PANDEMIA / L’ANTITRUST METTE SOTTO ACCUSA LE U-MASK

U-Mask sotto accusa. E sotto accusa le aziende che le producono e commercializzano, ossia ‘U-Earth Biontech Ltd’ e ‘Pure Air Zonel Italy S’.Addebiti non da poco, che possono causare anche la messa al bando dei loro ‘magici’ dispositivi, le cosiddette ‘mascherine dei vip’.

Ad accendere i riflettori e ad aver appena aperto un’istruttoria è l’Antitrust, ossia l’Autorità garante per il mercato e la concorrenza che ormai tutti conoscono, anche per via della massiccia campagna tivvù di pubblicità progresso a tutela di cittadini e consumatori, soprattutto in un periodo delicato come questo, alle prese con la drammatica pandemia.

Il primo capo d’accusa è di pubblicità ingannevole. In particolare, il procedimento è tutto contro la promozione e la vendita dei prodotti, perché – scrive l’Antitrust – “verrebbe enfatizzata l’efficacia di questi dispositivi con modalità ingannevoli e aggressive, sfruttando indebitamente la situazione di emergenza sanitaria in corso per indurre il consumatore a comprare a prezzi elevati il prodotto reclamizzato”.

Le U-Mask, infatti, sono reclamizzate come praticamente miracolosi: ‘autosanizzanti’, ‘antiproliferative’ e in grado non solo di bloccare i contaminanti dell’aria sulla superficie della mascherina, ma persino di distruggerli all’interno del filtro. Un vero portento!

Dettaglia ancora l’Antitrust: “I claim con cui le società enfatizzano l’efficacia, in termini di prevenzione, delle mascherine, appaiono in grado d’ingannare i consumatori, inducendoli all’acquisto di un prodotto privo delle caratteristiche e della capacità filtrante pubblicizzate, con conseguente pericolo per la salute”.

Parole pesanti come macigni.

Spiega ancora l’Authority: sotto tale profilo, al prodotto U-Mask da un lato è attribuita un’efficacia protettiva (per singolo filtro) di 200 ore di utilizzo effettivo, che non sarebbe comprovata; dall’altro, questo tipo di mascherina sarebbe impropriamente comparato con dispositivi di protezione individuale (DPI) rispetto ai quali – secondo la presentazione sul sito web – “U-Mask ha una efficienza superiore, paragonabile a un FFP3”.

Al contrario, U-Mask non è certificata come DPI ma risulta registrata presso il Ministero della Salute come dispositivo medico di ‘classe I’.

Vengono poi contestate altre omissioni e ambiguità nelle informazioni presenti sul sito. Ad esempio, “in relazione al diritto di recesso, al foro del consumatore, alla garanzia legale di conformità e al meccanismo extragiudiziale di reclamo e ricorso”.

Fino a questo momento, l’Authority ha incaricato la Guardia di finanza di perquisire le sedi delle due società. Ma qualche cosa d’altro bolle in pentola.

Per la gravita delle condotte, infatti, l’Antitrust ha contestualmente avviato un subprocedimento cautelare, “volto a verificare la sussistenza dei presupposti per la sospensione provvisoria di tale pratica, assegnando alle società un breve termine per la risposta”.

Non sono scherzi di Carnevale…

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