MASSIMO PAOLUCCI / DAI SEMAFORI ALLE FORNITURE ANTI COVID

Un oscuro burocrate di matrice Pci-Pds-Ds-Pd poi paraLeu, per anni impegnato a sbrogliare gli ingorghi del traffico napoletano ed alle prese quotidiane con sensi unici, multe e semafori, è da qualche mese il braccio operativo del Commissario Straordinario per l’Emergenza coronavirus, fino ad un paio di mesi fa Domenico Arcuri, con il governo Draghi il generale degli alpini Francesco Paolo Figliuolo.

Si tratta di Massimo Paolucci, ed il suo incarico viene così meglio specificato nell’apposita ordinanza che ha visto la sua designazione: è stato arruolato, infatti, “in qualità di global advisor” e “garantirà il supporto in tutte le questioni strategiche, con particolare riferimento all’acquisizione dei dispositivi e delle apparecchiature sanitarie”.

Un settore di tutta evidenza strategico. Ora il suo ex capo, Arcuri, è nell’occhio del ciclone, inquisito dalla Procura di Roma per lo scandalo della maxi fornitura di mascherine cinesi.

Neanche sfiorato dalle indagini – secondo i bene informati – Paolucci, così come l’altro braccio destro, Antonino Ilacqua, che ricopre le funzioni di legal advisor, occupandosi cioè del controllo legale su tutti gli atti prodotti dalla struttura commissariale.

Ma scorriamo il fitto pedigree di Paolucci, detto ‘o cinese, forse per via delle sue simpatie giovanili maoiste, o per via degli occhi un po’ all’insù.

Parte in sella al vecchio Pci, quindi si scioglie nel Pds e cresce sotto l’ala protettiva di Massimo D’Alema a Roma e di Antonio Bassolino a Napoli. Per un quindicennio – dal 1993 al 2008 – è ininterrottamente consigliere comunale a Napoli, ed anche Assessore al Traffico, uno dei bubboni storici per Palazzo San Giacomo.

Nel 2013 il salto a livello nazionale, entra a Montecitorio, ma sono subito le sirene europee ad ammaliarlo, tanto che l’anno successivo vola a Strasburgo, sull’onda di quasi 120 mila preferenze raccolte nella circoscrizione Italia Meridionale. Lascia quindi il suo scranno parlamentare ad Anna Maria Carloni, la consorte di Bassolino.

Nel 2017 esce ‘a sinistra’ dal Pd e aderisce al ‘Movimento Democratico Progressista’. Si ricandida nel 2019 per le europee ma stavolta non gli va bene, raccogliendo la metà delle preferenze rispetto a quattro anni prima.

No problem, una poltrona per lui è sempre a disposizione.

E così, con l’insediamento del Conte 2, il 24 settembre 2019 il ministro per la Salute Roberto Speranza lo sceglie come capo della sua segreteria politica. Passano solo pochi mesi e il 14 aprile 2020 viene nominato dallo stesso governo come “Vice Commissario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza Coronavirus”.

Di emergenze, comunque, Paolucci se ne intende. Eccome. Infatti, è stato il braccio destro (una mission che gli è di tutta evidenza molto congeniale) di Bassolino ai tempi del Commissariato straordinario regionale per l’emergenza rifiuti in Campania.

Ecco come descrivono il suo ruolo Nello Trocchia e Tommaso Sodano in un libro che ha fatto epoca, “La Peste”: è lui (Paolucci, ndr) che “stringe patti, tiene relazioni con imprese private e con gli amministratori locali e per la gestione del sistema delle assunzioni. Una lista lunga, quasi interminabile, di santi in paradiso e di segnalati che danno la misura di cosa sia stato effettivamente il Commissariato: un luogo di spartizione, di spesa allegra, un eldorado di spreco e inefficienza”.

 

 

nella foto Massimo Paolucci

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