“Napule, mille culure, mille paure…”

Mi intrufolo di nuovo nel caso ‘Stanotte a Napoli’ e provo a compensare lo choc enfatico dei napoletani che gongolano e trasudano campanilismo per le stupende immagini di beni immateriali proposti da Alberto Angela. È da credere, conosco a fondo la Rai, le sue potenzialità. Per chi la vive come utente informo che un bravo montatore, immerso nell’immenso patrimonio delle teche, realizzerebbe un prodotto anche più ricco e significativo delle meraviglie che fanno di Napoli una gran bella città d’arte. Senza bacchettare l’autore del docufilm di domenica sui tesori della città: ma davvero si può liquidare con quattro passi e qualche parola di raccordo tra una chiesa e un progetto borbonico lo spaccato di vita, morte e miracoli dei vicoli, l’effervescenza del lavoro inventato da chi li anima, l’innovativa progettualità che li sta trasformando in tessuto laborioso, labirinto senza uguali di autentica napoletanità? E il mare, è solo una massa d’acqua sorvolata, pur se con indubbia suggestione, da un drone? Ma soprattutto Napoli è tutta nella sua sontuosa reggia, è il chiostro di Santa Chiara, il tesoro di San Gennaro? Non posso vantarmi di affinità elettive con il ‘governatore’ De Luca, altrimenti lo inviterei a tessere una forma di partnership con la Rai, a produrre un dvd con il programma di Angela, a farne dono agli enti del turismo italiani e del mondo intero, veicolo promozionale di sicuro effetto, anche per smentire il messaggio negativo di Gomorra e produzioni simili, esportate ovunque. Suggerirei di affidare la vendita del filmato a tutte le edicole italiane, soprattutto del Nord. Il ricavato, fossi vicino al sindaco Manfredi, lo inviterei a investire nel filmato, per finanziare una struttura inedita, con ampi poteri, di garantita operatività, a cui affidare il decisivo compito della gestione e della manutenzione permanente, non solo delle meraviglie raccontate da Angela, ma interventi pianificati, senza limiti di tempo, in grado di    sanare il degrado di tanti palazzi storici, chiese e monumenti abbandonati, di rivitalizzare il verde non curato, progettare il miglior uso del complesso senza pari della Mostra d’Oltremare, di restaurare e rendere dignitosi strade e piazze, i parchi in rovina, la Villa Comunale devastata dall’incuria, le periferie ghetto, le stazioni d’arte della metro non tutelate full time, il  lungomare, per nulla valorizzato, gli impianti sportivi in rovina, di azzerare  il disordine urbano, privo di controlli, di esaltare la grandiosità del centro storico che per riqualificarsi avrebbe potuto investire centinaia di milioni disponibili e non lo ha fatto, la struttura dell’Albergo dei Poveri, più grande edificio d’Europa privo di ipotesi d’uso, di rendere agevole, protetto, il  percorso per raggiungere il museo di Capodimonte, di affrontare il caotico imbarco urbano di navi e traghetti, aliscafi, l’irriverente stasi trentennale dell’area dove insisteva l’Italsider, che impedisce di godere del mare e della costa di Bagnoli, eccetera, eccetera.  Obiettivo raccontato per sommi capi, senza dubbio ambizioso e mai centrato dalla disattrezzata classe dirigente napoletana, mai all’altezza di governare una realtà storicamente complessa, capace di exploit come pochi. Il ‘miracolo’ del San Carlo ben li rappresenta, ma contemporaneamente chiede ragione del perché le ‘prime’ della Scala siano un prestigioso evento, anche mediatico (Rai) e non altrettanto l’inaugurazione della stagione lirica napoletana. Senza nulla togliere alla narrazione di Angela, sarebbe auspicabile, in tempi non biblici, di poter raccontare Partenope città del ‘Cristo velato’, delle sue eccellenze, ma anche la città pulsante, grondante luci e sempre meno ombre. Allora, stop al dissenso tra entusiasti e critici di “Stanotte a Napoli”.

 

Nella foto la ‘nuova’ piazza Garibaldi

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