CRAC VOTO / QUALCHE MODESTA PROPOSTA PER FAR PIAZZA PULITE DELLE MACERIE E RICOSTRUIRE

Scontata la stra-vittoria della Destra per il voto regionale di Lazio e Lombardia, cerchiamo – nel buio più assoluto – una nota in positivo.

E’ proprio quella del non-voto, della marea crescente di astenuti, di chi è sempre più disgustato da queste frattaglie di formazioni politiche e che non ha più la voglia, la forza e la motivazione minima per infilare la scheda nell’urna: tanto mi fanno tutti schifo e nessuno se ne fotte realmente dei miei problemi, è questo il semplice ragionamento di chi considera ormai vomitevole esercitare quel diritto-dovere sancito dalla Costituzione, ridotto ad un vuoto palloncino, nel nulla più assoluto.

E allora, facciamo due calcoli e poi una riflessione, quindi una modesta proposta.

I due calcoli. 40 per cento di votanti, in media, 60 per cento di non votanti. La scena si è letteralmente più che ribaltata, nel giro di pochi anni. Appena cinque anni fa la media era di 70 per cento alle urne, 30 per cento a casa. Ora è l’opposto. Pensare che a Roma ha votato poco più del 33 per cento: 2 su 3 se ne sono fottuti.

Ma guardiamo il lato ‘positivo’. Ormai va a votare il gregge irregimentato: dalle promesse che un tempo si chiamavano ‘clientelari’, dalle parole d’ordine (chiaramente a tutto vantaggio della Destra), da una minima identità che la formazione politica, o meglio la ‘coalizione’, riesce a dare di sé (anche se in modo deteriore, ad esempio i rigurgiti razzisti e xenofobi).

Quindi, oggi come oggi, non c’è partita. Stravince ovviamente la Destra per mancanza del ‘competitor’: perché si confronta con ‘nessuno’, perché l’avversario, il contendente, chi dovrebbe rappresentare l’opposto, non esiste più, s’è sciolto come neve al sole.

Candidati a parte, con chi doveva gareggiare la Destra?

Con un PD in macerie che ha follemente rinviato di 6 mesi un Congresso che ora non farà altro che ratificare il Nulla?

Con i 5 Stelle comunque ondivaghi e privi di una reale identità politica che il pur volenteroso Giuseppe Conte non è riuscito a dare al Movimento dove ormai Beppe Grillo è un ‘desaparecido’ (forse è pure meglio)?

Stafano Bonaccini. Sopra i due vincitori, Rocca e Fontana

Comunque, il ‘positivo’ sta proprio in quell’elemento che, sul momento, è da giudicare in modo negativo.

Per intenderci: chi oggi è andato a votare è un gran coglione, perché nessuna formazione meritava una scheda. Quindi quel 40 per cento è di ‘irrecuperabili’.

Bisogna lavorare sul 60 abbondante per cento di ‘recuperabili’,   da convincere con una proposta politica concreta e reale, e soprattutto in grado di svegliarlo dal (giusto) letargo nel qualche è da decenni sprofondato, e oggi in modo così clamoroso.

Vien sempre da fare il paragone con un ristorante. Se tu ci vai, e ogni volta di danno la stessa minestra, anzi peggio, se lo chef prepara piatti sempre più disgustosi, perché ci devi andare?

Se però cambia cambia lo chef, i piatti diventano sempre più saporiti, ci torni, leccandoti i baffi.

Ora, i 4 candidati alla guida del PD (Bonaccini, Cuperlo, De Micheli, Schlein), saranno in grado di elaborare un menù decente?

Ne dubitiamo fortemente.

La prospettiva è quella del deserto più totale nel quale incamminarsi per i prossimi anni, almeno fino al prossimo voto. Senza che niente di nuovo spunti all’orizzonte.

A questo punto, a che serve – perse anche, nella messianica attesa congressuale – due regioni strategiche come Lazio e Lombardia – questo o quel segretario? Basta dire che apre un dialogo con i 5 Stelle oppure con sesto policchio di Renzi &  Calenda per cambiare miracolosamente lo scenario?

Ormai, visto che c’è tempo davanti e la Meloni – nonostante la quantità industriale di autogol a raffica messi a segno in poco più di 4 mesi al governo – durerà un bel po’ e nonostante la sua nullità politica, progettuale e di prospettiva per il Paese, tanto vale mettere sul tavolo i problemi, giganteschi, e sviscerarli. Solo su questa base si potranno creare le ‘convergenze’ per realizzare un Programma degno di questo modo e da presentare al ‘tavolo’ di quel 60 per cento di non votanti, la marea di quelli che non ce la fanno più con questa politica di merda che li massacra giorno dopo giorno, con metodo veramente ‘scientifico’.

 

E allora, cominciamo col mettere sul piatto le due ultime emergenze, guerra e pandemia, che hanno finito per stroncare, in tre anni esatti, il Paese.

