Bill Gates, Big Pharma e lo scandalo del Gardasil

Nel 2010, una ONG finanziata da Gates aveva violato numerose norme etiche e legali nel testare un nuovo vaccino antivirale e i media occidentali non ne avevano parlato.

 

Recentemente abbiamo sentito parlare molto dell’India. Molto più del solito. Ci sarebbe quasi un’apocalisse in atto, a dar credito ai media di regime. Ma, come spesso accade, questi rapporti sono privi di qualsiasi contesto o prospettiva.

Mentre oggi, nella loro rincorsa a sostenere la narrativa terroristica sulla Covid-19, i media di tutto il mondo sembrano non averne mai abbastanza dell’India, dodici anni fa, quando c’era una vera storia di cui parlare, i media mondiali non si erano fatti sentire.

UN PO’ DI BACKGROUND

Nel 2009, una ONG finanziata dalla Bill e Melinda Gates Foundation (BMGF) aveva condotto test clinicinon autorizzati di un vaccino su una popolazione di bambine fra le più povere e vulnerabili al mondo. Lo aveva fatto senza fornire informazioni sui rischi connessi, senza il consenso informato delle bambine o dei loro genitori e senza nemmeno dichiarare che stava conducendo una sperimentazione clinica.

Dopo la vaccinazione, molti delle bambine che avevano partecipato allo studio si erano ammalate e sette di loro erano morte. Queste erano state le conclusioni di una commissione parlamentare incaricata di indagare su quella sciagurata vicenda. La commissione aveva accusato la ONG di aver “abusato delle bambine” e aveva prodotto una serie di prove a sostegno delle sue affermazioni. L’intera vicenda era stata a malapena mezionata dai media occidentali.

PATH (Program for Appropriate Technology in Health) è una ONG con sede a Seattle, pesantemente finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF) e dal governo degli Stati Uniti. Tra il 1995 e la stesura di questo articolo (maggio 2021), PATH ha ricevuto più di 2,5 miliardi di dollari dalla BMGF.

Nel 2009, PATH aveva in corso un progetto per la somministrazione del vaccino contro il papillomavirus umano (HPV). Lo scopo del progetto era, nelle parole di PATH, “generare e diffondere prove per l’introduzione informata nel settore pubblico dei vaccini HPV.” [Il progetto] veniva portato avanti in quattro paesi: India, Uganda, Perù e Vietnam. Un’altra organizzazione finanziata da Gates, Gavi, era stata originariamente presa in considerazione per gestire il progetto, ma la responsabilità, alla fine, era stata delegata a PATH. Il progetto era stato finanziato direttamente dalla BMGF.

Significativamente, ciascuno dei Paesi selezionati per il progetto aveva una popolazione etnica differenziata e  un programma nazionale di immunizzazione finanziato dallo stato. L’arruolamento nella sperimentazione di diversi gruppi etnici avrebbe permesso di confrontare gli effetti del vaccino su diversi gruppi di popolazione (essendo l’etnia un fattore importante per la sicurezza e l’efficacia di alcuni farmaci).

I programmi di immunizzazione dei paesi coinvolti avrebbero inoltre costituito un mercato potenzialmente lucrativo per le aziende coinvolte nel progetto: se i farmaci avessero avuto successo e fossero stati inclusi nei programmi statali di immunizzazione finanziati dai vari Paesi, questo avrebbe rappresentato un guadagno annuale per le aziende coinvolte.

Nella sperimentazione erano stati utilizzati due tipi di vaccino HPV: Gardasil di Merck e Cervarix di GlaxoSmithKline (GSK). In questo articolo, esamineremo la sperimentazione del Gardasil in India effettuata da PATH.

