RENZIANI NEL PD / LAVORANO PER BONACCINI ALLA SEGRETERIA

Effetto Draghi. Esplodono i 5 Stelle, deflagra il PD. Due piccioni con una fava. Nel giro di un paio di settimane.

Come salvatore di quel che resta della galassia pentastellata è in arrivo l’ex premier Giuseppe Conte. Il quale invece, secondo i più accreditati bookmakers, avrebbe dovuto indossare la maglietta di ‘federatore’ della possibile area di sinistra-centro formata da 5 Stelle (con o senza espulsi), PD e LeU. Ipotesi, a questo punto, tramontata.

Giorni molto tribolati, almeno fino al 13 marzo, in casa PD.

Sorgono ora spontanee alcune considerazioni e spuntano non poche domande.

Partiamo dalla dietrologia che va per la maggiore. A causare il terremoto che sta squassando il PD è il solito rompitutto Matteo Renzi. E la testa d’ariete prescelta dall’ex rottamatore sarebbe quella di Stefano Bonaccini, il cui nome era anche circolato settimane fa come possibile ministro dell’esecutivo Draghi.

Secondo i rumors interni, infatti, i grandi sponsor dell’attuale governatore dell’Emilia nella scalata alla segreteria sono tutti gli ex renziani rimasti (orfani) all’interno del Pd. A partire dal capogruppo del PD al Senato, Andrea Marcucci, più renziano di Renzi; poi il riconfermato ministro della Difesa Lorenzo Guerini; il sindaco di Firenze Dario Nardella; l’eurodeputata Simona Bonafè. Stranamente, invece, manca all’appello un altro dei componenti di ‘Base riformista’, la postazione renziana nel corpaccio del PD, ossia l’ex ministro Luca Lotti, tra i protagonisti dello scandalo Consip.

Lorenzo Guerini. In alto, Stefano Bonaccini

I renziani all’interno del PD – una sorta di tumore che sta portando alle attuali metastasi – non hanno digerito il leale sostegno sempre garantito da Zingaretti all’odiato premier Conte; e allo stesso segretario hanno sempre rimproverato di caldeggiare la formazione di un’alleanza organica tra PD e 5 Stelle.

Bonaccini nasce sotto la protettiva ala di Pierluigi Bersani, ma è Renzi a lanciarlo otto anni fa, quando hanno siglato una sorta di ‘patto’. E’ infatti Renzi a volerlo in segreteria, assegnandoli la delega agli enti locali. Poi il decollo sul territorio, la prima vittoria alle regionali, lo straripante e inatteso bis contro la leghista Lucia Borgonzoni.

Del resto, Bonaccini non ha mai nascosto di vedere di buon occhio un rientro del figliol prodigo: “Renzi può rientrare nel PD”, disse nel corso della ‘Festa’ del Partito democratico a Modena lo scorso settembre.

Il mandato di governatore in Emilia-Romagna, comunque, scade nel 2025. Lascerà, se la ragion di partito lo impone, quella poltrona? Punterà alla segreteria? C’è chi azzarda: “Sarebbe una restaurazione perfetta, per riportare Renzi nel partito. Bisogna vedere con quale ruolo…”.

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