Potrebbe essere ostativa della pace l’autostima di Zelenski, che armato a profusione dall’emisfero occidentale ha creato seri problemi all’imperialismo di Putin, non condiviso al cento percento neppure dagli ‘amici’ di Pechino. Il bavaglio ‘bulgaro’ dello ‘zar’ impedisce di indagare il livello a cui è salita la contestazione interna del Cremlino e della popolazione russa. È però sicuramente percepito il ‘disagio’ del presidente, che deve rispondere di crimini contro l’umanità, di migliaia di soldati russi morti e di incapacità a concludere l’invasione dell’Ucraina. L’ingresso a passo spedito nel viale del tramonto di Putin, induce il nemico a negare le trattative per mettere fine alla tragedia di una guerra pagata dalle popolazioni civili ucraine con morti e distruzione a tappeto delle sue città. Zelenski non ne fa mistero: “La trattativa è possibile solo con la sconfitta di Putin”.
Segnali di adesione alla richiesta di pace vanno di pari passo con l’acuirsi della crisi che non risparmia nessuno. Assume l’aspetto di pre recessione in Europa, rischia un Trump bis negli Stati Uniti, accresce la disperata condizione dei Paesi poveri e della popolazione russa, dei giovani mandati a morire in Ucraina. L’autorevole Valery Solovey, esperto conclamato di politica russa, avrebbe rivelato (il condizionale è d’obbligo) i termini della proposta occidentale al Cremlino per la resa. Putin dovrebbe rinunciare all’accorpamento dell’Ucraina alla Russia, con l’eccezione della Crimea, ma smilitarizzata. La contropartita: Putin sarebbe sottratto alle accuse penali e resterebbe in carica. La stessa fonte afferma che l’entourage di Putin avrebbe accettato l’‘offerta’ per conservare posizioni di potere e l’ipotesi sarebbe confermata dalla inattesa, inspiegabile ritirata dei russi da Kherson. Resta lo scettiscismo sulla esternazione di Solovey. Avesse davvero fondamento, come spiegare gli attacchi missilistici sulle città ucraine? (bombe a grappolo su Zaporizhzhia) E però da considerare, come merita, il dito puntato su Putin di Dugin, ideologo, propugnatore della tendenza russa alla vicinanza politico-economica con L’Asia (Cina). Dugin, neonazista soprannominato “Il cervello di Putin”, lo avrebbe attaccato duramente fino a ipotizzare la sua destituzione: “Va rovesciato”.
Cosa c’è dietro le accuse: “I russi piangono e soffrono, l’economia è in crisi, l’inflazione al 13% e il pil in calo del 7,1%, effetto prolungato delle sanzioni. Supermercati senza merci, antibiotici reperibili al mercato nero, menzogne sull’ ‘operazione militare speciale’, i suoi costi enormi. I soldati russi morti sarebbero 77mila, moltissimi i dispersi, i mutilati, la protesta nei centri di addestramento, dove si è costretti a dormire per terra, malnutriti, in condizioni igieniche precarie.
C’è anche chi sostiene che Putin ha il Parkinson, anche un tumore del pancreas. L’augurio, è che si tratti di fake news.
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