Scritta, via social: “Buona festa della liberaZione”. La lettera ‘zeta’ in maiuscolo è il simbolo dei crimini di guerra compiuti dagli invasori in Ucraina, del massacro di civili inermi, torturati, uccisi con esecuzioni che appartengono al repertorio della delinquenza mafiosa e storicamente alla barbarie nazista. Il becero esempio di contiguità con la Russia assassina di uomini, donne, bambini dell’Ucraina, non è di un fanatico, esaltato follower di Putin, ma di un tizio che usurpa come l’intera casta di deputati e senatori l’attributo di ‘onorevole’, abolito per legge quasi cento anni fa. Insulta l’eroismo degli italiani, che liberarono il Paese dal nazifascismo, tale Vito Petrocelli, serpe in seno al partito di cui è neo leader Conte. I vertici di 5Stelle dovrebbero dar conto della gaffe politica che ha eletto Petrocelli, spudorato filorusso, presidente della commissione esteri. La goccia della ‘Z’ proditoriamente inserita nell’oltraggio alla Resistenza ha fatto traboccare il vaso e Petrocelli sarà espulso dal partito. Con incomprensibile ritardo, considerate le precedenti esternazioni empatiche pro-Putin, mandante dell’aggressione dell’Ucraina.
Non si smorza la polemica sollevata da Pagliarulo, presidente dei partigiani, che conferma l’invito all’Ucraina di arrendersi, unica chance per il cessate il fuoco. L’amarezza per la tolleranza istituzionale di plateali rigurgiti fascisti, che la Costituzione e una legge dello Stato dovrebbe stroncare sul nascere si acuisce in coincidenza con la festa della Liberazione. Nei locali del gruppo consiliare del Comune di Napoli, Fratelli d’Italia ha esposto in fitta sequenza calendari con il faccione di Mussolini in pose varie. All’indignazione suscitata dalla provocazione fascista cosa risponde la borgatara “Io sono Giorgia”, al secolo la Meloni, che tenta di negare la contiguità di Fratelli d’Italia con il neofascismo e la destra estrema di Casa Pound, di Forza Nuova?
In margine agli eventi che in Europa, dopo settant’anni, sono scossi da tumultuosi venti di guerra, s’innesta un nuovo pretesto per accendere polemiche, soprattutto televisive, e nessuno si sottrae, sicché diventa motivo collaterale dello stress mediatico, che monopolizza l’intero sistema della comunicazione post pandemia: la Resistenza partigiana antinazista ha molto, poco o nulla con l’opposizione dell’Ucraina all’aggressione russa? La questione non dovrebbe accendere dibattiti di segno opposto, ma soprattutto non consente risposte universalmente condivise. E però: analogo è certamente l’eroismo di uomini e donne dell’Ucraina con l’epopea di quanti hanno liberato l’Italia dalle grinfie di Hitler e dell’alleato Mussolini; analoga è l’abissale disparità delle forze in campo, tanto da evocare un nuovo possibile ‘miracolo’, la sconfitta dello strapotere di Golia ad opera di un nuovo Davide.
Comunque, non giova a nessuno mettere in parallelo, o disgiungere i due esempi di resistenza. Fa sicuramente riflettere l’idea del presidente dell’ANPI che affida la possibile fine delle ostilità, alla resa dell’Ucraina a Putin.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.