Vale la pena notare la relazione tra la BMGF e una delle aziende che partecipavano alla sperimentazione. Nel 2002, la BMGF aveva acquistato, in modo controverso, 205 milioni di dollari di azioni nel settore farmaceutico, un acquisto che includeva azioni di Merck & Co. La mossa aveva suscitato perplessità a causa dell’ovvio conflitto di interessi tra il ruolo della fondazione come ente di beneficenza sanitaria con quello di azionista di imprese operanti nello stesso settore.

Nell’agosto 2009, il Wall Street Journal aveva riferito che la fondazione aveva venduto la sua quota di azioni Merck tra il 31 marzo e il 30 giugno di quell’anno, più o meno nel periodo in cui in India stavano iniziando i test del vaccino HPV. Così, per tutta la durata dell’intero progetto (che era già attivo nell’ottobre 2006), fino agli studi finali sul campo, la BMGF aveva avuto un doppio ruolo: sia come ente di beneficenza con una responsabilità per l’assistenza, sia come imprenditore con una responsabilità per il profitto.

Questi conflitti d’interesse erano stati un segno distintivo della BMGF fin dal 2002. Quando, l’anno scorso, Gates aveva fatto regolari apparizioni televisive per promuovere la vaccinazione contro la Covid-19 ponendo particolarmente l’accento sugli sforzi di Pfizer-BioNTech, la sua obiettività non era mai stata messa in discussione. Eppure, la sua fondazione è azionista di diverse aziende produttrici di vaccini, tra cui Pfizer, BioNTech e CureVac.

IL VACCINO HPV

Il vaccino HPV Gardasil

Il vaccino HPV mira a prevenire il cancro al collo dell’utero. Gardasil era stato lanciato con successo da Merck negli Stati Uniti nel 2006, ma le sue vendite erano calate dopo che una serie di articoli su diverse riviste mediche americane avevano stabilito che i suoi rischi superavano i benefici. Particolarmente deleteria [per le vendite] era stata un’analisi delle segnalazioni fatte al Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) del CDC sulle reazioni avverse al Gardasil.

Questa analisi era stata pubblicata sul Journal of the American Medical Association (JAMA) il 19 agosto 2009. Tra le 12.424 reazioni avverse segnalate ve ne erano 772 considerate gravi e 32 decessi. Altri effetti collaterali gravi includevano disturbi autoimmuni, eventi tromboembolici venosi (coaguli di sangue) e sindrome di Guillain-Barré.

Nello stesso numero di JAMA, la dottoressa Charlotte Haug, allora caporedatttrice del Journal of the Norwegian Medical Associationaveva scritto:

“Se vale la pena correre un rischio dipende non solo dal rischio assoluto, ma dal rapporto tra rischio potenziale e beneficio potenziale. Se i possibili benefici sono sostanziali, la maggior parte degli individui sarebbe disposta ad accettare i rischi. Ma, per una donna, il beneficio netto del vaccino HPV è incerto. Anche se persistentemente infettata dall’HPV, una donna, molto probabilmente, non svilupperà il cancro se viene regolarmente sottoposta a screening. Quindi, razionalmente, dovrebbe essere disposta ad accettare solo un piccolo rischio dal vaccino.”

La dottoressa Dr. Haug aveva anche osservato: “Quando si valutano le prove sui rischi e i benefici, è anche opportuno chiedersi chi si assume il rischio e chi ottiene il beneficio,” con una chiara allusione all’azienda produttrice di Gardasil, Merck.

I tentativi di Merck di promuovere Gardasil erano stati assai controversi. La dottoressa Angela Raffle, uno dei maggiori esperti britannici di screening del cancro cervicale, aveva descritto la strategia di marketing della Merck come “un ariete al Dipartimento della Salute e un bombardamento a tappeto in periferia.”

La dottoressa Raffle temevaa che la spinta alla vaccinazione di massa avrebbe danneggiato l’ottimo programma di screening in vigore nel Regno Unito dagli anni ’60.

