Mentre in Italia sale l’allarme per i soggetti fragili, affetti da gravi patologie, specie se di carattere psichiatrico, finora totalmente esclusi da qualunque direttiva nazionale sulle priorità vaccinali, con uno scatto in avanti il Consiglio Regionale della Campania in queste ore ha approvato all’unanimità la mozione finalizzata a portare in prima fila nelle liste d’attesa dei vaccini le cosiddette fasce deboli. Presentata dalla portavoce del M5S e vicepresidente del Consiglio Valeria Ciarambino ed integrata da Fulvio Bonavitacola, numero due della Giunta guidata da Vincenzo De Luca, la proposta indica quali categorie a rischio da considerare prioritarie “le persone con particolari condizioni neurologiche e disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica, cui vanno aggiunti i loro caregiver”.
Sarà lo stesso Bonavitacola, che se ne è fatto promotore, a chiedere direttamente al Ministero della Salute di rendere prioritarie tali categorie.
Come si legge nella nota, è stata Fish Campania tra le prime organizzazioni a mobilitarsi per ottenere questo risultato, in particolare con una nota trasmessa la scorsa settimana a tutti i consiglieri regionali. Soddisfatti, gli attivisti di Fish commentano che, però, attendono ora alla prova dei fatti i risultati promessi.
Intanto, per una Campania che conquista – o conquisterà – indubitabili ed attesi primati, ve ne è un’altra che resta aggrappata a logiche superate. Nelle stesse ore in cui risultava vincente la mozione in favore dei fragili, divampavano infatti polemiche per la proposta di segno contrario lanciata proprio dal presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero.
In sostanza – questo il senso delle polemiche – è più opportuno che ad avere la priorità vaccinale anti covid sia una persona affetta da fibrosi cistica, oppure un dottorando in scienze filosofiche? La risposta – scontata – a questa provocatoria domanda, basterebbe già per archiviare l’ennesimo tentativo da parte della politica di raccogliere proseliti, in particolare tra i soliti potentati o aspiranti tali. Perché il punto è proprio questo: con la carenza di dosi di vaccino, e al netto delle vicissitudini nel portare avanti il piano vaccinale nazionale secondo i tempi prestabiliti, la fragilità del soggetto dovrebbe sempre e comunque prevalere sul resto. E lo dovrebbe sapere proprio un politico navigato del calibro del presidente Oliviero, il quale nella giornata di ieri si è fatto portavoce, a mezzo stampa e non solo, della richiesta dei dottorandi che chiedono di essere vaccinati subito al pari del personale scolastico. Senza tuttavia specificare il campo di ricerca dei dottorandi, se umanistico o scientifico.
E questa volta non si tratta di un particolare da poco, visto che nel primo caso è chiaro che per un dottorando in filologia e storia del mondo antico, ad esempio, non vi sia alcuna urgenza di ottenere il beneficio della precedenza, in un contesto di crisi sanitaria senza precedenti e in piena pandemia che continua a colpire soprattutto i soggetti più fragili. Alcuni dei quali affetti da diverse patologie a prescindere dalla loro età, altri – e non sono pochi – vicini agli ottant’anni e affidati alle cure delle badanti che, per una questione anagrafica, a loro volta non hanno ancora ricevuto il vaccino.
Per quale motivo allora i dottorandi dovrebbero avere la priorità rispetto a tutti loro? Nessuno, questa è la verità. E riportare pedissequamente le ragioni della richiesta di tanti ricercatori, neanche convince. Non convince innanzitutto se si pensa a quello che è il compito primario di un dottorando, ovvero quello di esplorare nel dettaglio una determinata area di ricerca e di promuovere le conoscenze acquisite.
Tornando al concetto di priorità in ordine alla somministrazione dei vaccini, è di oggi la notizia che il team di Statistica medica presso l’Università di Milano Bicocca, tra cui docenti e medici internisti, ha messo a punto un algoritmo che ha individuato per nome e cognome le persone dai 18 ai 79 anni che hanno la priorità al vaccino in base al loro profilo clinico. Per la cronaca, la proposta è stata già adottata dalla Regione Lombardia.
Ed ora, forse, potrà adottare un simile modello anche la Campania. Questo almeno è l’auspicio. Le premesse ci sono tutte. “Dottorandi” permettendo…
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