Non solo insetti. La UE adesso stanzia miliardi di euro per incentivare la produzione di ‘carne artificiale’, realizzata cioè in laboratorio.
Leggiamo cosa scrive Gloria Callarelli in un istruttivo reportage per ‘fahrenheit2022’.
“Mettere fine alla malnutrizione entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale e la produzione di gas serra, ma anche migliorare la resilienza dei sistemi di coltivazione. Zitta zitta, con questi strumenti apparentemente ammissibili, l’UE, e i compari alla Bill Gates o alla Klaus Schwab, in realtà stanno preparando un futuro distopico, investendo miliardi nella sperimentazione genetica e rovesciando l’ordine naturale delle cose. E così, allevare vacche e mandrie più efficienti o polli e suini con implementazioni genetiche è già realtà. Decine i progetti lanciati dall’UE che fornisce i fondi: Geneswitch, Gentore, Rumigen e poi Geronimo e tanti altri ancora. L’UE ha stanziato già circa un miliardo di euro per finanziare i circa 180 progetti multi-attore di interesse per l’agricoltura, la silvicoltura e lo sviluppo rurale nei sette anni di Horizon 2020 (2014-2020). Oltre 120 di questi sono già stati avviati ed è stato avviato anche il programma Horizone Europe (2021-2027). Il tutto si inquadra nella ‘Food Action Alliance’, la piattaforma che supporta il sistema di trasformazione alimentare”.
Ecco come si articola il ‘Piano’: “L’Europa di impegnerà (e si aspetta che entro il 2030 il sistema politico dei vari Stati faccia lo stesso) per attuare interventi che consentiranno agli agricoltori di passare a sistemi agricoli e alimentari ‘sostenibili e resilienti’. L’Olanda e i Paesi nordici sono in prima linea in questa sorta di trasformazione: Aerovision, Wageningen University and Research sono solo due delle entità che stanno lavorando allo sviluppo dell’agenda. Non solo allevamento e coltivazioni, non è esente nemmeno la pesca”.
Così si legge in uno dei progetti di bando proposti dalla UE: “La ricerca e l’innovazione contribuiranno a fornire una migliore comprensione degli impatti del cambiamento climatico in termini di cambiamento dell’habitat e funzionamento ecologico e delle conseguenti ripercussioni sulla composizione della specie, sulla salute e sui tassi di crescita e riproduzione alterati”.
“La ricerca – commenta Callarelli – tende a valutare il tipo di specie animale e le capacità di adattamento a seconda dei luoghi e del nutrimento fornito. In parole povere: con tutta probabilità alla fine di questi studi si potrà arrivare a produrre in laboratorio, superando il sistema tradizionale di incroci e arrivando all’editing genetico, la specie perfetta che non inquina, rende di più e si adatta all’ambiente circostante”.
Viene infatti sottolineato nel programma ‘Gentore’: “Il miglioramento genetico del bestiame è una tecnologia particolarmente conveniente, che produce cambiamenti permanenti e cumulativi nelle prestazioni”. Si potrà così ottenere “migliore efficienza del bestiame e del sistema di allevamento, convertendo più energia in realizzazione di prodotti, riducendo in pari tempo le emissioni di gas serra per unità di prodotto. Uno dei principali strumenti a disposizione degli agricoltori è la selezione genetica”.
Bestiame selezionato geneticamente, dunque, in grado di produrre questi effetti: “Migliore fertilità – assicura ‘Gentore’ – per ridurre gli intervalli tra i parti e le inseminazioni con riduzione dei costi di gestione e delle stesse emissioni. Miglioramento della resilienza del bestiame e degli allevamenti, maggiore longevità, miglioramento della salute”.
Passiamo agli insetti da tavola, per allietare i nostri pranzi e le nostre cene future.
Ecco subito a disposizione un esempio concreto di allevamento nuovo di zecca per ingolosire i nostri palati. E’ infatti nata da poco in Piemonte la ‘Italian Cricket Farm’, specializzata, come dice il nome, nell’allevamento di grilli da tavola. Così si auto celebra nel suo fresco sito: “Siamo la più grande farm di insetti in Italia, alleviamo grilli (Acheta domesticus), tarme della farina (Tenobrio molitor) e caimani (Zophobas morio)”. Sì, avete letto bene: anche i caimani.
Non è finita qui, perché dalla ‘Farm’ esce anche “la migliore polvere di grillo, prodotto proteico, sano ed eco-sostenibile”.
Qualche utile dettaglio in più non fa mai male e così la ‘Italian Cricket Farm’ provvede: “Per l’alimentazione dei nostri grilli da pasto utilizziamo materie prime che altrimenti verrebbero scartate, ma non per questo meno sicure e di minor qualità, e sempre tracciate. Il nostro stabilimento e la nostra filiera sono pensati per potersi facilmente convertire al biologico, quando le certificazioni saranno disponibili anche nel nostro settore”.
Ma eccoci al piatto forte. Il valore proteico garantito dagli insetti è – udite, udite – del 69 per cento superiore rispetto a quello fornito dalla carne di manzo.
E c’è un enorme risparmio anche sulla bolletta dell’acqua, perché “i grilli – assicurano alla ‘Italian Cricket Farm’ – necessitano dello 0,05 di acqua rispetto a un bovino per produrre le stesso quantitativo di proteine”.
Non è finita qui. Perché un terzo delle terre del mondo è utilizzato per produrre carne di manzo. In media, 200mq di superficie sono usati per produrre 1 kg di manzo. Per gli insetti servono solo 15mq per la essa quantità”.
Alla fine del giro sorge spontanea una domanda: come mai la ‘rigorosa’ (sic) Unione europea investe un mare di soldi per la futura carne sintetica quando insetti, grilli e anche i caimani (forse però bisogna interpellarli) consentono risparmi così elevati?
Per ulteriori informazioni sugli insetti, ed in particolare sugli allevamenti di massa, addirittura a ‘scopi militari’, vi proponiamo un’inchiesta realizzata dal sito ‘NoGeoingneria’. Basta cliccare il link che segue.
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