God save the tsar, Dio salvi Putin

Confessiamo l’inconfessabile, abbiamo sognato a occhi aperti la replica  del complotto ordito da ex fedelissimi di Hitler decisi a disfarsene uccidendolo. Oligarchi a parte, sembra che il miliardario Abramovic potrebbe condividere il progetto di defenestrare Putin (senza spargimento di sangue o dosi di cianuro), magari consegnandolo al tribunale internazionale dei diritti umani. Non è vietato immaginare che autorevoli esponenti del Cremlino si possano dissociare dall’aggressione all’Ucraina, che oltre alle vittime e alla devastazione della guerra minaccia di provocare una crisi mondiale di proporzioni incommensurabili. Voci, per ora sussurrate, segnalano che quote non secondarie dell’imprenditoria e della politica sarebbero prossime a far fuori Putin. Sarà vero?

Il caso Orsini, ormai noto come ‘pifferaio’ di Putin, sociologo con ambizione sfrenata alla visibilità televisiva, inviso per l’esplicito feeling con la Russia: ‘cacciato’ dalla Rai (da Carta Bianca della Berlinguer), ospite di La7 per tremila euro a puntata, riceve l’endorsement di “Io sono Giorgia” (della Meloni), del leghista Capitanio, della grillina Azzolina e perfino di Cuperlo (sinistra Pd).

Il caso Salvini-amicodiPutin-nemicodiPutin-accoglientedipoveriprofughi ucraini-respingitoredimigrantinfugadaPaesiinguerradapovertàestreme-dallafame: il mimetismo non è solo dote dei camaleonti, dei polpi: per esibire con fini elettorali l’opposizione alla Russia aggressiva di Putin, il capo leghista trasforma il ‘prima gli italiani’ in ‘prima gli ucraini’ e nasconde, malamente, il compenso di ventimila euro che un sostenitore milionario di Putin ha riconosciuto al co0llega leghista Tosato, autore di un’interrogazione al Senato con la richiesta di revocare le sanzioni comminate alla Russia per l’annessione illegittima della Crimea.

La strana coppia Mancini-Gravina svicola dall’umiliante bocciatura della nazionale con abilità tipica dei vertici di un mondo che di verità ne ‘mastica’ poca. Il presidente della Fgci non ha di meglio che lodare l’affetto del pubblico palermitano, cioè finge di ignorare i fischi di fine partita piovuti sugli annichiliti azzurri e soprattutto sul commissario tecnico, il quale, nel dirsi dispiaciuto per la debacle di ieri sera, prova a compensare l’ammissione, ad addolcirla con il ricordo della vittoria degli europei. Dimissioni, questo sarebbe il ragionevole esito della disastrosa sconfitta subita da un’avversaria che occupa il posto numero 67 nella classifica delle nazionali, espressione di un Paese di soli 2 milioni di abitanti (si può agevolmente immaginare quanti di loro praticano il calcio). Macché, come Gravina assicura, andrà avanti il progetto della Federazione che ha in Mancini il suo profeta. Tranquilli, il ct assicura che rifletterà se fare valigie, o rimanere timoniere della nazionale.


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