“La mia preoccupazione è che la fretta, motivata dal punto di vista commerciale, di farci prendere dal panico e introdurre rapidamente il vaccino HPV ci farà tornare indietro e peggiorerà il nostro programma di screening del cancro cervicale.”

La professoressa Diane Harper

La professoressa Diane Harper, all’epoca alla Dartmouth Medical School nel New Hampshire, era stata responsabile di due sperimentazioni del vaccino ed era saldamente dell’opinione che Gardasil non fosse in grado di proteggere contro tutti i ceppi di HPV.

Nel 2007, quando Merck aveva lanciato un’enorme campagna di pubbliche relazioni per convincere i governi europei ad usare il suo prodotto per vaccinare tutte le ragazze del continente contro il cancro cervicale, aveva detto:

“I programmi di vaccinazione di massa (sarebbero) un grande esperimento di salute pubblica….Non sappiamo molte cose. Non sappiamo se il vaccino continuerà ad essere efficace. Per essere onesti, attualmente non abbiamo dati di efficacia in queste giovani ragazze. Stiamo vaccinando contro un virus che attacca le donne per tutta la vita e continua a causare il cancro. Se vacciniamo le ragazze a 10 o 11 anni, per 20 o 25 anni non sapremo se funzionerà o meno. Questo è un problema enorme.”

Così, all’epoca in cui PATH stava conducendo i suoi esperimenti in India, Uganda, Perù e Vietnam, Gardasil era già un vaccino controverso: la sua sicurezza, efficacia e i tentativi della Merck di promuoverlo erano stati messi in discussione, non dagli “anti-vax” o dai “teorici della cospirazione,” ma dall’establishment medico internazionale e da rispettati media mainstream.

LE RAGAZZE DI KHAMMAM

Ragazze della tribù Koya, Khammam

Nel 2009, il distretto di Khammam faceva parte dello stato indiano orientale dell’Andhra Pradesh (i cambiamenti di confine effettuati nel 2014 fanno sì che oggi il distretto di Khammam appartenga allo stato di Telangana). La regione è prevalentemente rurale ed è considerata una delle parti più povere e meno sviluppate dell’India.

Khammam è la patria di diversi gruppi etnici tribali, secondo alcune stime la popolazione tribale rappresenterebbe circa circa il 21,5% del totale (circa 600.000 persone). Come succede alle popolazioni indigene di tutto il mondo, i gruppi tribali di Khammam incontrano notevoli difficoltà nell’accesso all’istruzione. Di conseguenza, il loro livello di alfabetizzazione è notevolmente inferiore a quello dell’intera regione.

Nel 2009, nel distretto di Khammam il Gardasil era stato somministrato a circa 14.000 ragazze. Le ragazze reclutate per il progetto di PATH avevano un’età compresa tra i 10 e i 14 anni e provenivano tutte da ambienti a basso reddito e prevalentemente tribali. Molte delle ragazze non risiedevano con le famiglie, vivevano invece in ashram pathshalas (ostelli gestiti dal governo), situati vicino alle scuole frequentate dalle ragazze.

La professoressa Linsey McGoey, dell’Università dell’Essex, aveva poi detto di credere che le ragazze degli ashram pathshalas fossero state prese di mira per il progetto proprio per “aggirare la necessità di ottenere il consenso dei genitori per la vaccinazione.”

Anche se recentemente abbiamo sentito parlare molto dell’India, la copertura mediatica di questo Paese e delle sue problematiche è, solitamente, di basso profilo. Nonostante sia la patria di quasi un quinto della popolazione mondiale, le notizie sull’India sono scarse.

Pochi di noi sono a conoscenza, per esempio, della sua pessima tradizione nel campo della salute e della sicurezza o della sua lunga storia di corruzione governativa.

Queste carenze vengono sfruttate da decenni da persone senza scrupoli in cerca di profitto. I media occidentali riportano le conseguenze di queste azioni solo quando la loro portata è troppo grande per essere ignorata.

