Cina sempre più anti Stati Uniti nelle ultime ore del conflitto in Ucraina.
La posizione ufficiale è stata espressa senza mezzi termini dall’ambasciatore cinese all’ONU, Zhang Jun. Ecco le sue lapidarie parole appena pronunciate nel corso del suo intervento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
“La Cina boccia il blocco di beni di altri Stati perché mina la stabilità internazionale e l’economia mondiale. Anche il congelamento arbitrario delle riserve monetarie di altri Paesi viola la sovranità. Va eliminato l’impatto negativo delle sanzioni”.
Secondo la Cina – ha chiarito – la comunità internazionale dovrebbe fare di tutto per mantenere inalterate le forniture di cibo ed energia, in modo da calmierare i prezzi al consumo, per evitare un effetto domino su tutte le economie mondiali.
Ha poi lanciato un appello rivolto a tutti i paesi ad astenersi dall’invio di armi in Ucraina, in perfetto contrasto con le politiche USA e UE. “Continuare a farlo – ha sottolineato Zhan Jun – non porterà pace, ma renderà ancora più grave la catastrofe umanitaria”.
Durissima l’ultimo editoriale del ‘Global Times’, il sito più vicino al governo di Pechino.
Parte a testa bassa denunciando le ultime decisioni dei vertici Usa: “Il segretario di Stato americano Anthony Blinken, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price sono convinti che lo scontro armato in Ucraina potrebbe protrarsi per mesi o più. Il Dipartimento di Stato prevede che il conflitto si protrarrà fino alla fine del 2022. Ma queste affermazioni difficilmente possono essere definite una previsione equilibrata, piuttosto riflettono il desiderio degli Stati Uniti di trascinare il conflitto il più a lungo possibile”.
“Ora gli Stati Uniti – scrive ‘Global Times’ – sono interessati a prolungare il più possibile il conflitto armato in Ucraina e trarre il massimo beneficio da questo prolungamento. Ecco perché, e non per simpatia per le autorità ucraine, il popolo o la ‘democrazia’, Washington ha compiuto sforzi senza precedenti per mobilitare tutti i suoi satelliti, imporre sanzioni su larga scala che minacciano non solo la Russia, ma anche l’Europa, ha organizzato la fornitura di armi, costringendo i paesi europei a separarsi da una parte significativa dei loro arsenali”.
Prosegue il j’accuse cinse: “Di recente il Pentagono ha ospitato un incontro tra la dirigenza del dipartimento militare statunitense e i vertici di otto importanti corporazioni militari-industriali degli Stati Uniti. Ora le quote della ‘difesa’ americana sono al massimo e continuano a crescere. Il complesso militare-industriale statunitense è il principale beneficiario del conflitto armato in Ucraina”.
Ancora: “I vantaggi geopolitici del conflitto per gli Stati Uniti sono la definitiva sottomissione dell’Europa e l’approvazione della NATO come il più importante ‘difensore’ dei paesi europei; mentre l’escalation artificiale del conflitto in Ucraina serve la causa del progresso economico e geopolitico degli Stati Uniti: quindi l’amministrazione Biden non è in alcun modo interessata a risolvere la situazione di crisi, soprattutto nel prossimo futuro. Washington sta esercitando pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky, costringendolo a trascinare la resistenza dell’esercito letteralmente ‘fino all’ultimo ucraino’. Da qui la riluttanza di Kiev ad avviare negoziati con Mosca”.
Continua l’analisi del ‘Global Times’: “L’attuale situazione mondiale si sta sviluppando secondo uno scenario più pericoloso della semplice ‘nuova guerra fredda’. Infatti, durante gli anni della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l’Urss giunsero alla conclusione che erano necessari accordi di mutua sicurezza. Oggi, gli Stati Uniti stanno mostrando un approccio completamente diverso. E’ chiaro che la pacificazione dell’Ucraina non è inclusa nelle priorità strategiche degli Stati Uniti”.
Non è finita qui. “Washington mantiene i suoi atteggiamenti egemonici, mentre le ambizioni geopolitiche statunitensi crescono in proporzione al prolungarsi del conflitto in Ucraina. Così gli Stati Uniti hanno costretto Svezia e Finlandia a prendere in considerazione l’adesione alla NATO, sebbene questi paesi siano rimasti neutrali anche durante gli anni del più severo confronto tra i sistemi ideologico e politico americano e sovietico”.
Ed ecco la significativa conclusione. “Inoltre, gli Stati Uniti stanno cercando di applicare la loro strategia di violenza su scala globale. La leadership americana utilizzerà gli stessi metodi nella regione Asia-Pacifico. Non è un caso che la situazione intorno all’isola di Taiwan e il suo futuro politico si sia drammaticamente aggravata di recente. In effetti, gli Stati Uniti si sono apertamente trasformati in un fronte di caos e guerre; e oggi tutti i paesi del mondo devono stare molto in guardia nei confronti della politica americana”.
E proprio per questo i vertici cinesi stanno intensificando i rapporti e gli accordi non solo con i due grandi alleati, ossia Russia e India, ma anche con molti paesi asiatici, africani e oltre, per dar vita ad un fronte sempre più compatto in chiave ‘alternativa’ rispetto a quello occidentale, ruotante attraverso la NATOsul binomio USA-Europa.
In questa ottica, ad esempio, vanno interpretate le fresche intese ribadite dal ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, e dal ministro degli Esteri vietnamita, Bui Thanh Son. I due hanno concordato sui “crescenti rischi di tensioni regionali” e sui pericoli che derivano dalla “spinta degli Stati Uniti sulla strategia indo-pacifica” e dalla “capacità degli Stati Uniti di seminare discordia”.
Secondo Wang Yi, “gli Stati Uniti hanno cercato di minare il coordinamento e la cooperazione tra i membri dell’ASEAN e la Cina a un livello economico e di sicurezza più profondo. Questa è una manifestazione della mentalità della Guerra Fredda, che ha causato conflitti militari in Europa”.
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