Fatti, ricatti, misfatti

Exodus, 1960 regia di Otto Preminger. Exodus marzo 2022, il film in corso di riprese racconta la fuga degli ucraini dalle città bombardate, delle imprese occidentali insediate nel territorio della Russia, progressivamente costretto all’autarchia per il blocco dell’import-export imposto dalle sanzioni del mondo occidentale. Tema bifronte è l’energia. Se Italia e chi con l’Italia alimenta il motore della produzione, di servizi fondamentali con il gas e il petrolio russo, decideranno di farne a meno per infliggere un colpo mortale alla salute dell’economia ‘nemica’, Putin pagherà l’idea criminale di scatenare un guerra ‘imperialista’ e probabilmente rischierà di essere destituito con le buone o le cattive dalla presidenza del suo Paese, ma…sul fronte opposto, il deficit di energia autonoma potrebbe diventare il prologo di una crisi di proporzioni catastrofiche, moltiplicate dalla mancata importazione di grano, altro  capitolo della dipendenza dalla Russia. Il tema sviluppa una seconda ipotesi, suggerita dal convinto endorsement di Pechino all’aggressione dell’Ucraina. La Cina, in stato di forte preoccupazione per il calo di crescita economico-finanziaria, potrebbe ambire a sostituire la presenza occidentale nel Paese amico, assumendo il ruolo di partner alternativo. Di qui il ‘like’ alla pazzia criminale della Russia?  Realizzato il sodalizio russo-cinese, il modello occidentale della globalizzazione, di suo in crisi di identità e di qualità operativa, subirebbe un colpo probabilmente mortale. Non sarebbe poi un gran male considerata la ricaduta del modello condiviso dall’economia occidentale sugli equilibri del mondo, sempre più divisivi, sbilanciati in direzione dei poteri forti, di ricchezze in costante crescita e di aree sempre più ampie di povera marginalità.

L’Italia, affronta impreparata il trauma della dipendenza energetica e agricola, Putin risponde alle sanzioni con il controllo ricattatorio della fornitura di gas e petrolio, con il blocco dell’esportazione di grano. Nell’immediato le restrizioni colpiscono la nostra produzione industriale, il reddito delle famiglie (benzina, bollette di luce, gas, acqua), i trasporti, il turismo. Richiedono lo storno di miliardi del ‘recovery plan’ europeo, da destinare ai settori colpiti dalla ‘pandemia bellica’ che contrastano o l’imminente exodus dal Covi-19.

Sì, è un racconto marginale e cade nel giorno di crescenti violenze della guerra scatenata da Putin, ma rivela il timore, la paura di un nuovo disastro sociale oltre che economico: ieri nel flusso ossessivo di notizie sul ‘caso Ucraina’, anche l’annunciato stop dei trasporti, specialmente di generi alimentari. Questa mattina l’assalto ai supermercati, scaffali semivuoti, approvvigionamenti per scorte a lungo termine. E stazioni di servizio a pieno regime, file di auto in attesa di fare il pieno, a costi maggiorati, di benzina, gasolio, metano, per il timore di nuovi, più consistenti rincari. E consulti in famiglia, con oggetto il risparmio: “Luci accese solo se indispensabili, riscaldamento al minimo, spie di computer spente di notte, il bucato rinviato al sabato sera, dopo le 20, quando il contatore gira meno velocemente”. Ovvero austerità, anche se Draghi e l’Europa negano il rischio della recessione, di una nuova Wall Street.


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