Avevamo saputo che quasi 7.000 persone erano morte e più di mezzo milione erano rimaste intossicate dopo essere state esposte al mortale isocianato di metile, a seguito di una fuga di gas nello stabilimento di pesticidi della Union Carbide a Bhopal. Ma, negli anni precedenti, non ci avevamo detto nulla della cultura degli standard scadenti e del disinteresse per la regolamentazione che, alla fine, avevano portato al disastro.

Allo stesso modo, era stato normale che in Occidente il progetto di PATH di somministrare e studiare gli effetti del vaccino HPV [su adolescenti ignare] fosse passato inosservato. Normale che fosse passato inosservato anche nella stessa India: del resto i media indiani non sono di certo famosi per i loro servizi sui gruppi tribali, esattamente come i media occidentali nella loro copertura dei fatti indiani. Nonostante le preoccupazioni espresse sul progetto nell’ottobre 2009 da Sama, una ONG di Delhi che difende la salute delle donne, la questione era rimasta assente dai notiziari indiani.

Membri del gruppo di sostegno Sama

Questo progetto, quindi, non avrebbe potuto essere più fuori dal mondo anche se si fosse svolto sulla Luna, e tale era rimasto per diversi mesi, fino a quando, all’inizio del 2010, da Khammam erano iniziate a filtrare resoconti sul fatto che qualcosa era andato terribilmente storto: molte delle ragazze che erano state coinvolte nei test si erano successivamente ammalate e quattro di loro erano morte.

Nel marzo 2010, alcuni membri di Sama avevano visitato Khammam per indagare su queste segnalazioni. Era stato detto loro che quasi 120 ragazze avevano sperimentato reazioni avverse, tra cui crisi epilettiche, forti dolori allo stomaco, mal di testa e sbalzi d’umore. I rappresentanti di Sama erano rimasti a Khammam per indagare ulteriormente sulla situazione.

Il coinvolgimento di Sama aveva infine portato la questione all’attenzione dei media indiani e, in un turbine di pubblicità negativa, il Consiglio Indiano di Ricerca Medica (IMCR) aveva sospeso il progetto PATH.

A questo punto, il comitato permanente sulla salute del Parlamento indiano aveva iniziato ad indagare sulla vicenda.

Il 17 maggio, Sama aveva rilasciato un rapporto accusatorio, che metteva in evidenza, tra le altre cose, che i test erano state promossi come un programma governativo di immunizzazione e non come un progetto di ricerca [privato], che le ragazze non erano state informate sulla possibilità di scelta di non partecipare alle prove e che il consenso dei genitori non era stato chiesto né, in molti casi, ottenuto.

Il rapporto affermava che:

“Molte delle ragazze vaccinate continuano a soffrire di mal di stomaco, mal di testa, vertigini e spossatezza. Ci sono state segnalazioni di inizio precoce delle mestruazioni, sanguinamento intenso e forti crampi mestruali, sbalzi d’umore, irritabilità e disagio dopo la vaccinazione. Nessun follow-up o monitoraggio sistematico è stato effettuato dai fornitori del vaccino.”

Sama aveva anche contestato l’affermazione del governo statale dell’Andhra Pradesh secondo cui la morte delle quattro delle ragazze che avevano partecipato ai test non avrebbe avuto nulla a che fare con la vaccinazione.

IL COMITATO PARLAMENTARE

Parliament House, sede del Parlamento indiano, Nuova Delhi

Le ruote della burocrazia sono lente a girare. Dopo più di tre anni, il 30 agosto 2013, il rapporto del Comitato permanente sulla salute del Parlamento indiano era stato finalmente pubblicato. Anche se molti si aspettavano che il rapporto fosse un un insabbiamento, così non era stato: si era rivelato un testo scioccante.

