Dalla ‘padella’ Covid alla ‘brace’ Ucraina

La frase più lesiva della serenità personale e collettiva echeggia nello sconfinato territorio della comunicazione, comunque proposta-imposta dal media system con la continuità torrenziale che per oltre due anni è piovuta nelle nostre esautorando ogni evento estraneo alla pandemia: “la guerra durerà a lungo”. Abbiamo subìto la narrazione tsunami di contagi, ricoveri, decessi da Covid-19, delle mascherine Fp2 protettive e di altre del tutto inutili, dei cimiteri sold out, del valore Rt, di sperimentazione ed efficacia dei vaccini ‘x’, ‘y’, tutto avvolto dal fenomeno dell’incultura, della provocazione ‘NO VAX’ ostile al governo. Sulla pandemia hanno allungato le mani sporche speculatori, sciacalli, la criminalità mafiosa in agguato, insospettabili soggetti. Da mane a sera,  a notte, festivi inclusi,  hanno discettato esperti veri o improvvisati, in trasmissioni televisive-fiume sul tema ‘quarantene e lockdown’, italiani disciplinati o delittuosamente ribelli, danni inferti all’economia di produzione, servizi, turismo, depressione sfiorata o pienamente vissuta dai giovani, dai reclusi, dubbi e certezze di chi vaccinare e quando, come, con quale antidoto al coronavirus, la noia triste della clausura, il dolore per le vittime della pandemia, lo stop a tutte le forme pubbliche di spettacolo, dello sport, DELLO STARE INSIEME.

Senza i tempi di adattamento, in assenza di ragionevole gradualità, cento giorni fa Putin, consapevole o accecato da deviante libidine espansionista, ha bruscamente azzerato lo stato di quiete, anche se complicata, del mondo occidentale e ha decretato il via alla tragedia della guerra. Il dramma dell’Ucraina rasa al suolo da bombe e missili, di stragi, crimini contro l’umanità, in un amen ha scalzato dai palinsesti televisivi il martellante tam-tam del Covid e con pari aggressività ha saturato ogni spazio dell’informazione, degli ‘speciali’, del trattenimento, con il racconto della guerra. Per tornare al via di questa riflessione, spaventa, oltre all’assurdo di quanto avviene ai confini dell’Europa, la frase ricorrente che accomuna l’opinione di politologi, giornalisti, esperti: “Questa guerra durerà a lungo”. Paradigma di questo annuncio ferale , per dirne una, è la serie continuativa dello ‘speciale’ che Mentana propone ogni pomeriggio da 100 giorni, in coppia con Fabbri, esperto di vicende internazionali e di tre inviati. Se ai ‘no vax’ è stato concesso   limitato spazio, per non incorrere nel ‘reato’ di mancata par condicio, è urgano mediatico quasi a senso unico, pro Ucraina, il corposo bollettino di guerra, che ci inonda di pareri, confronti e scontri, ipotesi e tesi, che manda in campo politici, ambasciatori, esperti riconosciuti e improvvisati, cariatidi della Tv che fu, anti e filo putiniani, capi di Stato, portavoce dei due fronti, militaristi e pacifisti, provocatori, tizi a caccia di notorietà e una marea di inviati. Spaventa tutto di questa follia che arricchisce i guerrafondai e getta mezzo mondo nel baratro della progressiva recessione, mentre un sospiro di sollievo per l’andamento epidemico, quasi al suo the end, prospettava un graduale, salvifico ritorno alla normalità.

C’è solo da sperare che i profeti di sventura di “non finirà presto questa guerra” siano dilettanti allo sbaraglio. Corre voce di un grave male che debilita Putin (di sicuro mentalmente). L’augurio è che si dedichi alla cura di sé, che anteponga la salute all’ingannevole delirio di onnipotenza responsabile della guerra, del rischio, finora virtuale, di un conflitto nucleare.


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