Stiamo precipitando nel baratro della totale “non consapevolezza” (chiamatela se preferite “ignoranza”), trascinati nel gorgo da una ciurma politica ottusa e collusa (con il padrone del vapore, gli Usa) e da un’informazione che definire ‘monnezza’ è un tenue eufemismo.
Sotto la pressione mediatica, per non essersi unito al coro per armare fino ai denti l’Ucraina, il povero presidente dell’associazione nazionale partigiani, l’Anpi, è stato costretto ad abiurare e a rendere una pubblica dichiarazione di convinto sostegno (armato) alla ‘resistenza’ delle truppe griffate Zelensky ed eterodirette dalla NATO.
Neanche ai tempi del fascismo, o se preferite, delle purghe staliniane. E, se ancor più vi aggrada, putiniane.
Siamo arrivati all’aberrazione che chiunque osi soltanto cercare le ragioni del conflitto, ‘contestualizzare’ (come si diceva, con un termine orrendo, un tempo) il dramma della guerra, vedere cosa realmente c’è dietro, viene automaticamente bollato come un coglione, un ignorante, un lurido putiniano.
Proprio come è successo – pari pari – in due anni di pandemia. Quando il poveraccio di turno che si è trovato a spiegare come i vaccini non sono acqua da bere, ma farmaci impegnativi da somministrare con estrema ‘cura’ e ‘precauzione’ (cosa che hanno sempre sostenuto due scienziati del calibro di Luc Montagnier e Giulio Tarro), è stato aggredito con secchiate di improperi e insulti dall’orda di scalmanati (giornalisti tanto al pezzo e/o virologi pret a porter, fa lo stesso), zittito e mai più invitato.
Purtroppo, dobbiamo ormai rendercene conto, due anni di covid e pochi mesi di guerra hanno mostrato il vero volto della politica e dell’informazione di casa nostra: un volto che più devastato non si può, deformato, stravolto, irriconoscibile.
Non che prima della pandemia e della guerra ci fosse da star allegri: ma il fatto è che queste due traumatiche vicende hanno fatto da detonatore affinchè politica e informazione siano riuscite a tirar fuori il peggio del peggio, veleni allo stato puro, come nei più truculenti horror movie.
Torniamo alla guerra. E’ incredibile constatare quanto la ‘solidarietà’ occidentale nei confronti degli ucraini sia miope, solo di facciata, strumentale.
Perché, infatti, nessuno osa protestare contro i crimini della Biden Band, che vuol giocare la guerra con la Russia sulla pelle degli ucraini, o meglio ‘fino all’ultimo ucraino’, il gingle che ormai da giorni si rincorre per la Casa Bianca?
Usandoli come veri e propri ‘scudi umani’? Ricordate i bombardamenti chirurgici degli Stati Uniti in tanti devastanti conflitti per esportare libertà & democrazia, sempre issate su missili e cannoni?
Ma non bastano gli scudi umani. Adesso ci sono gli ‘ucraini cavie’. Perché tutti dovrebbero ormai sapere (e se non lo sanno mostrano – anzi confermano – la loro totale ignoranza) che nei biolaboratori militari segreti installati dagli Usa in Ucraina (13 quelli ufficiali, ma con ogni probabilità almeno una trentina, tante piccole bombe virologiche come Wuhan), i ricercatori dell’esercito americano, affiancati da scienziati locali, hanno effettuato per anni test ed esperimenti più che border line (ossia con virus letali) su cavie umane: ucraine, visto che non potevano far altro che ricorrere alla popolazione locale. Amici, no?
E adesso l’Ucraina vuol entrare nella NATO? Ossia vuole abbracciare i suoi killer?
O non è forse il pupazzo Volodymyr Zelensky a voler abbracciare i suoi amici a stelle e strisce, caso mai per festeggiare la sconfitta di Putin nella sua (di Zelensky, regalatagli dall’oligarca ebreo-ucraino-americano Igor Kolomoisky) faraonica villa di Miami, in Florida?
Staremo a vedere.
Intanto la Germania è in fermento. Ieri abbiamo descritto le pressioni che sta subendo il Cancelliere Olaf Scholtz perché tentenna nell’applicare le sanzioni alla Russia, non comparando più gas.
Di seguito pubblichiamo il testo di una lettera aperta, sottoscritta da molti intellettuali che non hanno paura di manifestare il loro pensiero e di condividere la linea Scholtz.
E’ pronta per loro un buona dose di olio di ricino?
Ecco del messaggio inviato al Cancelliere tedesco.
Caro cancelliere Scholz
siamo persone di diversa estrazione, atteggiamenti politici e posizioni nei confronti delle politiche della NATO, della Russia e del governo tedesco. Tutti noi condanniamo profondamente la guerra della Russia in Ucraina, che non può essere giustificata da nulla. Siamo uniti nel mettere in guardia contro un’espansione incontrollabile della guerra con conseguenze imprevedibili per il mondo intero e nell’opporsi a un prolungamento della guerra e dello spargimento di sangue con la consegna di armi.
