Mentre impazza il toto-presidente e gli italiani sono costretti ad assistere impietriti alla penosa sceneggiata per il Colle, si celebra il ‘Giorno della Memoria’.
Con il rituale di commenti triti e ritriti, frasi fatte che più stucchevoli non si può, parole troppo spesso al vento, “tanto per dire”, “tanto per far vedere”.
E stonano soprattutto nelle bocche di tante cariatidi, troppe mummie vecchie e nuova di questa politica ormai incapace, appunto, di scegliere e nominare – e da anni – in modo decente e decoroso la più alta carica di questo Stato, sempre più alla deriva.
Sorge spontanea la domanda. Quando mai verrà celebrato il Giorno della Memoria di tutte le vittime di una giustizia che ormai non c’è più? Sparita da anni, da decenni, dal nostro palcoscenico? Tanto da farci pensare ad una sparizione doppia: come già detto, di uno Stato sempre più ectoplasmatico e di una giustizia ridotta ad uno stadio larvale.
Non resta altro da fare, forse, che rivolgersi a “Chi l’ha visto?” per trovar remote e residue tracce di uno Stato e di una Giustizia di cui ormai a stento si riescono a ricostruire i profili, gli identikit sempre più lontani e scoloriti.
Per la verità, non sarebbe proprio il caso di stabilire una Giornata della Memoria.
Perché tutti i giorni, soprattutto nelle aule di giustizia, ma certo non solo, andrebbe coltivata l’abitudine, la prassi di ricordare, di rispettare con azioni concrete la Memoria di tutti coloro i quali hanno perso la vita da innocenti, senza aver commesso alcun reato: ma che non hanno mai avuto neanche lo straccio di una giustizia che possa chiamarsi tale.
A questo punto, dovrebbe essere avvertita da tutti gli italiani, non solo come un pressante dovere civico, ma come una normale prassi del vivere civile, la cura della Memoria, la volontà – pervicace, ostinata – di ricordare le storie di tutti quelli che hanno perso la vita – un esempio su tutti – nelle stragi di Stato: i quali, a questo punto, sono stati uccisi due volte, e la seconda per mano di una Giustizia che ha totalmente abdicato al suo ruolo e dovere fondamentale e si è dimostrata, e ancora si dimostra, di fatto complice degli assassini. O, se preferite, collusa. Per esser teneri, omertosa.
E’ mai possibile un Paese che debba ancorarsi solo alla verità storica di tante, troppe vicende, senza che la Giustizia abbia mai fatto chiarezza, né abbia – in termini concreti – sbattuto in galera i responsabili di tante stragi?
Che nel migliore dei casi sia finito in gattabuia qualche esecutore materiale, alcuni killer, ma MAI i mandanti, regolarmente rimasti “a volto coperto”?
Perché dobbiamo ancora brancolare nel buio su piazza Fontana e la strage di Bologna, Ustica e il Moby Prince, Capaci e via D’Amelio, oppure l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?
Come mai siamo ancora alle prese con neo costituite commissioni parlamentari d’inchiesta che cercano a distanza di decenni di far luce su eccidi che pesano sulla coscienza di tanti, troppi uomini delle istituzioni?
Come mai siamo l’unico paese europeo in cui la strage del sangue infetto, che ha causato migliaia e migliaia di vittime innocenti, non ha trovato i responsabili, tutti viole mammole, tutti gigli candidi, quasi si sia trattato di un ‘suicidio collettivo di massa’; mentre ad esempio in Inghilterra e Francia sono rotolate teste da novanta dopo commissioni parlamentari serie e processi non farsa?
Su questa Giustizia in frantumi dovrebbe interrogarsi ogni santo giorno un Paese che intenda definirsi civile, non guidato dalla legge della savana. Oppure tipica di una repubblica delle banane. Proprio per rispettare quella Memoria, quelle memorie calpestate. Come continua a succedere da noi.
Vergogna.
P.S. Figuriamoci se il nuovo Capo di questo Stato ridotto in macerie saprà e vorrà mai – qualunque nome assurga al Colle in questo Barnum politico – coltivare nei fatti, e non nelle parole, questa MEMORIA…
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