Il rapporto criticava sia PATH che l’IMCR, concludendo che “la sicurezza e i diritti delle bambine erano stati gravemente compromessi e violati.” La commissione aveva scoperto che PATH, pur operando in India dal 1999, non aveva alcun permesso legale per farlo. Faceva notare che, sebbene l’organizzazione avesse finalmente ricevuto la certificazione dal Registro delle Imprese dell’India nel settembre 2009, quella stessa certificazione era stata ottenuta in modo illegale.

Il rapporto affermava che:

“PATH…ha violato tutte le leggi e i regolamenti previsti per gli studi clinici….il suo unico scopo è stato quello di promuovere gli interessi commerciali dei produttori del vaccino HPV….Questa è una grave violazione della fiducia…poiché il progetto coinvolgeva la vita e la sicurezza di bambine e adolescenti per lo più inconsapevoli delle implicazioni della vaccinazione. Questa inadempienza è anche una grave violazione dell’etica medica. Quanto compiuto da PATH è una chiara violazione dei diritti umani di queste bambine e adolescenti. È anche un caso accertato di abuso di minore.”

Il comitato aveva accusato PATH di aver mentito e di aver dichiarato il falso nel corso dell’indagine e aveva raccomandato al governo indiano di denunciare le violazioni dei diritti umani di PATH all’OMS, all’UNICEF e al governo statunitense.

Il rapporto aveva dichiarato che l’intero schema di PATH era un cinico tentativo di assicurare profitti continui a Merck e GSK.

“La scelta dei Paesi e dei gruppi di popolazione; la natura monopolistica, all’epoca, del prodotto promosso; l’illimitato potenziale di mercato e le opportunità nei programmi di immunizzazione universale dei rispettivi Paesi sono tutti indizi di uno schema ben pianificato per sfruttare commercialmente la situazione. Se PATH avesse avuto successo… questo avrebbe generato per i produttori un profitto a cascata, con vendite automatiche, anno dopo anno, senza alcuna spesa promozionale o di marketing. È noto che una volta introdotta nel programma di immunizzazione diventa politicamente impossibile fermare qualsiasi vaccinazione.”

Proseguiva poi così:

“Per raggiungere questo fine senza sforzo, senza passare attraverso il percorso arduo e strettamente regolamentato degli studi clinici, PATH ha fatto ricorso ad un elemento di sotterfugio, definendo gli studi clinici ‘studi osservazionali’ o ‘progetto dimostrativo’ e varie espressioni simili. Così l’interesse, la sicurezza e il benessere dei soggetti sono stati completamente messi a repentaglio da PATH utilizzando una nomenclatura autodeterminata e autoservente che, non solo è assai deplorevole, ma è anche una grave violazione delle leggi del Paese.”

Samiran Nundy, editore emerito del National Medical Journal of India

Queste accuse erano state riportate da voci importanti della comunità medica indiana. “È scioccante vedere come un’organizzazione americana abbia usato metodi surrettizi per stabilirsi in India,” aveva detto Chandra M. Gulhati, editore dell’influente Monthly Index of Medical Specialities, “questa non è filantropia.”

Samiran Nundy, editore emerito del National Medical Journal of India e critico di lunga data delle pratiche sanitarie corrotte, non aveva usato mezzi termini: “Questo è un caso evidente in cui gli Indiani sono stati usati come cavie.”

Il rapporto della commissione permanente era stato anche molto critico sulla relazione tra PATH e i membri di diverse agenzie sanitarie indiane, evidenziando molteplici conflitti di interesse.

Sulla questione del consenso informato, la commissione aveva confermato che le accuse fatte da Sama erano fondate, riscontrando che la maggior parte dei moduli di consenso non erano stati firmati né dalle ragazze né dai genitori, che molti moduli di consenso erano postdatati o non datati affatto, che più moduli erano stati firmati dalle stesse persone (spesso i custodi degli ostelli in cui vivevano le ragazze) e che molte firme non corrispondevano al nome sul modulo. Aveva scoperto che i genitori non erano stati informati sulla necessità della vaccinazione, sui pro e i contro o sui potenziali effetti collaterali.