Fornendo armi, la Germania e altri paesi della NATO si sono di fatto resi parte della guerra. E così l’Ucraina è diventata anche il campo di battaglia del conflitto tra la NATO e la Russia sull’ordine di sicurezza in Europa, che è in corso da anni. Questa guerra brutale nel mezzo dell’Europa viene combattuta sulle spalle della popolazione ucraina. La guerra economica ora scatenata mette in pericolo allo stesso tempo l’approvvigionamento del popolo russo e di molti paesi poveri del mondo. I rapporti sui crimini di guerra stanno aumentando. Anche se sono difficili da verificare nelle condizioni prevalenti, si può supporre che in questa guerra, come in altre precedenti, si stanno commettendo atrocità e la brutalità aumenta con la sua durata. Una ragione in più per finirla in fretta.
La guerra porta il pericolo reale di un’espansione e di un’escalation militate incontrollabile – simile a quella della prima guerra mondiale. Vengono tracciate delle linee rosse, che vengono poi superate da attori e hasardisti di entrambe le parti, e la spirale è di nuovo un passo avanti. Se persone responsabili come lei, caro cancelliere, non fermano questo sviluppo, ci ritroveremo con un’altra grande guerra. Solo che questa volta con armi nucleari, devastazione diffusa e la fine della civiltà umana.
Evitare sempre più vittime, distruzione e un’ulteriore pericolosa escalation deve quindi avere la priorità assoluta. Nonostante i rapporti provvisori di successo dell’esercito ucraino: esso è molto inferiore all’esercito russo e ha poche possibilità di vincere questa guerra. Il prezzo di una resistenza militare prolungata – indipendentemente dal possibile successo – sarà ancora più città e villaggi distrutti e ancora più vittime tra la popolazione ucraina.
Le consegne di armi e il sostegno militare della NATO prolungano la guerra e rendono una soluzione diplomatica una prospettiva lontana. È giusto rivolgere la richiesta “Deponete le armi!” prima di tutto alla parte russa. Ma allo stesso tempo, devono essere prese ulteriori misure per porre fine al più presto allo spargimento di sangue e allo sfollamento delle persone. Per quanto sia amaro rinunciare alla violenza in violazione del diritto internazionale, è l’unica alternativa realistica e umana a una lunga ed estenuante guerra. Il primo e più importante passo in questo senso sarebbe l’interruzione di tutte le forniture di armi all’Ucraina, combinato con un immediato cessate il fuoco da negoziare.
Chiediamo quindi al governo tedesco, all’UE e agli stati della NATO di smettere di fornire armi alle truppe ucraine e di incoraggiare il governo di Kiev a porre fine alla resistenza militare – in cambio di garanzie di negoziati per un cessate il fuoco e una soluzione politica. Le offerte già fatte a Mosca dal presidente Selenskyi – possibile neutralità, accordo sul riconoscimento della Crimea e referendum sul futuro status delle repubbliche del Donbass – offrono una reale possibilità di farlo. I negoziati sul rapido ritiro delle truppe russe e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina dovrebbero essere sostenuti dalle proposte dei paesi della NATO riguardo ai legittimi interessi di sicurezza della Russia e degli stati vicini. Al fine di fermare ulteriori massicce distruzioni di città il più rapidamente possibile ora e di accelerare i negoziati per il cessate il fuoco, il governo tedesco dovrebbe suggerire che le città attualmente assediate, più in pericolo e finora in gran parte non distrutte, come Kiev, Kharkiv e Odessa, diventino “città non difese” in conformità con il primo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra del 1949. Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra del 1949. Il concetto, già definito nella Convenzione dell’Aia sulla guerra terrestre, ha permesso a numerose città di evitare la devastazione durante la seconda guerra mondiale.
La logica prevalente della guerra deve essere sostituita da un’audace logica di pace e deve essere creata una nuova architettura di pace europea e mondiale, che includa la Russia e la Cina. Il nostro paese non deve rimanere in disparte, ma deve assumere un ruolo attivo.
Cordiali saluti,
PD Dr. Johannes M. Becker, politologo, ex direttore esecutivo del Centro per la Ricerca sui conflitti a Marburgo
Daniela Dahn, giornalista, scrittrice e pubblicista, membro di Pen Dr. Rolf Gössner, avvocato e pubblicista, Lega Internazionale per i Diritti Umani
Jürgen Grässlin, portavoce federale DFG-VK e Action Outcry – Stop al commercio di armi!
Joachim Guilliard, pubblicista Dr. Luc Jochimsen, giornalista, editore televisivo, membro del Parlamento 2005-2013
Christoph Krämer, chirurgo, Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare IPPNW (sezione tedesca)
Prof. Dr. Karin Kulow, politologa
Dr. Helmut Lohrer, medico, consigliere internazionale, IPPNW (sezione tedesca)
Prof. Dr. Mohssen Massarrat, scienziato politico ed economista
Dr. Hans Misselwitz, Commissione valori di base della SPD
Ruth Misselwitz, teologa protestante, ex presidente di Aktion Sühnezeichen Servizi per la pace
Prof. Dr. Norman Paech, esperto di diritto internazionale, ex membro del Bundestag tedesco
Prof. Dr. Werner Ruf, politologo e sociologo Prof. Dr. Gert Sommer, psicologo, ex membro del consiglio di amministrazione del Center for Ricerca sui conflitti a Marburgo
Hans Christoph Graf von Sponeck, ex segretario generale aggiunto dell’ONU
Dr. Antje Vollmer, ex vicepresidente del Bundestag tedesco
Konstantin Wecker, musicista, compositore e autore.
Nella foto di apertura il cancelliere tedesco Olaf Scholz
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