“Io odio, essi odiano”

Concludiamo mesi di involontaria quarantena in un atollo tanto piccolo da non figurare in nessun atlante, semi sommerso da acque limpide ma tumultuose, mosse da poderosi venti monsonici. Novanta giorni fa il catamarano ha scarrocciato, si è capovolto, per fortuna a pochi metri d’isolotto raggiunto con fatica, a nuoto.

Il lockdown da naufragio è terminato con il provvidenziale avvistamento di un aereo monoelica, che si è spinto nel bel mezzo dell’oceano in volo di addestramento.

Holiday In, confortevole hotel di Wellington, in attesa di un volo New Zeland-Italy: sfogliando il ‘Times’, pagine e pagine sulla tragedia dell’Ucraina e l’inserto che racconta il diario dell’invasione, il Paese divenuto spettrale, ridotto a un cumulo desolante di macerie, i civili morti, feriti, gli impressionanti crimini di guerra, la recessione mondiale, la previsione dello spettro della fame per mezzo mondo, la minaccia nucleare, ospedali rasi al suolo, milioni di profughi, migliaia di bambini orfani. Nelle pagine centrali del quotidiano il ‘je accuse’ contro chi ha scatenato la furia devastante della guerra e il suo disumano cinismo.

Come rappresentare volti e voci dell’umanità vittima di questa guerra di stampo colonialista e non solo di uomini e donne del Paese aggredito? Mai, come per questo tragico evento, che interrompe settant’anni di pace, cento e più inviati hanno documentato la guerra con infinite, drammatiche immagini e interviste. Nessuna meraviglia se una seduta psicanalitica universale (ipotesi virtuale), rivelasse che Putin, anche per improbabile parallelo è con Hitler l’uomo più odiato della Terra. Ma chi lo odia? Le vittime di brutalità criminali, la tragedia dei piccoli pazienti oncologici ucraini privati della terapia in corso, per la distruzione dell’ospedale pediatrico, polverizzato dai missili russi, i vecchi che hanno assistito alla distruzione delle loro case, del loro vissuto, sfuggiti ai bombardamenti sottoterra per mesi, privi dell’essenziale, perfino dell’aria. È rabbia e odio di chi ha perso il lavoro, familiari uccisi da cannonate, mine, bombe, di chi ha in una delle fosse comuni ha ritrovato un fratello, il marito, un padre.

È odio dei Paesi poveri privati dell’essenziale per sopravvivere, di chi crede nella pace, nella libertà, nella democrazia.

Ecco, è verosimile che chiuso nella torre eburnea del Cremlino, il massimo oligarca tra oligarchi, lo stramiliardario dittatore russo, in una terra che di là dallo scintillare della splendida Mosca è malata di povertà, diseguaglianza sociale, privazione della libertà di pensiero, sia bersaglio di tanto odio senza risentirne, che sia così obnubilato dal cinismo da liberarsi del dissenso uccidendo chi se ne fa portavoce, che non debba imbottirsi di sonniferi per dormire?

Dedicato ai russofani putiani.  


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