Uragani, altro che venti di guerra

Proviamo a capire: di là dalla voracità di Putin, che prova a riconnettere alla madre Russia gli Stati post Urss che hanno conquistato l’indipendenza, il caso ‘Ucraina’, se indagato con un’osservazione non emotiva, racconta un importante quanto pericoloso capitolo della guerra ‘fredda’, che rischia di infiammarsi, fra titani dell’economia mondiale, ovvero tra l’arcipelago occidentale, solidale con la storica egemonia degli Stati Uniti e il blocco antagonista, che salda alla Russia e Paesi satelliti la potenza emergente della Cina. A chi non ne fosse informato o per giovanile status anagrafico avesse solo un vago sentore degli esiti devastanti dei conflitti mondiali, dovrebbe provocare terrore e indurre a pacifismo la follia umana dei 68milioni di morti della seconda guerra mondiale: 25 milioni di russi (17 di civili), dei 19 milioni di cinesi, del mezzo milione di italiani. Spaventati? Certo e di più all’idea della probabile apertura degli arsenali di armi nucleari e chimiche di Russia, America e rispettivi alleati. Le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, meno potenti rispetto a quelle di nuova generazione, hanno ucciso più di trecentomila giapponesi. Chi garantisce che nell’ipotesi scellerata di una guerra est-ovest nessuno dei contendenti premerebbe il pulsante dell’ok all’uso delle bombe ‘H’?

Ingenuo, surreale auspicio: nottetempo, sulla scrivania di Biden e Putin i loro più stretti collaboratori dotati di sale in zucca dovrebbero disabilitare i congegni dell’ok all’uso di ordigni nucleari.

Le ‘cose’ segrete, chissà se vere o fake news messe in circuito per confondere il ‘nemico’, raccontano che l’aria di Kiev e dintorni non è respirabile…Allora via armi e bagagli, invito delle democrazie occidentali ai propri connazionali, perché tornino in patria. Gli italiani che operano in Ucraina sono i secondi partner commerciali.

L’arma di pressione di Putin è già una dichiarazione di guerra: il rifiuto a fornire il suo gas, che alimenta la produzione industriale, specialmente  dell’Italia, ha una pesante ricaduta negativa sulla nostra economia.

La mediazione possibile per evitare una vera dichiarazione di guerra è probabilmente il rinvio dell’ingresso dell’Ucraina nella comunità europea, che Putin considera un affronto alla grandeur della Russia. Ma davvero Putin e Biden, e i loro rispettivi alleati, soffiano sull’Europa con i cosiddetti venti di guerra? Altro che pandemia! La speranza è che sia un far la voce grossa, da gradassi bizzosi, per incassare consensi dalle rispettive popolazioni. Ne ha urgente necessità soprattutto Biden, in forte calo di popolarità.

Fuga da Kiev. Molte ambasciate occidentali continuano ad evacuare il proprio personale ‘non indispensabile’. Cresce il numero degli stranieri che lasciano l’Ucraina, in obbedienza agli appelli arrivati dei loro governi, per primo di quello americano. Il premier ungherese Orbàn, ha evocato la possibilità che i Paesi dell’Europa centrale siano esposti a un possibile flusso di persone in fuga, diverse centinaia di migliaia di persone.

La situazione interna all’Ucraina: inflazione alle stelle, ma a Kiev sembra che i cittadini non credano all’invasione russa, alla guerra. Frequentano come niente fosse, bar, ristoranti, spettacoli.

Nel mondo impennata dell’inflazione, massimo costo del petrolio (105 dollari al barile). Le economie dell’Eurozona devono far fronte a continui picchi del costo del gas e il rischio è di dover alzare i tassi bancari.

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