Di Maio, fuori da tutto: chiederà il reddito di cittadinanza?

Poche, succinte, quasi laconiche righe di giornale non premiano il coraggio civile di Luigi Di Maio, che dismessi gli abiti di fustigatore del malcostume politico e al termine dello stage di stage istituzionale, nel ruolo di ministro degli Esteri ha dimostrato competenza, operatività e padronanza di buon affabulatore. Cancellato progressivamente l’aspetto di bravo ragazzo prestato alla politica, ha commesso l’errore di immaginarsi leader acclamato del neonato Impegno Civico. Reduce dalla catastrofe elettorale, appena passato il testimone all’evanescente e insieme corpulento Tajani, vice Berlusca, ha comunicato ai giornali, cioè agli italiani, le dimissioni dal partito sonoramente bocciato dalle urne: “Non ci sono se né ma. Abbiamo perso”. Questa testimonianza di umiltà, conferma che il giovane e sprovveduto pentastellato di un tempo ha tratto profitto da un lungo rodaggio e che ora potrebbe dare una mano, come oppositore del terzetto di soci destrofili di Palazzo Chigi. Attenzione, l’idea è fine a se stessa: Di Maio sarebbe comunque incompatibile con la richiesta di un rivoluzionario progetto di rifondazione della sinistra, unica prospettiva per ricacciare la destra all’opposizione.

Altro che alto profilo: nel governo la Meloni ha imbarcato amici e parenti: Alla cultura (dove operò Spadolini) Gennaro Sangiuliano, una vita tutta a destra (che ricorda alla ‘borgatara’ il comune passato in Fronte della Gioventù, Almirante, Alleanza Nazionale). Sangiuliano ha fatto da sponda alla nuova premier con il Tg2 perché prono al servizio di Fratelli d’Italia. Tajani, vice del Berlusconi filo Putin, uomo di palese inconsistenza, messo lì perché non gli fa ombra, vice premier e ministro degli Esteri. Il ‘carrocciaro’ della valpadana, che non ha mai dato conto di 40 e passa milioni incassati senza legittimità dalla Leg, ora si è beccato il ministero delle infrastrutture, che gestirà gran parte dei fondi europei e la vice presidenza del consiglio. La radical chic Casellati alle Riforme (ma palesemente interessata a cambi d’abito quotidiani). La Roccella, emula di Fontana in tema di famiglia e natalità, ultraconservatrice, contro aborto e diritti lgbministra di Famiglia, Natalità e Pari Opportunità.  Fitto, più volte transfuga da un partito all’altro, approdato a Fratelli d’Italia, condannato a suo tempo a 4 anni (corruzione, non solo), ridotti a uno per intervenuto indulto, agli Affari Europei. Piantedosi (Interno), erede convinto del respingimento di profughi di Salvini. La Calderone, (Lavoro) e immagiamo il gaudio di Landini! La Santanchè al Turismo, forse per l’amicizia con Briatore. Valditara s’insedia nel ri-nominato ministero dell’Istruzione e del Merito(con l’aggiunta di e Merito (ritorno alla vecchia scuola classista?) È noto per aver sfettato le risorse per la scuola e gli organici degli insegnanti in sintonia con la ministra Gelmini.  Calderoli, il più razzista della Lega, frequentatore dei tribunali per disavventure giudiziarie. Lollobrigida, cognato della Meloni, imprenditore turistico (Agricoltura e Sovranità alimentare, ma che c’entra con il turismo? ndr). Lasciamo lavorare la premier suggeriscono i sondaggi a lei ultra favorevoli.  Altro deve temere per il futuro del neonato esecutivo, quel che tramano i maschi spodestati dal presuntuoso ruolo di primi inter partes, ovvero il Berlusca e il number one di Pontida insoddisfatti l’uno per la mancata designazione a ministro dell’Interno e l’altro per non poter contare su un ‘amico/a al dicastero delle telecomunicazioni.


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