A “trattare comincia tu”: tutti in campo i Berlusca

Circola una voce: racconta che si mangi le mani la prorompente Barbara D’Urso. Nel suo “cari amici” pomeridiano. che apre con il selfie auto gratificante “Grazie, anche ieri ascolti da favola”, d’intesa con i ‘geni’ della redazione avrebbe programmato di ospitare il suo datore di lavoro, al secolo il “Meno male che Silvio c’è”. Lo scoop sarebbe fallito per la coincidenza di due ostacoli. Come hanno mostrato le immagini di Palazzo Madama, il Berlusca non è in condizione di deambulare senza il sostegno di un paio di fedelissimi e il suo acclarato narcisismo (da giovane pretendeva che le telecamere riprendessero la metà faccia migliore) non avrebbe sopportato l’umiliazione di entrare in studio sorretto dal personale Mediaset. Il motivo più rilevante del mancato rendez vous con la D’Urso è però di ben altra consistenza: il fondatore di Forza Italia non poteva mancare all’invito della ‘borgatara’ della Garbatella di ‘dialogare’ (eufemismo, leggi “di prendere ordini”, ndr) sullo scottante tema di ‘un ministro a me, uno a te’. A dire il vero Berlusca in un primo tempo avrebbe optato per evitare l’incontro, ma per scansare l’interdizione minacciata dalla rampante prole e dai vertici dell’impero Mediaset & Co., si è presentato in via della Scrofa e non da solo. A trattare con la ‘borgatara’ anche i figli e i top manager delle sue imprese. La premier in pectore poteva mai accettare di duellare ad armi impari? Ovvio, no e ha mandato in campo il cognato, specialista nell’illustrare le intenzioni del prossimo esecutivo. Esempio: dimezzare o addirittura abolire le risorse per il reddito di cittadinanza, mentre il cardinale Zuppi, presidente della Cei, in nome della solidarietà, invita a estenderlo ai poveri che ne sono esclusi. I dettali della contrattazione sono segretati, ma è verosimile che i Berlusconi abbiano giocato l’asso di “sì uniti alle consultazioni con il capo dello Stato, ma telecomunicazioni a Forza Italia”. Il povero Silvio, vittima di un travaso di bile, nel sottostare al decisionismo della borgatara, avrebbe rinunciato a rivendicare il dicastero della giustizia. Vuoi vedere che ai diretti eredi dell’impero familiare importa poco se il capostipite è condannato per uno dei 36 processi subiti?  Anzi avrebbero il pass per estrometterlo dalla gestione di Mediaset.

A proposito di familismo: se la trattativa per l’esecutivo ammette come controparte della Meloni i figli del Berlusca, non è da sottovalutare la partecipazione all’agone politico del figlio del governatore campano De Luca, delle consorti di Franceschini e Fratoianni, ma almeno a loro non sono affidate le sorti del Paese.

Non manca la centesima conferma del bluff di Fratelli d’Italia e della sua fondatrice, che tenta di accreditarsi come distante dal suo passato di fascista. Non una parola sul ‘caso’ di Rebecca Fallenkvist, destra estrema svedese, che con sprezzo tipicamente nazista ha così commentato il diario di Anna Frank: “Mi è sembrata “immorale”.  E sorprendono i toni molto diplomatici dei democratici antifascisti.  Tramortiti per il voto del 25 settembre, offrono alla destra parafascista di Fratelli d’Italia una choccante sanatoria e agevolano il finto revisionismo della ‘borgatara’, del La Russa di “Siamo tutti figli del duce”.


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