uno dei ‘crimini’ economici e sociali più vergognosi, che ci hanno ridotti in braghe di tela.

Tutto nasce – come ricorderete – dal famigerato summit del ‘Britannia’, dove tra l’altro vennero decise le privatizzazioni volute e progettate da Prodi. Nel ’92 (governo Amato di salute pubblica) eravamo sull’orlo del crac: e stavamo per essere ‘inghiottiti’ dal magnate-filantropo-Mangia Paesi George Soros, che ancor oggi è tra i registi del ‘Nuovo Ordine Mondiale’. E guarda caso il nome di Elly Schlein fa capolino nella lista dei ‘politici del futuro’ stilata dalla ‘Open Society Foundation’, la corazzata made in Soros nel cui board europeo ha seduto per anni la nostra Emma Bonino.

 

La seconda story è molto più fresca e riguarda la politica governativa (i governi Conte e Draghi) in tema di pandemia.

Tutto ok, secondo Elly Schlein.

Ecco le sue ultime uscite sul tema.

25 gennaio 2022, nelle vesti di vicepresidente della Regione Emilia Romagna: “Siamo pronti a vaccinare i bambini nelle scuole”. 29 dicembre 2022: “Meloni è stata ambigua sui vaccini”.   E poi: “Non si capisce perché la maggioranza ha reintegrato i medici no vax”.

Giuseppe Conte e Mario Draghi

Ecco, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Schlein, oggi, su quelle politiche governative e soprattutto sull’obbligo vaccinale, alla luce degli inconfutabili dati che documentano la marea crescente di ‘effetti avversi’ormai tragicamente a cadenza quotidiana. Saprà di certo Schlein, avendo anche nazionalità americana, che i CDC (‘Centers for Deseases Control’) lo scorso settembre hanno finalmente svelato i dati sugli ‘effetti avversi’ da quando sono cominciate negli Stati Uniti le somministrazioni di vaccini: ben 10 milioni, da quelli più lievi a quelli più gravi, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (miocarditi, pericarditi, fino a ictus, trombosi e infarti). Tutto a posto, allora? O qualcosa non torna?

E poi, visto che ha anche ricoperto il ruolo di parlamentare europeo, cosa ne pensa Schlein dei contratti di fornitura dei vaccini, oggi sotto la lente d’ingrandimento di una ‘Commissione d’inchiesta’ che vuol vederci chiaro su collusioni & connection tra Ursula von der Leyen e il Ceo di ‘Pfizer’ Albert Bourla? Erano vaccini efficaci e, soprattutto sicuri, quei vaccini pagati ben 71 miliardi di euro? Tutto ok?

E da noi, non sarebbe il caso di vararla, una buona volta, la nostra

‘Commissione d’inchiesta’? Ma non – come sembra – per indagare sulle ‘bazzecole e pinzellacchere’, come i banchi a rotelle e le mascherine, ma proprio sui temi bollenti della ‘efficacia’ e ‘sicurezza’ di quei vaccini, del tutto ‘sperimentali’.  O no?

E visto che siamo alle prese con un tema di grande attualità e di enorme impatto, perché riguarda la salute di tutti i cittadini che deve essere un diritto – come ben sa chi ha ottimamente amministrato una regione come l’Emilia Romagna – veniamo subito ad un altro tema che più bollente non si può.

Parliamo del conflitto in Ucraina che ha appena compiuto un anno: è per il continuo e massiccio invio di armi a Kiev, il Neo Segretario Schlein?

E’ per una politica estera totalmente genuflessa davanti agli Usa e alla NATO?

O non ritiene che l’Italia dovrebbe svolgere un ruolo propulsivo – senza se e senza ma – per avviare negoziati e trattative sul serio, per battere la strada della diplomazia e non dei tank & dei cannoni per sconfiggere una volta per tutte la Russia e poi avviare la ‘pratica cinese’?

Ecco, a parte il ‘Programma’ che verrà e a seguire le ‘Alleanze’ possibili, perché la neo eletta Schlein, tanto per cominciare il lungo cammino di ‘ricostruzione’, non chiarisce agli italiani il suo punto di vista su questi due snodi fondamentali, pandemia & guerra?

 

 

LINK

Elly Schlein: la nuova eroina della postpolitica

 

 

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