Un racconto falso, ma di tragiche verità

Condividi questo articolo

Sveglia di buon mattino, colazione abbondante, un frettoloso ciao a Melania, non ricambiato e in auto presidenziale a sirene spiegate della super scorta raggiungo in un amen lo spiazzo dove ho dato appuntamento ai miei fedelissimi: poche parole, dirette, senza fronzoli, perentorie: “Ci hanno rubato l’elezione, tutti in marcia sul Campidoglio”. Ordino ai miei subordinati di sfoltire il numero di poliziotti che presidiano l’edificio dove Camera e Senato sono chiamati a certificare la presidenza di Biden e pongo il divieto all’intervento della Guardia Nazionale. Appena dispersi gli astanti, armati di pistole, fucili, randelli, con bandiere innestate su aste robuste che inneggiano a me, loro ‘profeta’, mi infilo non visto in un camper poco distante, dove la mia fida Mary mi trasforma come nemmeno Fregoli saprebbe fare. Via il riporto posticcio di capelli color carota, via il vestito di alta sartoria, le scarpe made in England. Mi infagotta in una tuta extra large, ai piedi infila un paio di scarponi da montanaro e mi applica una maschera da ‘joker’ che aderisce perfettamente al viso. Un furgone Mitsubishi mi scarica nei pressi del Campidoglio dove mi confondo con le migliaia di violenti. Mi faccio largo e prendo la testa del manipolo di golpisti che travolgono la debole resistenza della polizia. Sfondo la porta d’ingresso del Campidoglio, un paio di vetrate, che diventano accessi supplementari per gli assalitori, spruzzo sostanze urticanti in direzione dei parlamentari in fuga per sottrarsi all’aggressione, mi dirigo agli uffici dei deputati e sprofondo nella poltrona dove abitualmente siede Nancy Pelosi, presidentessa della Camera.  Butto all’aria carteggi e suppellettili e delego Anthony, leader del ‘golpe’ a proseguire nell’occupazione del Campidoglio. Mi avvertono che Biden, con un messaggio televisivo, mi ha invitato a mettere fine all’insurrezione e mi consigliano di farlo, certo a modo mio.  Ridivento in fretta quel che sono e in Tv chiedo agli estremisti dell’assalto in corso di andare a casa, ma nel pieno dell’ambiguità ripeto, perché la rabbia non si plachi, che ho vinto le elezioni, che ci hanno rubato la vittoria. Sul campo di battaglia in corso nella Casa della democrazia americana, infuria la devastazione, lo sfregio, lo scempio e vi assiste in diretta tutto il mondo. Nessuna perplessità dei commentatori d’ogni appartenenza politica: l’America scrive una pagina nera, come nessun’altra della sua storia.  Ma nessuno osa declassare l’America, privarla del titolo di più avanzata democrazia del mondo. Neanche dopo l’attentato alle sue massime istituzioni, neppure elencando le ragioni del contestato riconoscimento: razzismo, xenofobia, discriminazioni sociali, violenza diffusa, espansionismo colonialista, focolai di guerre accesi ovunque, alleanze strategiche con Paesi tutt’altro che democratici…

Nessun dubbio, certo: il racconto della giornata di un presidente che andava politicamente decapitato e da tempo sfrattato dalla Casa Bianca con lo strumento dell’impeachment, è frutto di fantasia turbata dagli eventi di questo incredibile 6 gennaio americano. È però un resoconto-metafora che si propone di rendere molto prossime alla realtà le responsabilità di Donald Trump, per il vulnus irreparabile all’immagine degli Stati Uniti.

Intorno alla mezzanotte di ieri era arduo valutare la migliore informazione televisiva su quanto accadeva a Washington e l’indice ha premuto per errore anche su Mediaset Rete 4, dove la sventurata Palombelli si è resa complice di nefandezze della destra italiana, impersonata da politici e giornalisti che si arrampicavano sugli specchi nel tentativo impossibile di sminuire la responsabilità di Trump nel golpe del Campidoglio. Il meglio l’ha dato il globetrotter della politica italiana, tale Pierluigi Paragone. Nel buttar fuori idiozie a ripetizione ha perfino insinuato che dietro l’assalto dei trumpisti al Congresso si celasse un complotto di Biden per screditare il presidente sconfitto. Che genio!

In dimensione meno eclatante, non meno deprecabile, sconcertano le immagini diffuse periodicamente dalla Rai di sedute parlamentari avvelenate da chiassate, risse e assalti ai banchi del governo provocati da parlamentari Leghisti e neofascisti italiani.

Condividi questo articolo

Lascia un commento