Un altro fronte di guerra dalle imprevedibili conseguenza – come se non bastasse già il terrificante attuale scenario internazionale – rischia di deflagrare a breve termine tra Israele e Iran.
La minaccia, neanche troppo velata, arriva dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, Bibi per i suoi fans, condannato per corruzione eppure tornato a presiedere la Knesset.
Nel corso di una fresca intervista, rilasciata il 31 gennaio alla statunitense CNN,ha affermato senza peli sulla lingua che “la minaccia della forza potrebbe essere l’unico fattore in grado di fermare il programma nucleare iraniano”. Più diretti di così – è proprio il caso di dire – si muore.
Ecco le sue precise parole: “Non credo che gli iraniani vogliano la guerra, perché perderebbero. Stanno molto attenti a questo. Ma direi che se un paese del genere vuole avere armi nucleari, allora puoi firmare un centinaio di accordi con loro, ma non verranno mai attuati. Dei cinque paesi che hanno tentato di ottenere armi nucleari, tre sono stati fermati con la forza militare”.
Si riferisce all’Iraq di Saddam Hussein, alla Siria e alla Libia di Muammar Gheddafi.

Tony Blinken. Sopra, Benjamin Netanyahu
Giorni fa il Bibi nazionale ha incontrato il numero uno del ‘Dipartimento di Stato’ Usa, il super falco Tony Blinken, guerrafondaio fino al midollo e ispiratore della politica di un conflitto senza fine e fino all’ultimo ucraino (il gingle poi intonato dal burattino-presidente ucraino Volodymyr Zelensky). Durante i colloqui Blinken-Netanyahu – fanno sapere fonti diplomatiche – si è discusso del deciso rafforzamento dell’alleanza tra i due paesi, soprattutto in vista del conflitto con l’Iran.
Durante la notte del 29 gennaio è stata registrata una potente esplosione in un impianto militare iraniano, ad Isfahan. Secondo l’ambasciata russa a Teheran, l’impianto è stato attaccato da droni. Per il canale tivvù ‘Al Arabiya’, “gli Stati Uniti e un altro paese (Israele di tutta evidenza, ndr) hanno attaccato l’impianto”. Dal canto suo, l’agenzia di stampa iraniana ‘Irna’ ha accusato Israele di “un attacco mediatico sullo sfondo degli incidenti in Iran”.
Il 30 gennaio, il generale Patrick Ryder, portavoce del Pentagono, ha dichiarato che l’esercito americano non è coinvolto negli attacchi contro l’Iran, mentre il ministero degli Esteri israeliano non ha voluto rilasciare commenti sull’accaduto.
Tutto questo, mentre diventa sempre più incandescente il clima nella striscia di Gaza e nei territori palestinesi occupati illegalmente.
Attentati, morti, sangue in un’escalation da brividi.
Sulla super intricata e sempre più preoccupante situazione nella bollente area mediorientale, vi proponiamo la lettura di una interessante analisi pubblicata il 26 gennaio dal sito ‘The Cradle’, firmata da Rania Berro e titolata “Iran FM’s trip to Syria was to address misunderstanding”. Cliccando sul link in basso, ne potete leggere la versione originale in inglese, perché il ‘traduttore automatico’ non riesce a renderne bene il senso.
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Iran FM’s trip to Syria was to address ‘misunderstandings’