Mai caccia all’uomo ha impegnato tanti uomini e strumenti, dai più semplici ai più sofisticati e mai un elefantiaco impianto internazionale ha fallito come nell’incredibile caso che fa di Matteo Messina Denaro l’imprendibile latitante, chissà dove al riparo dai suoi ‘cacciatori’, chissà come trasformato nei lineamenti dalla chirurgia plastica e dall’età vicina ai sessant’anni. Sconcerta quanto rivelato dal procuratore nazionale antimafia De Raho, intervistato dal Tg1 dopo aver trasmesso in apertura, annunciato con emozionata enfasi dal conduttore Giorgino (perché giudicato un eclatante ‘scoop’), insignificanti frammenti di un audio ‘dimenticato’ per 28 anni in un cassetto della Procura di Marsala e ritrovato, incredibilmente, non dalla magistratura, ma da un’associazione siciliana anti mafia. La fibrillazione del tg Rai per l’esclusiva è diventata ben presto giustificata perplessità: poche parole del mafioso, pronunciate con svogliata, ostile difficoltà, in risposta a domande di rito. Era il 1993, tribunale di Marsala: poco o niente e poi, con quale arcano obiettivo, di là dell’auto compiacimento del Tg1? Molto più significativo il commento di De Raho. Il massimo esponente della lotta alle mafie, come aveva fatto in passato, ha pronosticato come prossima la fine della latitanza dell’erede di Toto Riina: “Negli anni sono state arrestate centinaia di persone (di mafiosi, ndr) della rete che ne ha favorito la latitanza e sono stati sequestrati tre miliardi di euro: lo sforzo e l’impegno che lo Stato investe per il suo arresto sono enormi, ci sono tanti filoni investigativi sviluppati dalle varie forze dell’ordine sotto il coordinamento del procuratore distrettuale di Palermo. È qualcosa su cui facciamo grandissimo affidamento”. Sperare nell’ottimismo del procuratore, nella disponibilità di elementi in grado di porre fine alla caccia della ‘primula rossa’? L’ operazione, oltre a concludere il surreale percorso in libertà del più pericoloso criminale italiano, smentirebbe la leggenda di ‘imprendibile’ che alimenta la presunzione delle mafie di essere più forti dello Stato.
Siccità, colpo mortale alla salute dell’agricoltura, alle riserve d’acqua: l’inascoltato sos degli ambientalisti avvicina l’umanità all’ora ics della catastrofe estrema. Il paradosso: il dissolversi sempre più rapido dei ghiacciai artici annuncia aumenti pericolosi di livello degli oceani, ma potrebbe dare il via a una colossale operazione salvifica per contrastare le conseguenze del riscaldamento della Terra. L’isola di Malta, che piccola non è, non ha un acquedotto alimentato da sorgenti naturali. Tutto il suo fabbisogno è soddisfatto da un mega dissalatore che rende potabile l’acqua di mare. Londra, grazie all’azione purificatrice dei depuratori, filtra e utilizza l’acqua del Tamigi, fiume non propriamente impuro. Inoltre, esistono le conoscenze e le applicazioni per riciclare le acque ad uso industriale e sono quantità impressionanti della preziosa risorsa. E non è trascurabile l’educazione dell’umanità per evitare sprechi di cui siano tutti responsabili: chiudere il getto della doccia per il tempo che s’impiega a insaponarsi, quello del lavandino, mentre si passa lo spazzolino sui denti, o tra un colpo di rasoio e il successivo, tra un piatto e l’altro, un bicchiere, una pentola da lavare e risciacquare; porre rimedio immediato a impianti che perdono anche solo una goccia d’acqua, ma di continuo, dosare con parsimonia l’innaffiamento di piante e prati, dimensione mondiale vale il risparmio di miliardi di litri d’acqua. Ma chi lo fa?
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