Mutismo influenzale

C’è un modo per contrastare l’orgia mediatica di destra, centro e perfino di sinistra che sembra ipnotizzata dalla ‘little woman’ che finge di abiuare al suo passato di mussoliniana di comiziante che s’inebria di saluti romani e slogan non esattamente democratici? Mistero e la dura realtà è la monolitica rassegna mediatica di foto e dichiarazioni della Meloni. Di qui la scelta, pur nella consapevolezza del modesto effetto di una nota quotidiana come quella qui di seguito, che si augura di raccontare, con qualche esito, l’altra Meloni, la premier di oltre tre mesi di inerzia, errori, retromarce, del nulla per la sofferenza sociale di milioni di italiani.

L’afasia da infiammazione delle prime vie respiratorie rende la voce fioca, rauca, faticosa. Chi ne è vittima, a causa degli effetti collaterali dell’influenza 2023, debilitante, violenta più di sempre, ha serie difficoltà a comunicare. Come non assolvere la presidente del consiglio influenzata se tace, in attesa di recuperare la sua tipica voce con evidenti inflessioni romanesche e di dire la sua su recenti faccende che avrebbero richiesto un obbligatorio commento. Un paio di suoi ultrà, tali Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, messo lì per teleguidare il ministro Nordio e Donzelli, capo dei parlamentari FdI, desacralizzano il Parlamento, il primo perché confida il chiacchiericcio dell’anarchico Cospito ristretto al  41 bis con mafiosi in identica condizione carceraria al collega e coinquilino Donzelli, autore in aula di un violento attacco ai parlamentari del Pd in visita a Cospito, accusati di collusione con mafia e terrorismo. La Meloni in quei giorni non era ancora nel tepore domestico per curare l’influenza, ma forse ne avvertiva l’arrivo e tacque per non irritare le corde vocali, ma indusse Nordio a smentire sé stesso. Il ministro, a caldo, disse che le intercettazioni utilizzate illegalmente da Donzelli erano coperte da riservatezza, il giorno dopo lo negò e assolse Delmastro-Donzelli. Al culmine dei danni provocati dall’influenza, “Yo soy Giorgia” tace anche sulla bomba sociale esplosa con la stretta sui crediti decisa dal suo governo (sicuramente concordata da casa) in relazione al superbonus per la ristrutturazione degli edifici. Silenzio, ma certo, non sprecherebbe mai la sua voce autoritaria per commentare il caso della sottosegretaria all’Università, Augusta Montaruli, da lei affiancata al ministro Valditara, quello delle retribuzioni più alte al nord che al Sud degli insegnanti.  La Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva la sottosegretaria di Fratelli d’Italia, a un anno e sei mesi, per uso improprio dei fondi (41mila euro) del gruppo consiliare del Piemonte, usati per pagarsi cene, abiti lussuosi, gioielli, quando era tra i rappresentanti della Regione. Condannati anche l’ex presidente Cota (Lega) e l’ex deputato Tiramani (Lega). Quando la Meloni avrà riacquistato il dono della parola la scomoda notizia, si può scommettere, sarà finita nel dimenticatoio. E lei, chissà, avrà accresciuto ancora di un punto il consenso degli italiani.  (nella foto Meloni-Montaruli)


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