Corruzione dilagante in Sudafrica nel campo della sanità pubblica.
Un rapporto al calor bianco dell’Unità investigativa speciale, incaricata di indagare su episodi di corruzione, frode a cattiva amministrazione, inchioda alle loro responsabilità l’ex ministro della Salute Zweli Mkhize e altri cinque alti funzionari dello stesso ministero, per una tangente da 9 milioni di euro.
I fatti sono stati denunciati, lo scorso agosto, dal quotidiano sudafricano ‘Daily Maverick’. In seguito alla pubblicazione Mkhize ha pensato bene di dimettersi.
Ma cosa è successo? Sotto i riflettori un maxi appalto per una campagna di sensibilizzazione proprio sui temi della pandemia di covid, in particolare per informare i cittadini nel corso della prima ondata.
Il grosso appalto è stato vinto dalla società ‘Digital Vibes’, riconducibile a Tahera Mather, una stretta collaboratrice del ministro. Più che naturale, a questo punto, immaginare una spartizione del bottino.
Ad annunciare la sospensione precauzionale dei sei funzionari, sui quali ora evidentemente indaga la magistratura, è stato l’attuale ministro della salute, Joe Phaahla,il quale ha subito mostrato una bella coda di paglia: excusatio non petita, infatti, ha immediatamente proclamato la propria totale estraneità ai fatti, dal momento che all’epoca ricopriva la carica di vice ministro. E, quindi, del tutto all’oscuro non poteva certo essere…
Un altro pezzo da novanta che sta cercando di allontanare da sé ogni sospetto è poi il direttore generale al ministero per le politiche sanitarie, Anban Pillay, il quale ha messo così le mani avanti: “Vorremmo porgere le nostre scuse più sincere a tutti i sudafricani per questa sfortunata saga, assicurando al pubblico che agiremo in modo completo e deciso perché nulla venga tenuto nascosto”. Una saga? Una autentica, drammatica sceneggiata, semmai!
Da tener presente che Pillay è da pochi giorni il direttore ‘facente funzione’ al ministero, visto che il numero uno, Sandile Butelezi, è stato sospeso dal delicato incarico due settimane fa dallo stesso presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa.
Con queste mosse, evidentemente, il capo dello Stato cerca di dare un lifting al suo sempre più impresentabile governo. Soprattutto perché sono in vista le elezioni amministrative: il Paese, infatti, è in piena campagna in vista del voto, che si svolgerà il 1° novembre e vedrà coinvolti tutti i comuni distrettuali, metropolitani e locali delle nove province sudafricane.
Da quasi trent’anni è al potere il partito dell’’African national congress’, che dopo l’ondata di entusiasmo dei primi anni mostra sempre più i segni di un profondo logoramento, con ormai endemici episodi di corruzione e disamministrazione pubblica.
Commenta il sito cattolico ‘Nigrizia’: “Con la sua presa di posizione Ramaphosa ha voluto dimostrare agli elettori che il suo governo sta facendo sul serio per estirpare il cancro della corruzione, piaga che finora ha inghiottito l’equivalente di decine e decine di miliardi di euro destinati all’istruzione, alla salute, alla creazione di nuovi posti di lavoro e ad alleviare le condizioni di vita di tanti diseredati. L’esito delle urne dirà se i sudafricani hanno premiato gli sforzi del presidente e del suo partito o se la sospensione dei funzionari del ministero della salute sarà stata considerata una semplice ‘operazione di marketing’ per cercare di far dimenticare ai cittadini l’insoddisfazione nei riguardi del governo dell’ANC per i tanti, troppi casi di malversazione e di inefficienza nell’erogazione dei servizi più elementari”.
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