C’era una volta Elton John. Il mito degli anni ’70 e non solo, per tutti. Con la sua ‘Your Song’ destinata a affascinare per sempre mezzo mondo.
C’è oggi un pupazzo, un guitto (ricorda tanto Volodymyr Zelensky!) che riceve dalle sanguinarie mani di Joe Biden la ‘National Humanitatis Medal’ e si scioglie in un pianto, abbracciando con enorme affetto il ‘suo’ presidente.
Ci prende un forte senso di nausea, un conato di vomito a veder quelle immagini in onda dalla prestigiosa ‘South Lawn’ della Casa Bianca, alla presenza di 2000 vip a stelle e strisce, dell’ex first lady Laura Bush, dell’ambasciatrice britannica a New York Karen Pierce, della portavoce Nancy Pelosi reduce dalla folle mission a Taiwan tanto per aizzare la Cina. Una Nancy in brodo di giuggiole e capace di intonare diversi passaggi di ‘Your Song’…
Era da un quarto di secolo che Lord Song non metteva piede alla Casa Bianca, l’ultima apparizione al fianco di Bill e Hillary Clinton nel 1998.
Guarda i segni del destino. Dopo il servizio da New York, il Tg1 manda subito in onda un pezzo da Parigi: per la precisione dal Pont d’Alma, che proprio quel tragico anno, il ’98, fu teatro della morte di lady D, Diana d’Inghilterra, alla quale Sir Elton dedicò, giorni dopo, le sue indimenticabili note e la canzone ispirata a lei, ‘Candle in the Wind’.
Si racconta che Sir Elton stimasse moltissimo anche queen Elizabeth, passata pochi giorni fa a miglior vita: le due cose, per la verità, fanno un po’ a cazzotti, visto che la Casa Reale inglese non avrebbe mai e poi mai sopportato l’onta (storica e politica) della nascita di un bimbo con sangue islamico nelle vene, frutto dell’amore di Diana e Dody al-Fayed. Quel matrimonio – in perfetto stile manzoniano – non s’ha da fare. E così fu: con un ‘utile’ incidente sul quale mai né la magistratura francese né quella inglese hanno voluto realmente indagare.
Ragion di Stato. O di Corona.
Di tutto ciò, of course, Sir Elton se ne è altamente fottuto. Tutto preso nei suoi iperurani musicali e ora tornato sulla Terra per ricevere dalle mani grondanti di sangue del Presidente Usa il ‘trofeo’. Congratulations.
Sempre al Tg1 di ieri sera un altro imperdibile servizio, tanto per fare l’en plein.
Arriva dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove ha preso la parola anche il ministro russo degli Esteri, Sergej Lavrov. Siamo stati in grado di cogliere, al Tg1, una sola frase pronunciata da Lavrov: “Gli Stati Uniti stanno cercando di dare alla famigerata ‘dottrina Monroe’ una portata globale, trasformando l’intero globo nel proprio cortile di casa”.
Una frase perfettamente condivisibile, niente di scandaloso. Eppure, lo zelante inviato speciale da Washington, con un tono da perfetto maggiordomo, ha osservato: “Ecco come i russi sono capaci di capovolgere la realtà e raccontare fake news”.
Ma con quale faccia di bronzo un pennivendolo di quella razza può commentare con parole sue, oltretutto delle cazzate mostruose, le parole di un ministro degli Esteri? Mica ha riferito quelle dell’omologo americano, oppure italiano (peggio che andar di notte, comunque, col nostro Giggino Di Maio, il bibitaro-steward del San Paolo), o di casa UE. No, farina del suo sacco: di merda.
Ma leggiamo alcune frasi realmente pronunciate da Lavrov nel corso della conferenza stampa con i giornalisti e riportate fedelmente da ‘La Voce di New York’.
“Siamo in presenza di una russofobia senza precedenti”.
“Non solo gli americani vogliono infliggerci una pesante sconfitta, ma intendono smembrare il nostro Paese, cancellarci letteralmente dalla carta geografica”.
“Negli Stati Uniti oggi c’è una vera e propria dittatura e l’Europa ne è soggiogata”.
“La diplomazia è stata del tutto sostituita da una politica fatta solo di sanzioni illegali”.
“Gli Occidentali vogliono sottoporre il mondo alle loro regole. Così è successo nella ex Jugoslavia, in Iraq, in Libia. Gli Stati Uniti impongono il loro credo come se fossero l’inviato di Dio in terra”.
“Tutta la responsabilità di quanto oggi succede sta nell’arroganza della NATOche ha continuato a spingersi ad est quando invece la Russia aveva già dissolto il Patto di Varsavia”.
“La partita in Ucraina inizia nel 2003 e va avanti fino al colpo di Stato americano nel 2014”.
Un’ultima battuta sull’intervento della Commissaria UE, Ursula von der Leyen, a proposito delle elezioni in Italia: “Non ricordo di minacce del genere rivolte ad un paese da altri leader UE. L’Unione Europea sta diventando un’entità dittatoriale”.
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