Non era stata prevista alcuna assicurazione sanitaria per le ragazze in caso di lesioni e “PATH non aveva previsto l’assistenza medica urgente di esperti in caso di gravi eventi avversi.

Inoltre, PATH aveva gravemente violato le norme sanitarie indiane, effettuando la sperimentazione clinica di un farmaco su adolescenti prima ancora di condurre la sperimentazione su soggetti adulti.

Per quanto riguarda le ragazze morte, la commissione aveva criticato PATH, le autorità mediche indiane e il governo dello stato di Andhra Pradesh per aver liquidato sommariamente il legame tra i decessi e le vaccinazioni, senza condurre indagini approfondite. Nel 2016, circa 1.200 delle ragazze sottoposte ai due test del vaccino HPV in India avevano riportato gravi effetti collaterali a lungo termine, più del 5% di una coorte di 23.500 persone. In quell’anno, il numero totale delle morti era salito a sette.

UN SILENZIO MORTALE

Un conflitto di interessi finanziario aveva compromesso il Guardian?

Questa spaventosa violazione dell’etica medica e dei diritti umani era passata quasi del tutto inosservata fuori dall’India. Il Comitato Permanente sulla Salute del Parlamento Indiano aveva letteralmente accusatouna ONG americana di aver abusato di giovani donne, fornendo ampie prove a sostegno della sua accusa, eppure,  non se ne era praticamente parlato in nessuno dei media occidentali.

Alcune pubblicazioni scientifiche divulgative come Nature e Science avevano riportato un breve articolo sulla vicenda, ma nessuna delle due era scesa nei dettagli delle violazioni legali ed etiche di PATH. Mentre l’articolo di Science era almeno leggermente critico, il pezzo di Nature dava molto più spazio alla confutazione delle accuse da parte della direttrice di PATH, Vivien Tsu.

Il modo in cui i media di tutto il mondo sono finanziati dalla BMGF, e come questo influisca sull’immaginedella BMGF e delle organizzazioni da essa sponsorizzate, merita un proprio articolo. Ma vale la pena ricordare che, a maggio 2021, la BBC ha ricevuto un totale di 51,7 milioni di dollari dalla BMGF e il Guardian 12,8 milioni di dollari.

Il Guardian, nonostante tutte le sue pretese di voler dar voce ai diseredati del mondo, era rimasto stranamente silenzioso sulle giovani ragazze di Khammam, tranne che per un articolo, uscito nell’ottobre 2013, circa sei settimane dopo la pubblicazione del rapporto della commissione permanente.

L’articolo non era stato scritto da una delle ragazze o da uno dei loro genitori, non da una delle donne di Sama che avevano difeso le ragazze, nemmeno da uno dei parlamentari indiani che erano stati incaricati di indagare sulla vicenda.

No. Era stato scritto da un Americano di nome Seth Berkely. Berkely è l’amministratore delegato di Gavi, un altro colosso della salute finanziato dalla BMGF.

Seth Berkley, CEO di GAVI

 

Berkely aveva usato il suo forum sul Guardian per sostenere che le ragazze di Khammam morte dopo essere state vaccinate si sarebbero suicidate. Parlando dei 14.000 soggetti coinvolti negli esperimenti, aveva detto che “sarebbe stato insolito se nessuno di loro si fosse suicidato.”

La compassione non era l’unico elemento assente nel suo articolo. Non una volta Berkley aveva affrontato le molteplici violazioni della legge e dell’etica o il ruolo di PATH e quello dei suoi sponsor, la Fondazione Gates, nel suo far passare sotto banco questa iniquità.

