Napoli nel bene: è in corso uno ‘struscio’ di proporzioni polifemiche. Non solo la strettoia di San Gregorio Armeno, il dedalo di vicoli che dalla piazza San Domenico Maggiore dirige la folla di turisti alle porte della Cappella di San Severo, dove se ne sta in fila chi ha prenotato per tempo e i tanti che sperano comunque di poter osservare da vicino la magia scultorea del Cristo Velato, unica perfezione marmorea del mondo.
Musei sold out, alberghi, B&B espongono il tutto esaurito, ristoranti, trattorie, paninoteche, chioschi di ambulanti sono affollati di turisti. Sono persone che imparano in fretta a condividere la sonora, musicale, allegria di Napoli, la a tolleranza e non contestano la precarietà dei servizi, l’asfittica mobilità, le strade sommerse di rifiuti non smaltiti.
Napoli nel male. In questa poco sorridente, ma realistica cornice, si inquadrano due ‘casi’ di segno antitetico, con qualche sfumatura di grigio in comune.
Succede nella città priva di parcheggi silos, piena di strade disegnate quando il trasporto era esclusività delle carrozzelle tirate da cavalli, dei primi tram: succede per l’incedere a passo svelto del Novecento e ancora più dell’esordio del terzo millennio, che ha saturato di auto e motorini gli spazi della viabilità. In barba ai divieti, in città è la regola parcheggiare in seconda, terza fila, sulle strisce pedonali. Dev averci riflettuto su la mente diabolicamente fertile di chi ha stampato e ficcato nel tergicristallo delle macchine falsi verbali di multa per gli automobilisti indisciplinati, con tanto di modalità di pagamento sul proprio conto corrente postale. L’autore? Delle due l’una, o è un disperato senza lavoro con famiglia a carico o un furbo malvivente, ma nessuna delle due ipotesi priva l’episodio di un suo fascino (pardon per il termine ingiustificato), di un dovuto riconoscimento all’estro creativo dell’autore.
Il secondo episodio risponde in via diretta ai destrorsi che intendono abolire il reddito di cittadinanza perché “chi potrebbe lavorare, preferisce essere assistito dallo Stato”.
Ventimila napoletani hanno sperato di diventare operatori ecologici (insomma spazzini) e hanno risposto “presente” all’appello del concorso del Comune di Napoli per l’assunzione di netturbini.
Al sud si preferisce l’assistenza al lavoro? Sia molto cauto chi l’afferma. Tra i ventimila aspiranti moltissimi diplomati e una dozzina di laureati. Sono anche loro i percettori del reddito di cittadinanza che la destra vuole abolire!
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