40 anni dall’omicidio di Pio La Torre, un grande del grande PCI d’un tempo.
L’uomo che per primo ha intuito la vera chiave nel contrasto alle mafie, il mondo autentico per combattere la malavita organizzata. Aveva capito, quando ancora doveva cominciare il grande assalto ai capitali, che il terreno su cui lottare era proprio quello economico, come poi tradurranno sul terreno della lotta giudiziaria Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: seguite la pista dei soldi, ammoniva il primo, e lì troverete le mafie.
E proprio per queste loro intuizioni e per la tenacia nel perseguirle, ci hanno eroicamente rimesso la pelle.
Ma torniamo alla meravigliosa, e anticipatoria, scoperta dell’allora segretario regionale siciliano del PCI. Che in realtà ha due medaglie da mostrare con orgoglio sul suo petto (ne parliamo come se fosse ancora tra noi, tale è il valore del suo impegno reale, e non parolaio, antimafia): l’aver studiato la normativa del 416 bis, il reato d’associazione a delinquere di stampo mafioso, il potente strumento per colpire le mafie sotto il profilo giudiziario, con condanne pesanti; ma ancor di più l’aver studiato l’impalcatura dello strumento economico, basato sul tandem sequestri-confische.
E qui stava la mira puntata nell’unico verso possibile: colpire il motivo reale per cui prosperano le mafie, ossia fare soldi a palate, accumulare sempre più capitali, riciclare a più non posso, investire denari sporchi nell’economia legale, in modo tale da creare un’economia criminale parallela, i cui rivoli finanziari finiranno per confondersi in modo tremendamente pericoloso, inquinando alle basi economia & società.
Peccato che quella lezione, subito tradotta allora in legge, la famosa Rognoni-La Torre (anche per via del secondo promotore, un democristiano serio come pochi, Virginio Rognoni, proprio per questo ministro degli Interni lampo), non è mai stata applicata sul serio e fino in fondo.
O meglio: è spesso stato applicato il ‘primo tempo’ della strategica azione giudiziaria, quello dei sequestri; e poco (e soprattutto male) il secondo, quello delle confische.
Spieghiamoci meglio. Tantissime inchieste hanno portato a sequestri di anche ingenti capitali e beni mafiosi; ma troppi flop hanno poi fanno seguito, nel senso che una media bassissima si è tradotta (e in tempi biblici) in confische. Quindi grosse responsabilità per quegli inquirenti che non sono riusciti a tradurre in realtà concreta teoremi oppure non sono stati letteralmente in grado di suffragare con prove concrete le provenienze illecite di quei capitali.
Altra nota dolente, la gestione dei beni confiscati, che ha lasciato quasi sempre a desiderare. Con il risultato che quei beni, riacquisiti al patrimonio pubblico, alla collettività, al bene comune, non hanno poi trovato idonei utilizzi.
E oggi, più che mai, lo strumento del sequestro-confisca può risultare sempre più fondamentale per aggredire le mafie, che nel frattempo (sono passati 40 anni!) hanno sviluppato tecniche ben più sofisticate di allora per riciclare meglio e in modo scientifico, spesso e volentieri all’estero: con grossi problemi sul fronte delle rogatorie internazionali, quindi, visto che in pochissimi paesi esiste, appunto, il 416 bis e i riciclaggi mafiosi sono non sufficientemente conosciuti e contrastati, nonostante l’invasione dei capitali mafiosi sia in atto ormai da anni e anni.
Veniamo alle news.
Nella giornata della memoria dedicata a Pio La Torre, fanno rabbrividire (per la totale inadeguatezza) le parole pronunciate dal segretario del PD Enrico Letta.
Sorge spontanea la domanda: ma con quale faccia di bronzo può osare pronunciare quel nome, uno che di lotta e contrasto alle mafie, da buon professorino che vien dalla Sorbona, non capisce letteralmente un accidente? E, soprattutto, non ha mai mostrato un briciolo di volontà politica per contrastare sul serio – e non con vuote parole – le mafie? Quelle mafie che hanno ammazzato La Torre, Falcone e Borsellino.
E poi un altro interrogativo. Ma cosa cavolo c’entra l’esangue, ectoplasmatico PD griffato Letta con il PCI che fu di Enrico Berlinguer, e di La Torre? Due realtà lontane anni luce, esattamente agli antipodi una dall’altra.
Per favore, prima di ‘intestarsi’ il sangue e l’impegno altrui, Letta ci rifletta la prossima volta una, due, tre volte.
E poi lasci perdere. Per un briciolo di dignità. E’ meglio.
nella foto Pio La Torre
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