Un canestro in acrobazia di LeBron, una pallina da golf scagliata da sessanta metri che finisce in buca, la Ferrari che piomba per prima sul traguardo, la meta messa a segno da un rugbista neozelandese dopo trenta metri di slalom tra gli avversari, un gol di Messi che spedisce il pallone nel ‘sette’ della porta avversaria, Abebe Bikila maratoneta olimpionico a piedi nudi, un gol di Messi con un tiro a effetto, pallone che supera la barriera dei difensori e si abbassa per finire nel ‘sette’ della porta avversaria, la celebre rovesciata di Gabetto, storico centravanti del ‘Grande Torino’, le performance tennistiche di Laver, McEnroe, Federer, le magie di Pelè e Maradona: tutti estremi di suggestioni sportive nelle infinite, spettacolari varianti. Giustificano l’entusiasmo ma non esasperato, di chi è felicemente prigioniero di questi exploit o anche solo del talento di ragazzetti, figli, nipoti, che promettono di diventare star dello sport. La ragione tenta però di spiegare i perché della degenerazione che avvelena specialmente il mondo del pallone. In elenco la corruzione, compagna abituale degli interessi miliardari che hanno trasformato il calcio in industria priva di autocontrollo, il travaso di comportamenti aggressivi, di brutale, violenza, nel fuori di testa del tifo razzista.
Il Bel Paese e il calcio, affetto da una patologia per ora senza antidoti, genera azioni di guerriglia da stadio, che il ‘sistema calcio’ non può o non vuole contenere. Laziali, contro romanisti, lombardi contro campani, discriminazioni razziali, manifestazioni di odio ben oltre il campanilismo: gli eccessi sono una quota della generale conflittualità, tutta italiana, e si manifestano con due o tre tasselli nel mosaico delle scelleratezze. I responsabili? Fanatici trasformer. Scaricano la loro inciviltà sullo sport (leggi calcio, ndr). Che dire della povera Maddalena, impedita a fare la spesa perché la cassa di famiglia è al verde, svuotata dal marito ultra per seguire il Napoli a Verona e contrastare il tifo dell’Hellas, violentemente razzista? Eppure non è il peggio. Il plagio che con i potenti mezzi finanziari opera la Juventus-Fiat espande il tifo per la cosiddetta ‘signora del calcio’ a propaggini lontanissime da Torino, fa proseliti da Napoli in giù e non ha limiti la juventus-mania.
Un romano 45enne (il nome è tralasciato, chissà perché) è il fuori di testa, ultra fanatic supporter dei bianconeri che Freud si divertirebbe non poco a indagare sul lettino di psicanalista. Perché sia visibile e universalmente noto il tifo per la squadra di Agnelli, il tizio ha condotto i figli di 8 e 6 anni dal barbiere e ha commissionato un taglio molto speciale. Ovvero, testa rapata a zero, a esclusione dei capelli che riproducono il logo della Juventus. Il capolavoro di idiozia di fanatismo estremo, di là dalla follia che lo ha provocato, ha indotto un’incavolatissima moglie a denunciare il tizio per maltrattamenti in famiglia. Le piccole vittime del taglio osceno, in lacrime, lo hanno contestato, come dire, ‘vivacemente’, anche perché oggetto di scherno dei compagni di scuola, accesi tifosi di Roma e Lazio.
In due parole, intrusioni di destrutturanti di questo contagioso coronavirus nello sport malato. È urgente disporre di un vaccino anti pandemia per tutte le sue varianti, a tutela dello Sport sano, con la S maiuscola.
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