Il Guardian aveva iniziato a ricevere finanziamenti dalla BMGF nell’agosto 2010. Prima di questa sponsorizzazione, nel 2007, il giornale aveva pubblicato due articoli separati abbastanza critici sulletattiche lobbistiche utilizzate da Merck per promuovere il Gardasil e che mettevano in dubbio l’efficacia di questo prodotto nei programmi di vaccinazione di massa.

Dopo l’accordo con Gates, tutta la copertura del Guardian su questo farmaco (e sulla vaccinazione HPV in generale) era improvvisamente diventata positiva.

COME SONO ANDATE LE COSE

Il quartier generale della BMGF a Seattle

Il governo indiano era stato riluttante a prendere una qualsiasi delle misure raccomandate dal comitato. Dopo tutto, c’erano di mezzo enormi quantità di denaro messe a disposizione dello stato, delle istituzioni e dei singoli individui da organizzazioni come PATH.

Così, nessun rapporto ufficiale sulle violazioni dei diritti umani era mai stato trasmesso dal governo indiano all’OMS, all’Unicef o al governo americano, come era stato raccomandato dal comitato permanente.

Tuttavia, nel 2017, [il governo indiano] aveva annunciato che non avrebbe più accettato sovvenzioni dalla BMGF per la sua Immunisation Technical Support Unit, un’organizzazione che fornisce “consigli sulla strategia di vaccinazione” in relazione a circa 27 milioni di neonati. In ogni caso, il governo indiano continua ad accettare le sovvenzioni della fondazione in altri settori.

Merck e il suo vaccino HPV Gardasil, dopo i lugubri eventi narrati in questo articolo, hanno avuto un notevole successo commerciale. Lo scandalo di Khammam non ha mai veramente danneggiato l’azienda, proprio perchè, al di fuori dell’India, non se n’è mai saputo nulla.

Solo nel 2018, le vendite di Gardasil hanno superato i 3 miliardi di dollari, grazie alla sua inclusione nei programmi di immunizzazione in tutto il mondo e al suo lancio, nello stesso anno, in Cina.

PATH non è mai stata meglio. Proprio come nel caso di Merck, la mancanza di notizie su ciò che era successo a Khammam aveva fatto sì che l’organizzazione non soffrisse. Dal 2010, ha continuato a ricevere enormi finanziamenti dalla BMGF e, in misura minore, dal governo statunitense.

Durante questo periodo, la BMGF ha sponsorizzato PATH con più di 1,2 miliardi di dollari di finanziamenti.

La Fondazione Bill e Melinda Gates ha continuato ad espandere la propria rete di influenza. Descrivendo le pratiche dell’organizzazione all’epoca degli eventi qui descritti, Jacob Levich ha detto:

In sostanza, la BMGF comprava le scorte di farmaci che non erano riusciti a creare una domanda sufficiente in Occidente, le dirottava in periferia con uno sconto, e chiudeva accordi di acquisto a lungo termine con i governi del Terzo Mondo.

Da allora la fondazione è passata a pascoli ancora più verdi. La pandemia di Covid-19 ha veramente spinto la BMGF al centro della scena. Gates stesso ha visto crescere il suo profilo pubblico e la sua influenza politica in una misura che sarebbe stata inimmaginabile anche solo nel 2019.

Nonostante la sua mancanza di qualifiche scientifiche o di un mandato elettorale, preme regolarmente sulla necessità di una vaccinazione globale di massa con prodotti realizzati dalle aziende che possiede, utilizzando le piattaforme fornitegli dai media che finanzia.

E le bambine di Khammam?

Beh, nel 2010 di quelle povere bambine e della loro situazione al di fuori dell’India non se ne sapeva praticamente nulla. Dire che sono state dimenticate significherebbe implicare che, in primo luogo, qualcuno sapesse di loro o si preoccupasse di loro.

 

TRADOTTO DA

Comedonchisciotte.org

BIG PHARMAINDIAMEDICINA

Di Markus  

 

FONTE

articolo di

Bernard Marx

Fonte: off-guardian.org

 

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