Silvio Berlusconi

Guerra. Afferriamo subito il toro per le corna. Incredibile ma vero, l’unico ‘politico’ che ha detto due frasi sagge nel mare di cazzate sparate da TUTTI (i politici, non i generali, per fare solo un raffronto) in questi dodici mesi è stato, uscendo dalle urne, Silvio Berlusconi. Che ovviamente è stato attaccato da tutti, a cominciare dalle marionette governative ucraine, dalla Casa Bianca, dalla NATO, dalla UE. Perché da un po’ gli vengono fuori delle sagge ovvietà che le mezze seghe politiche oggi in campo non oserebbero mai dire. “Come premier, non sarei mai andato da Zelensky”, sputtanando la Meloni. E poi: “Se non fosse successo per anni quello che è successo nelle due regioni di Donetsk e Lugansk dove è stato sparso tanto sangue, non saremmo mai arrivati a questo punto”.

Un’analisi, nella sua brevità, perfetta. E che si traduce, per l’oggi, in una sola parola: basta armi ogni giorno verso Kiev, negoziati e via diplomatica senza se e senza ma.

Ha il coraggio di pronunciare parole del genere il Bonaccini o la Schlein prossimo segretario del PD? Bonaccini manco per sogno, qualche dubbio per Schlein, sulla quale comincerebbe subito un ‘bombardamento’ stile NATO per convincerla alla guerra “fino all’ultimo ucraino”.

Possibile – sorge spontanea la domanda – che gli unici a pronunciare parole sensate sul conflitto siano Papa Bergoglio e, paradossalmente, Berlusconi?

Ma lo vogliamo capire che seguire come camerieri i diktat della Casa Bianca e della NATO non solo non risolverà mai il conflitto, ma porterà l’Italia e tutta l’Europa alla catastrofe sociale ed economica, come ha lucidamente scritto Franco Cardini (vedi la news di ieri) commentando il fresco libro del generale Fabio Mini sul conflitto?

Passiamo alla pandemia e quindi al bollente tema dei vaccini.

Pare che il governo Meloni intenda dar vita ad una ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia’. Ma già si sa: così come è concepita la Commissionenon servirà a un cavolo, perché indagherà unicamente su cagatelle marginali, come un po’ di bustarelle sull’acquisto delle mascherine o sui tavoli a rotelle per le scuole, truffucole amministrative e niente più.

Perché, invece, non investigare seriamente sull’efficacia e, soprattutto, sulla sicurezza dei vaccini che i governi (prima Conte e poi Draghi) ci hanno illegittimamente (nonostante un parerucolo della Corte Costituzionale che non dice comunque niente) costretto a subire?

Perché non accendere i riflettori su tutti gli ‘effetti avversi’ che i vaccini – soprattutto quelli a RNA messaggero, come ‘Pfizer’ e ‘Moderna’ – stanno provocando a caterve in tutto il mondo e quindi anche da noi? Si è deciso a farlo perfino il Parlamento Europeo, che a settembre ha varato la ‘Commissione d’inchiesta sui vaccini’ che sta scoperchiando un vero Vaso di Pandora su corruzioni & maxi tangenti, il Pfizergate’ che fa impallidire il ‘Qatargate’? E noi? Ci balocchiamo con fatti ‘amministrativi’, le creste sulle forniture: e ce ne freghiamo della nostra salute. Ma fateci il piacere!

Ecco, già questi sono argomenti estremamente DIVISIVI, come si suol dire: ma è su questo che si devono formare le aggregazioni politiche, non sull’aria fritta.

E poi, per dirne qualche altro di tema bollente che interessa sul serio gli italiani, e non le cazzate del contante, del Pos, del tiro con l’arco nelle scuole.

In Francia scendono in piazza per le pensioni: quando le minime sociali sono a 1.200 euro. Da noi tutti zitti e muti dopo la presa per il culo del governo Meloni che ha aumentato le minime di 35 euro al mese- il prezzo di una cena – portando a 600 euro. Ma è concepibile che un governo se ne fotta del destino di tanti milioni di poveracci ridotti alla fame e che non hanno neanche la forza di protestare, visto che il sindacato è ormai morto e sepolto, la CGIL (proprio come il PD) ridotta ad una larva senza un minimo di voce in capitolo?

Bene: il nuovo segretario del PD abbia il coraggio di proporre una soluzione sul serio per il maxi problema della povertà (non come quel guitto di Giggino Di Maio) chiedendo subito, entro quest’anno, di portare i minimi delle pensioni sociali a 1.000 euro. Il calcolo l’ha fatto perfino il neo PD Sergio Cottarelli che con il suo Osservatorio ha previsto un costo di 19 miliardi di euro. Facciamolo immediatamente, con soldi del MES e tagliando tutti gli sperperi, diamo sollievo e dignità a milioni e milioni di italiani.

Sei un partito se dai un segnale forte, identitario, in una direzione di autentica giustizia sociale, altra parola morta e sepolta da decenni.

E così via. Per il lavoro, per un’occupazione non taroccata, non virtuale ai giovani. Per ricostruire la spina dorsale industriale, produttiva del Paese.

Insomma, tutto il contrario di ‘Sanscemo’, che ha segnato lo sprofondo nel quale siamo ormai piombati.

Ci vuole un colpo di reni, con IDEE FORTI, EGUALITARIE, IDENTITARIE, in cui quel popolo perduto del 60 per cento possa riconoscersi. E tornare a votare.

Liberandoci da questa massa di fascistoidi che infesta, peggio di ogni virus, il nostro Paese, ormai alla frutta. Una nuova Resistenza combattuta, però, da chi vuol realmente lottare. E non   solo per finta.

 

 

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